Se arriva il virus scateniàmogli contro Amadeus, Renzi o Salvini
Il Coronavirus cinese fa paura. Stavolta Fabrizio Corona non c’entra, ma pare altrettanto ribelle a ogni misura di prevenzione. Da noi per ora nessun allarme: “Siamo attrezzati a combattere la diffusione”, dicono gli infettivologi. Bene. Ma in malaugurato caso di emergenza, ci permettiamo di suggerire alcuni piani utili a proteggere i confini nazionali. Piano A. Salvini gli citofona. “Scusi, lei è un virus?” “Lei infetta la gente a gogò?” Sputtanato in tutta Italia, il nostro se la svigna alla chetichella. Piano B. Renzi lo querela. Poche ciance, si passa alle citazioni. Una per ogni contagiato, più eventuale class action: “Nel mio giardino ci sarà un’aiuola intitolata al virus”. E quello abbozza. Piano C. La piattaforma Rousseau lo mette ai voti: si decide se è effettivamente una calamità pandemica o no. Il virus teme il verdetto online (di solito non porta benissimo) e se la svigna prima dell’esito. Piano D. Sull’onda dell’entusiasmo delle consultazioni regionali, Zingaretti gli propone di entrare nel Pd. Il virus ci pensa su, ingolosito da tutte quelle sardine, ma poi fiuta la trappola e si dà alla macchia: “Quelli sono capaci di scindere l’atomo, prima o poi scindono anche me”. Piano E. Amadeus lo invita a Sanremo come ospite internazionale. Il contratto è generoso, ma prevede la partecipazione a una conferenza stampa. Il virus è tentato, ma dopo una soffiata taglia la corda: “Mi hanno detto che dalle conferenze stampa di Amadeus non si salva nessuno”.