Privatizzazioni addio: lo Stato torna padrone
▶LA SCORSA
settimana, questo inserto ha pubblicato per la prima volta il discorso dell'allora direttore generale del Tesoro Mario Draghi sul panfilo Britannia, davanti a banchieri inglesi, politici e finanzieri italiani. Era il 2 giugno 1992 e cominciava la stagione delle privatizzazioni, che si sta ufficialmente chiudendo ora. Il governo Conte 1 ha abbandonato per la prima volta gli (irrealistici) impegni presi con Bruxelles a dismettere beni pubblici per un punto di Pil all'anno, circa 18 miliardi, per ridurre il debito. E il Conte 2 sta estendendo il ruolo dello Stato in economia: mentre il Tesoro resta azionista del Monte dei Paschi, si è fatto carico di Alitalia (nazionalizzazione mascherata da “prestiti ponte”), dell’Ilva, della Banca Popolare di Bari... Scelte dettate non da un disegno di politica industriale – come quello dell'Iri originale, raccontato nelle prossime pagine da Ugo Arrigo – ma dalla scelta politica di salvare posti di lavoro garantiti da aziende decotte. Lo Stato rimedia non a fallimenti di mercato (i privati producono quantità sub ottimali di un certo bene o servizio), ma a fallimenti nel mercato (i privati non riescono a gestire aziende in modo sostenibile). In compenso lo Stato si prepara a rimettere a gara tratti di autostrade già ammortizzati, che dovrebbero essere gratuite per gli utenti e che invece continueranno a garantire ingiustificabili profitti ai soliti concessionari privati. Il discorso di Draghi aiuta a inquadrare questo dibattito su due piani. Primo: lo Stato deve gestire alcuni pezzi di economia? E, se sì, qual è il modo di farlo senza scaricare costi esorbitanti sui contribuenti? Secondo: lo Stato è fatto, nel concreto, di partiti e manager nominati dai partiti. Le privatizzazioni servivano, oltre a ridurre il debito, a rompere quella morsa di corruzione, clientelismo e debito pubblico che nel 1992 ha portato l'Italia a un passo dalla bancarotta. Siamo consapevoli dei rischi che corriamo a tornare indietro? Quali precauzioni stiamo prendendo? Per ora, quasi nessuna.