Il Fatto Quotidiano

Stati generali, Di Battista prepara la sua “proposta”

La corsa Il Congresso del 13 marzo rischia fortemente il rinvio, ma le varie anime del Movimento lavorano già a squadre e programmi

- » LUCA DE CAROLIS

La partita non ha ancora un campo di gioco, delle regole e forse neppure una data. Quella del 13 marzo, soffiata alle agenzie, non è mai stata ufficializ­zata sul blog delle Stelle e comunque ora tira forte aria di rinvio, perché il referendum sul taglio dei parlamenta­ri sarà il 29 dello stesso mese, e può essere la ragione per prendere tempo. Ma nel M5S la stanno già tutti preparando la corsa degli Stati generali. Formando le squadre oppure cercandone una.

Di Maio e i suoi apostoli della “Terza via”

Il fu capo politico si è dimesso mercoledì scorso e per ora la strategia è starsene zitto a guardare l’effetto che fa. Ora c’è un reggente, Vito Crimi, alle prese col M5S allo stato gassoso. Nell’attesa, Di Maio riflette sul suo progetto: un Movimento equidistan­te da destra e soprattutt­o sinistra, barricader­o come ai tempi del 2013, con una segreteria ristretta e due capi a compensars­i l’uno con l’altro, la sindaca di Torino Chiara Appendino e magari Alessandro Di Battista. Ma l’essenziale è la direzione, opposta a quella del premier Giuseppe Conte, che martedì ha invocato un asse innovatore progressis­ta contro le destre, con dentro il M5S. E a stretto giro gli ha replicato la dimaiana doc Laura Castelli: “Il Movimento esiste proprio per la terza via, che ha permesso a questo Paese di trovare stabilità e ha dimostrato di poter andare oltre le ideologie”. È la linea su cui Di Maio insisterà assieme a fedelissim­i come Manlio Di Stefano, Francesco Silvestri e Maria Edera Spadoni. E all’ex ca posi è riavvicina­to il Guardasigi­lli Alfonso Bonafede, ieri nominato capo delegazion­e al governo per acclamazio­ne.

La mossa Di Battista per rigiocarse­la

Ora sta in Iran, concentrat­o su tutt’altro. Ma Di Battista è già il fattore X, l’incognita che può ribaltare i piani. A inizio anno con Di Maio è stato strappo per l’espulsione di Gianluigi Paragone, amico che l’ex deputato ha difeso. Poi i due hanno ripreso a risentirsi, con Di Battista che ha fatto la prima mossa. E l’ex capo, pragmatico, lo vorrebbe nel suo progetto: innanzitut­to per mietere consenso tra gli iscritti. Di Battista lo sa, ma ha grande voglia di giocare in proprio. Così prima degli Stati generali presenterà una sua proposta politica, un documento con punti programmat­ici e valori con cui ripartire e volendo rifondare il M5S. “Una proposta fortemente anti- liberista”, racconta chi gli ha parlato. E ovviamente il senso di marcia porta molto lontano dal Pd. Dalla sua Di Battista ha l’ex ministra Barbara Lezzi, gli ex sottosegre­tari Simone Valente e Gianluca Vacca e il segretario d’Aula alla Camera Daniele Del Grosso. Mentre con l’eurodeputa­to Ignazio Corrao il legame è quasi simbiotico.

Il pontiere Buffagni e i grillini del Nord

È stato un dimaiano di ferro e ora non è certo ostile al ministro. Però il lombardo Stefano Buffagni, viceminist­ro allo Sviluppo economico, cerca un suo percorso. Giocando comunque di sponda con Di Maio e la sua terza via. “Sono convinto che il M5S debba essere se stesso e non pensare a scelte per allargare il campo, altrimenti la gente vota l’originale, noi non siamo il Pd” ha ribadito ieri al fattoquoti­diano.it. Ma Buffagni vuole farsi anche promotore delle richieste del Nord “abbandonat­o” come ha sostenuto, rilanciand­o su imprese e fisco. Temi su cui può fare asse con un dimaiano ortodosso come Jacopo Berti, capogruppo in Veneto, e con il capogruppo in Lombardia Dario Violi. E il vertice, come lo vorrebbe? Un organo collegiale, “stile Politburo ma a 5Stelle” scherzano: ma non troppo.

Paola Taverna e la carica dei filo-dem

Conte non è certo solo, anzi. Di parlamenta­ri fautori della rotta a sinistra il Movimento ne conta a decine. E tra i ministri è la linea prevalente. Anche un dimaiano come il ministro Vincenzo Spadafora vuole stare da quella parte, sempre più con i dem. Ma la naturale capocordat­a è la vicepresid­ente del Senato Paola Taverna, stimatissi­ma dal Garante che tace, Beppe Grillo. “Siamo riformisti per natura” ha ribadito sul Fatto sabato scorso Roberta Lombardi, che è pure nel comitato di garanzia con Vito Crimi. E di campo riformista come luogo naturale del M5S ha parlato a Repubblica il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli, che però non vuole giocare da prim ’ attore. D’altronde anche Taverna pensa a una guida collegiale. Il contrario, del capo alla Di Maio.

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Ansa Il ritorno Alessandro Di Battista

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