NAPOLI 1534 Il principe di Salerno e i suoni recuperati
L’ultimo lavoro filologico (album e libretto) della Nuova Compagnia di Canto Popolare
rano soliti ghi’ di nt ’ e paesi e alli feste ca se facevano attuorno alla città nosta e là ‘mparavano ‘e canzoni d’e campagnuole e doppo ‘e sunavano e le facevano sentì dint’ ‘e viche e le chiazze de Napule”. Nel bellissimo e corposo libretto di Napoli 1534 tra moresche e villanelle (Squi[libri] editore), la Nuova Compagnia di Canto Popolare prende a prestito la vita di Ferrante Sanseverino, ultimo principe di Salerno, per raccontare in vernacolo la storia delle canzoni del nuovo disco. La musica della N.c.c.p. è un continuo studio filologico ed etnomusicologico. Una ricerca che non si è mai fermata e che, nel 2016, ha festeggiato le nozze d’oro con il doppio album 50 anni in buona compagnia, un disco di inediti e un altro di rifacimenti dei loro brani più popolari.
IL NUOVO ALBUM, prodotto da Renato Marengo, ripropone con maestria la musica popolare campana nel suo stile originale tra danze e canti antichi. Un disco equilibrato suonato da musicisti di grande esperienza. Alla fine degli anni Sessanta la N.c.c.p. rappresentava la punta di diamante del nascente Neapolitan powergrazie all’intuizione del Maestro Roberto De Simone che riunì intorno al progetto quello che poi è diventato il gotha della musica popolare italiana: Eugenio Bennato, Carlo D’Angiò (scomparso nel 2016) e Giovanni Mauriello ai quali si unirono Peppe Barra, Patrizio
Trampetti (autore del testo di Un giorno credi cantata da Edoardo Bennato), Corrado Sfogli e Fausta Vetere. Molti di questi nomi oggi hanno scelto la carriera da solista ma sono tutti partiti da quell’intuizione. Nell’attuale formazione, del vecchio nucleo, resta l’inconfondibile voce di Fausta Vetere e le chitarre di Corrado Sfogli che ha curato l’intero progetto tra cui il testo del libretto. Storie e suoni di altri tempi che continuano a vivere grazie a un lavoro rigoroso. Un viaggio nel tempo in cui si rincorrono i violini di Michele Signore e i flauti di Marino Sorrentino su tammorre e tempi popolari, mentre la voce di Fausta Vetere s’intreccia a quella di Gianni Lamagna. Musica per orecchie raffinate, un lavoro di filologia musicale fuori tempo come la musica vera.