Conte tesse la tela cattolica e vede Spadaro, il gesuita più vicino al Papa
Rapporti sempre più fitti. Sabato il premier dai gesuiti
Per lungo tempo la Chiesa ha cercato di organizzare un ritorno dei cattolici in politica e da un po’ di tempo Giuseppe Conte cerca una collocazione politica. Allora è più di una suggestione segnalare l’incontro che si terrà sabato nella sede di Civiltà Cattolica, la rivista dei gesuiti. Al fianco di padre Antonio Spadaro, direttore di Civiltà Cattolica nonché ascoltato consigliere di Francesco, il pontefice gesuita, ci saranno il premier Conte e il cardinale Pietro Parolin, il Segretario di Stato del Vaticano. L’occasione è la presentazione di un volume che riassume un seminario di Civiltà Cattolica sul significato di “essere mediterranei”, mare che fonde tre religioni monoteiste e abbraccia tre continenti, un tema ispirato dal documento sulla fratellanza che papa Francesco ha firmato negli Emirati Arabi Uniti con l’imam di al Azhar e che tanto scalpore ha suscitato fra i suoi oppositori.
PER LA CHIESA il “mare nostro” è un luogo di scambio e un laboratorio per l’Europa di domani, per la politica sovranista è un immenso casello, lasciato sguarnito, che provoca l’invasione dei migranti e che minaccia l’integrità, la sicurezza, la cultura europea. “Le religioni certamente non possono né devono sostituire la politica. È altrettanto vero, però, che le religioni sono risultate utilissime a chi intendeva usarle contro altri, a scopi imperialistici, egemonici e coloniali, per dividere e non per unire”, scrive padre Spadaro nell’introduzione del volume edito da Ancora. Per banalizzare, il leghista Matteo Salvini non avrà prenoper esempio, ha convocato un vertice mondiale a Roma – il 14 maggio – per un “patto educativo per un nuovo umanesimo”.
UNA SETTIMANA FA, anzichè al prestigioso consesso economico di Davos, il premier era al salone papale del convento di Assisi per aderire al manifesto per l’ambiente assieme ai francescani, all’ex deputato Ermete Realacci (Fondazione Symbola), al dem David Sassoli (presidente del Parlamento europeo), al ministro Gaetano Manfredi (Università), a un po’ di aziende pubbliche con in testa l’ambizioso Francesco Starace (Enel). Assisi e l’ecologia, una sintesi di Laudato si’, l’enciclica di Bergoglio. Siccome la Lega è il partito più antico che siede in Parlamento, i dirigenti del Carroccio dall’alba di lunedì sono impegnati nell’analisi della sconfitta in Emilia-Romagna: il rodato sistema cattocomunista ha salvato il governatore Stefano Bonaccini, dicono. A pochi giorni dal voto, la Conferenza episcopale regionale e il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e pupillo di Francesco, sono intervenuti nella campagna elettorale con un messaggio esplicito: “La discriminazione di italiani o immigrati indebolisce il cammino e lo sviluppo”.
E come non ricordare il recente confronto in Senato tra il cardinale Gualtiero Bassetti, il capo dei vescovi italiani e il prefetto Luciana Lamorgese, ministro dell’Interno, un confronto con vocaboli differenti e un sentimento comune sull’esigenza di accogliere chi attraversa il Mediterraneo rischiando la vita e l’importanza di trasformare i migranti in cittadini attivi.
Salvini non è soltanto il politico che bacia il crocifis
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so e poi tiene in acqua i migranti, ma è il politico che ha sfidato Bergoglio e s’è rivolto spesso – vedi il cardinale Burke – ai critici più accesi del pontificato. I vescovi italiani hanno meditato mesi, e senza risultati eclatanti, sul tipo di offerta alternativa a Salvini da proporre alla società, sul modo per resuscitare i cattolici in politica, sui danni che il sovranismo può arrecare all’unità della Chiesa. Finché Salvini non si è estromesso da sé. E forse la Chiesa e Conte hanno trovato quello che cercavano.