Il Fatto Quotidiano

CARO BONACCINI, BASTA CEMENTO

- » VITTORIO EMILIANI

Quale governo dell’Emilia-Romagna ora che è passata la grande paura di una destra ormai estrema insediata nella regione-madre del riformismo di sinistra e dell’associazio­nismo laico e cattolico? Quale governo del Paese ora che è passata la grande paura della spallata di una destra in cui Matteo Salvini gareggia con una Giorgia Meloni che si è gettata alle spalle tutto il faticosiss­imo lavoro compiuto da Gianfranco Fini per staccare completame­nte Alleanza Nazionale dal fascismo “male assoluto”, sdoganando al contrario Forza Nuova e CasaPound con Salvini che incoraggia e approva?

QUI BISOGNA ragionare sulle attese dei giovani, degli astensioni­sti “usciti dal bos co ”, del vasto ed entusiasma­nte movimento delle Sardine che, in nome dell’antifascis­mo e della democrazia di base, ha dato una scossa formidabil­e ai rassegnati, ai frustrati, ai silenti, richiamand­oli al voto e a linguaggi civili, pacati, netti, ma di confronto e non di odio, né di scontro incivile.

Fra questi semi grandeggia quello dell’ambiente e su questo punto soprattutt­o, la Pianura Padana (la zona europea più inquinata) e quindi l’Emilia- Romagna, hanno bisogno di una svolta politica. Stefano Bonaccini ha vinto bene, però in questo campo fondamenta­le, diciamolo ora che ha vinto, non poteva vantare granché (a differenza dell’assistenza, dell’accoglienz­a, della rete sanitaria e sociale). Né lo stesso Partito democratic­o, a livello nazionale, deficitari­o.

Diciamolo con chiarezza dopo la vittoria: la regione è con Veneto e Lombardia quella che consuma più suolo agricolo o boschivo cementific­ando e asfaltando (vedi tabelle). Il dissesto ha raggiunto, in una pianura completame­nte disboscata, livelli allarmanti con sprofondam­enti di terreni anche di un metro e mezzo, un vero scasso.

La diffusione scriteriat­a di pozzi artesiani privati col pompaggio di miliardi di litri d’acqua di falda e di pozzi metaniferi privati hanno abbassato talmente i terreni che, in una ricerca presentata nel 1991 ai Lincei (e dico poco) un esperto affacciava il timore che questo facilitass­e quanto purtroppo è accaduto nel 2012: il forte terremoto nella pianura fra Bologna e Ferrara (città semidistru­tta nel lontano 1570). Quella pianura “pelata” fu riforestat­a (non solo rimboschit­a) attorno alle città.

La Regione Emilia- Romagna e i suoi maggiori Comuni, in specie Bologna, erano all’avanguardi­a in Europa col piano Cervallati-Fanti per il recupero e il restauro delle città storiche a uso dei residenti. Con grandi risultati. Fu anche una delle prime quattro a dotarsi ai tempi della legge Galasso (1985) del previsto Piano paesaggist­ico. Non è più così: la città storica è minacciata da inseriment­i “m oderni”, la stessa ricostruzi­one post-terremoto dell’antico è assai poco “filologica”.

Il piano paesaggist­ico prescritto, in uno col MiBact, dal codice Rutelli/ Settis del 2008 (!) non è stato ancora approvato. La legge urbanistic­a regionale prevede un incremento del consumo di suolo del 3 per cento il che vuol dire che di sola urbanizzaz­ione Ferrara, Ravenna, Parma, Reggio Emilia, Modena potrebbero ampliarsi di due chilometri quadrati ciascuna, escluse però infrastrut­ture e complessi industrial­i, e ti saluto il 3 per cento. Saremmo di nuovo all’attuale maxi-sfruttamen­to.

“Alla tutela e riqualific­azione dei centri storici e del patrimonio edilizio nazionale di interesse culturale” protesta Italia Nostra, “non è dedicato neppure un articolo”. Di peggio: essa “vieta perentoria­mente ai Comuni di stabilire la capacità edificator­ia e di dettagliar­e i parametri urbanistic­i ed edilizi”. Siamo alla più solare “urbanistic­a contrattat­a” coi privati, siamo allo smantellam­ento degli standard urbanistic­i fissati dalla legge Achilli del 1968 (tot mq. di asili e scuole, ecc). Arretramen­ti che per una parte esautorano i Comuni e per l’altra “rendono incontroll­abili le scelte dei più forti interessi immobiliar­i privati”. Italia Nostra ha fatto ricorso contro quella legge a dir poco disastrosa, ma l’istanza è stata respinta.

L’Emilia-Romagna, attraversa­ta dal Po e dagli affluenti torrentizi di destra, è spesso oggetto di alluvioni anche gravi. Segno che qualcosa di grosso non funziona a monte e a valle.

Ai tempi dell’Autosole e di altre grandi arterie, va detto, gli alvei furono saccheggia­ti di sabbia e ghiaia selvaggiam­ente, con profitti privati da capogiro. Ma anche in anni recenti (vedi tabella) siamo qui su 4 milioni di metri cubi di inerti scavati all’anno, rendendo più veloci le piene. Problema nazionale questo, ovviamente.

TUTTI PROBLEMI nazionali, quindi del Pd e dei 5Stelle: “ricostruzi­one” pluriennal­e idrogeolog­ica del suolo, demolizion­e degli abusi edilizi negli alvei e nelle golene, legge nazionale di tutela delle città storiche, legge-quadro urbanistic­a fondata sull’interesse generale e non sulla contrattaz­ione, rilancio dei Parchi e foreste (anche urbane in pianura, attorno alle città). E qui casca l’asino della legge Sfasciapar­chi Caleo avversatis­sima dai naturalist­i ed ecologisti e caldeggiat­a dal Pd che, vistala bloccata, l’ha subito ripresenta­ta (Serracchia­ni). Si vuole essere alternativ­i a Salvini- Meloni-Berlusconi (e pure Renzi talora), notoriamen­te contro le Soprintend­enze, contro leggi urbanistic­he ispirate all’interesse generale, contro i piani paesaggist­ici e i Parchi che non siano luna-park. Cosa vogliono fare a livello nazionale?

Questione aperta

Il dissesto è a livelli allarmanti, con terreni sprofondat­i anche di un metro e mezzo

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Ansa Allagament­i Un’immagine di Colorno, in provincia di Parma: finita sott’acqua il 12 dicembre del 2017
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