Gradisca, l’autopsia sul georgiano “Nessuna evidenza di un pestaggio”
Pm: “Presto per certezze”. Siulp: “Chi accusava si scusi”
Non
ci sono elementi evidenti per sostenere che la morte di Vakhtang Enukidze, il migrante georgiano di 38 anni ospite del Cpr di Gradisca deceduto il 18 gennaio, sia stata causata da percosse. E’ quanto emerso dall’autopsia effettuata ieri a Gorizia.
“Si può escludere che ci siano state lesioni traumatiche importanti tali da poter essere messe in concausa con il decesso - ha detto Lorenzo Cociani, medico legale del Garante dei detenuti, che ha presenziato all’esame insieme al perito della Procura - c'erano lesioni superficiali di difficile datazione, forse anche pregresse, ma niente di così rilevante”. Nelle ore successive alla morte l’esponete dei Radicali Riccardo Magi aveva visitato la struttura e riportato le testimonianze di alcuni ospiti, secondo cui Enukidze sarebbe stato picchiato a morte da una decina di uomini delle forze dell’ordine, paventando il “rischio di un nuovo caso Cucchi”. “Da un’analisi macroscopica - ha aggiunto il medico - non sembrano emergere dati evidenti che facciano pensare a una patologia” come causa del decesso. Per avere un quadro completo bisognerà attendere l’esito degli esami tossicologici e istologici. “La morte è stata imputata a un edema polmonare, si tratta di capire cosa l’abbia provocato”, aggiunge l’avvocato Riccardo Cattarini, che rappresenta il Garante. “A questo punto non ci siamo opposti alla concessione del nullaosta per la sepoltura - ha proseguito il legale - per dare alla famiglia la possibilità di seppellire il proprio caro: la Procura ha già agito in tal senso”.
Per gli inquirenti tutte le piste restano aperte. “Non escludiamo al cento per cento cause di tipo violento”, ha affermato il procuratore di Gorizia Massimo Lia. Si tratta, ha argomentato il magistrato, di una “situazione complessa che va esaminata alla luce di tutte le risultanze, anche testimoniali, documentali e visive: l'autopsia ci ha dato un’indicazione, ma non formuliamo ipotesi definitive”.
“Non deve esserci spazio per nessun sospetto di omertà o di impunità rispetto alla morte di un giovane uomo mentre era sotto la responsabilità dello Stato”, ha commentato il Garante Mauro Palma, ribadendo “l’assoluta volontà di fare piena luce”.
Ora i sindacati di polizia pretendono le scuse. “L’esito dell’autopsia ha fatto chiarezza su correttezza e professionalità dei colleghi”, ha detto il segretario generale del Siulp Felice Romano. “Le accuse formulate da alcuni meritano un altrettanto precipitoso intervento con il quale si scusano verso donne e uomini delle forze di polizia”.
Il procuratore Lia ”Attendiamo tutte le risultanze, anche quelle testimoniali, documentali e visive”