E in Sicilia c’è la scissione pro-destra
Ars La spaccatura nel gruppo regionale tra sostenitori della linea dura e “disponibili”
Dove
andrà il Movimento 5 Stelle in Sicilia? A prevalere sarà la linea dura o quella dei responsabili? Chi dice no a tutto o chi vuole valutare i singoli provvedimenti, anche a costo di aiutare il centrodestra e il governatore Nello Musumeci. Domande che assumono ancora più importanza dopo i risultati del voto di domenica scorsa. Con un risicato 6% dei consensi raccolto nella vicina Calabria.
Nell’isola – in cui forse pesa il trasloco a Roma di Giancarlo Cancelleri – è chiaro a tutti che la situazione è particolarmente delicata. Colpa soprattutto di qualche uscita sulla stampa di alcuni deputati. Parole come macigni, figlie di un ritorno all’anno zero a livello nazionale e su cui si allungano i sospetti su possibile fughe. Forse quattro deputati, secondo quanto trapela in questi giorni, avrebbero la valigia pronta anche se non è chiaro per andare dove. Questo e tanto altro è finito ieri sera sul tavolo di un confronto riservato ai 20 deputati M5S. Una resa dei conti al chiuso con l’obiettivo di tornare a dialogare dentro il Movimento stesso.
LA PRIMA avvisaglia sui dissapori interni era arrivata tra Natale e Capodanno. In un 28 dicembre 2019 indicato come giorno per l’elezione del sostituto di Cancelleri nel ruolo di vicepresidente dell’a s s e mblea regionale. I deputati M5S, dopo una votazione interna, avevano deciso di puntare sul nome del deputato Francesco Cappello. E così quella che sembrava una partita già decisa ha regalato un finale non pronosticabile: Cappello sconfitto e la collega pentastellata Angela Foti eletta vicepresidente. Ma con i voti di chi? Il giallo hanno provato a chiarirlo gli stessi deputati M5S con un comunicato: “Il gruppo ha votato per Cappello. I voti per Angela Foti sono arrivati, non è un segreto, dalla maggioranza di centrodestra”. Parole di rito per smentire alcune “fantasiose interpretazioni”. Il dubbio è su chi abbia spifferato il nome di Foti alla maggioranza consumando lo smacco a Cappello.
Andando oltre le interpretazioni a rincarare la dose, alcune settimane dopo, è stata la stessa vicepresidente Foti. In un’intervista a La Sicilia, senza girare troppo attorno alle cose, ha sentenziato: “Il clima nel gruppo M5S all’Ars? È pessimo, non vedo perché nascondersi”. Parole non casuali, pronunciate a distanza di poche ore dalla scelta di Foti, e degli altri pentastellati Sergio Tancredi, Valentina Palmeri, Matteo Mangiacavallo ed Elena Pagana di astenersi in aula per l’approvazione da parte della maggioranza dell’e s er c i zi o provvisorio di bilancio fino ad aprile.
Un fronte comune mancato contro l’esecutivo che è stato ben accolto dalle truppe del centrodestra come atteggiamento responsabile. Lo stesso a cui si è appellato il grillino Tancredi su LiveSicilia: “Non ho paura di lasciare per il bene dei siciliani. Gli altri? Non sarei da solo”. I giornali diventano megafono e l’ultimo sfogo è quello di Mangiacavallo. “Qualcuno vuole un Movimento del no a tutti i costi. Noi, invece, vogliamo tornare alla valutazione delle singole proposte”. Guai però ad affiancare tutto a termini come “filogov er n a ti v i ” o “stampella di qualcuno”.