Padre Nostro “Non abbandonarci”: un cambio lessicale ed ecumenico
Quanta commozione e umanità nel Giorno della memoria
Nel Giorno della memoria, con viva commozione, ho assistito ad alcune delle iniziative di commemorazione delle vittime della Shoah a Viterbo. Dinanzi alle pietre d’inciampo che ricordano Vittorio Emanuele Anticoli, Letizia Anticoli e Angelo Di Porto, vittime viterbesi della Shoah, i volti e le voci dei giovanissimi studenti hanno rievocato le esistenze spezzate da quell’indicibile orrore, e ci hanno convocato all’impegno qui e adesso per fermare ogni strage, per soccorrere ogni persona, per difendere la vita, la dignità e i diritti di ogni essere umano. Massimamente luminosa e struggente è stata la testimonianza di Salvatore Federici, superstite che ancora denuncia e contrasta la barbarie di cui fu vittima, testimone che ancora prosegue la lotta per una società giusta, libera, solidale. Poi mostre, riflessioni, tante iniziative: corale è stata la commemorazione. La memoria delle vittime della Shoah ci convoca a inverare ogni giorno, nel nostro concreto agire, il valore dell’universale benevolenza, il valore dell’umanità che riconosce, rispetta, difende e sostiene ogni persona. Chi salva una vita salva il mondo. Solo facendo il bene ci si oppone al male.
Regionali, le “fregnacce” della Lega non convincono più
Caro Direttore, il nostro gruppo a lei così affezionato mai si è così divertito seguendo sino alle 4 del mattino i tanti show speciali delle Regionali. Che soddisfazione seguire le facce dei vari relatori e direttori dei “g i o r n a l o n i”: Vespa all’inizio ringalluzzito e man mano perdutosi in un “annaspament o” di parole e di atteggiamenti; Sorgi inconcludente e privo di sintesi; Sgarbi sbiancato, ammutolito e penoso; Mentana perdeva sicurezza vedendosi svilire la sua maratona da giornalisti-showmen incapaci... Per noi che scriviamo, veri vincitori risultano essere in ordine di merito: il direttore del Fatto
BUONGIORNO, ho letto che dopo Pasqua sarà pubblicato il nuovo Messale con una diversa versione del Padre Nostro nell’ultima traduzione definita dalla Cei. L’adozione della nuova preghiera sarà ufficiale e obbligatoria a fine novembre: di diverso c’è il passo “non ci indurre in tentazione”, trasformato ora in “non ci abbandonare alla tentazione”. Spero di non apparire blasfema, ma mi sembra un restyling buonista, come se Dio avesse bisogno di essere scagionato da qualcosa: assurdo.
GENTILE SARA, non sono un teologo e, dunque, le posso offrire solo alcune riflessioni molto personali. Come tutti, ho imparato a recitare il Padre Nostro da bambino e poi ho continuato a farlo da giovane: già nell’età della ragione, pertanto, e in un’epoca, quella della Chiesa del Concilio Vaticano II, quando credere era anche fare molta attenzione a come si pregava, alle parole che la tradizione ci chiedeva di ripetere e alla messa in discussione di abitudini, recite di formule e consuetudini che ci parevano imposte e/o anacronistiche. Quella dizione, “non ci indurre in tentazione”, mi appariva già allora contraddittoria (mi consenta: decisamente brutta), quasi che si intendesse attribuire a Dio il contrasto assurdo di volerlo vedere nel contempo anche in una versione demoniaca: quella dell’Angelo diventato Satana che ci tenta nei nostri deserti individuali. Il nuovo testo, “non abbandonarci alla tentazione”, dunque, mi pare oggi – nella Chiesa di Bergoglio molto più vicina a quel Concilio, dopo decenni di colpevole revisionismo – più consona all’immagine di un Dio davvero “Padre”. Un “cambiamento” lessicale che riflette poi anche un “cam
Q uo ti di an o, Conte, Di Maio e le Sardine, e sconfitti il Pd e, in assoluto, il cazzaro (non ha più scampo! Le sue fregnacce non potranno più attecchire).
Informazione di qualità e firme preziose: ben “Fatto”
Buongiorno, leggo il vostro giornale da anni. Il Fatto è di 24 pagine ed è un pregio: si riesce a leggerlo al mattino e ad avere una panoramica biamento” ecumenico visto che molte Chiese cristiane, diverse da quella cattolica, da tempo hanno già adottato questa nuova formula del Padre Nostro. Così io non parlerei di “buonismo”, ma di un’evoluzione che interpreta il ruolo che davvero attribuiamo, se credenti, alla nostra fede in un Dio della misericordia e non della vendetta. Chi poi si intende di queste cose (ben più di me) si augura infine che, come sempre altre Chiese cristiane già fanno, presto alla conclusione del Padre Nostro si aggiungano queste parole: “Perché a te appartiene la gloria, nei secoli dei secoli”. Qualcosa che non è per nulla buonista, ma che invece celebra definitivamente la grandezza del Dio che questa preghiera invoca. completa di tutto quello che sta succedendo nei vari campi, dalla politica allo spettacolo. L’ironia e la concretezza contraddistinguono i vostri articoli. Io lo leggo tutto, dalla prima pagina all’ultima, e ho imparato a conoscere i vostri giornalisti e firme, come Montanari e Mercalli; apprezzo la vostra pagina culturale, snella ma sempre attuale e sul pezzo. Utilizzo il giornale anche a scuola: gli articoli che sono pertinenti al percorso scolastico vengono fotografati, letti, analizzati e utilizzati anche in verifiche. Il vostro giornale mi è stato utile anche nel darmi l’idea di praticare il voto disgiunto in Emilia-Romagna, dove ho votato domenica scorsa. Il risultato politico è stato quello che speravo. Grazie.
Ora bisogna capire chi sono davvero Santori & C.
Guardare alle elezioni basandosi
Ormai ogni sigla dichiaratamente di sinistra tende a scomparire nelle competizioni elettorali. La demonizzazione di ogni idea o pulsione egalitaria è stata ben progettata e realizzata negli ultimi quarant’anni. Oggi sono anche i più poveri, i precari, gli ultimi a volere le diseguaglianze perché in ognuno c’è il sogno di “potercela fare”. I comunisti sono cancellati, ma anche i socialdemocratici e ogni ipotesi di redistribuzione del reddito. E dio sa quanto abbia bisogno il capitalismo di una redistribuzione della ricchezza per uscire dalle secche della stagnazione cronica.
I NOSTRI ERRORI Nell’infografica a corredo dell’articolo “Abbiamo avuto tante spese... Le banche stangano i correntisti” pubblicato il 24 gennaio è stato riportato il canone annuale di Fineco invece dell’Indicatore dei costi complessivi (Icc), che è rimasto immutato. Ce ne scusiamo.