I giallorosa evitano il primo scoglio sulla prescrizione
Giustizia Alla Camera la maggioranza compatta vota per rinviare in commissione la legge che cancella la riforma: ma serve un’intesa
Uno spettro si è aggirato ieri nell’Aula di Montecitorio, quello della prescrizione, la solita bestia nera della maggioranza per le barricate di Italia Viva e le mosse di traverso del Pd. Ed ecco che la relazione annuale del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, all’indomani della batosta elettorale del M5s alle Regionali, è quasi surreale. Il ministro non rivendica la sua legge in vigore, che blocca la prescrizione dopo il primo grado. Punta tutto sulla “spazzacorrotti”, sul giro di vite per il voto di scambio, sulla class action o sul codice rosso e revenge porn. Si concentra sul “cantiere aperto” in materia di riforma del processo penale che garantirà ai cittadini un processo giusto e celere. Ed è così che ottiene il voto favorevole di tutta la maggioranza, compresa Italia Viva (309 sì e 200 no).
ERA L’ACCORDO raggiunto in una riunione informale di lunedì sera. Il partito di Renzi, però, minaccia ancora di votare in aula il ddl Costa , che cancella la Bonafede, ma nel pomeriggio concede di non partecipare al voto sul ritorno in commissione Giustizia della proposta di legge, che passa con 72 voti di scarto. Lucia Annibali, riconosce al ministro la volontà di trattare e, però, prova a dettare il tempo massimo di mediazione secondo Renzi: 10 giorni, quelli che mancano al via libera al decreto Milleproroghe. Lì, Annibali ha depositato un emendamento, che per diversi parlamentari è inammissibile, che chiede il congelamento della riforma Bonafede della prescrizione per un anno.
Il ritorno in commissione del testo proposto da Forza Italia è stato votato per evitare, soprattutto nei voti segreti, che la maggioranza si spaccasse. Quindi, ora, si ricomincia coi vertici e la ricerca, l’ennesima, di un compromesso sulla prescrizione: il cosiddetto “lodo Conte” ingoiato dal M5S pare non bastare più. Per Italia Viva è troppo poco e per il Pd, forte della vittoria in Emilia Romagna, c’è spazio per ottenere ancora di più. Prende quota, dunque, il “lodo Conte 2”: resta il congelamento dei tempi di prescrizione per i condannati in primo grado, che invece correranno per gli assolti non solo in primo grado (lodo numero 1), ma anche in appello (lodo numero 2).
Per dare il senso di quanto la maggioranza sia impantanata sul fronte giustizia basta un accenno a quanto accaduto in Aula e fuori. Mentre il ministro Bonafede parlava alla Camera, su Radio Capital Matteo Renzi, neanche fosse lui il vincitore delle regionali, dettava le condizioni per non votare il ddl
Costa a Montecitorio: “Bisogna rispettare i numeri dei 5 Stelle alle Camere, ma non ci inchiniamo alla cultura populista”. La via d’uscita dell’ex premier è l’ennesimo lodo: “C’è il lodo Annibali”, dice, cioè l’emendamento al Milleproroghe che sospende la riforma della prescrizione per un anno. Fuori da Montecitorio i penalisti protestano, al loro fianco Maria Elena Boschi: “È una battaglia di civiltà”. Il Guardasigilli in Aula sulla prescrizione non rivendica nulla, si limita a dire quello che è sotto gli occhi di tutti: “Ci sono divergenze nella maggioranza, c’è un confronto serrato e leale”. Un sassolino dalla scarpa, però, se lo toglie ed è quello sulla strumentalizzazione della sua frase in tv – “gli innocenti non vanno in galera” – riferita a chi è stato assolto non certo a chi condannato per errore: “È la prima volta che il ministero della Giustizia predispone, in modo strutturale, un capillare monitoraggio sulle ingiuste detenzioni”.
DOPO IL GUARDASIGILLI, come detto, alla Camera è la volta del ddl Costa, proposta che in commissione Giustizia era stata votata anche da Italia Viva. In apertura della seduta, per chiederne il ritorno in commissione, la maggioranza manda avanti Federico Conte di LeU: per trovare un accordo “ci manca un ultimo miglio e un rinvio potrebbe darci la possibilità di percorrerlo”. Il padre del ddl, Enrico Costa, provoca: “Fatela voi del M5S e del Pd la richiesta di rinvio, non LeU”. Interviene il dem Walter Verini: “È vero, non ci piace quella riforma della prescrizione e stiamo lavorando per modificarla. Siamo contro il giustizialismo forcaiolo, ma anche contro il garantismo a corrente alternata”. La paura delle urne, però, adesso potrebbe far diventare possibile un’intesa.
Condizioni mutate Dopo le Regionali, il “lodo Conte 1” non basta più: saranno “salvi” dal blocco anche gli assolti in appello