Il Fatto Quotidiano

Le gestioni meno rischiose diventano le più remunerati­ve. Se c’è massimo rendimento con un aeroporto, chi vorrà una compagnia aerea?

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scita, sviluppo e incamerato imposte societarie e consistent­i contributi sociali e imposte dai dipendenti (arrivati negli anni 80 a 550 mila persone), si può difficilme­nte sostenere che la sua chiusura sia stata un’operazione di successo per la collettivi­tà. Non potendo conservare uno strumento pubblico inefficien­te le strade era solo due: o il ritorno mila miliardi di lire: perdite accumulate tra il 1976 e il 1992 mila miliardi: l’incremento (a tappe) del fondo di dotazione. Altri 5.700 vengono aggiunti per la societariz­zazione

all’efficienza della gestione pubblica, e dunque al modello Beneduce-Mattei, oppure il passaggio all’efficienza privata con l’adozione integrale e non parziale del modello Thatcher. Ma in questa seconda ipotesi, solo dopo aver ottenuto la concorrenz­a in un determinat­o mercato attraverso processi di liberalizz­azione si sarebbe potuto privatizza­re, evitando di trasformar­e monopoli pubblici in monopoli privati più pericolosi e incompatib­ili col benessere collettivo. Inoltre, i mercati a debole concorrenz­a dovevano essere sottoposti ad adeguata regolazion­e economica tramite appositi organismi indipenden­ti dalla politica.

INVECE IN ITALIA a bb ia mo scelto di privatizza­re prima di liberalizz­are, facendo quest’ultima cosa solo quando obbligati dalle norme comunitari­e e dunque liberalizz­ando il meno possibile, il più tardi possibile e nel modo peggiore possibile. E al fine di poter fare opportunis­ticamente male le cose, non abbiamo neppure rispettato le stesse norme che ci siamo dati, senza peraltro prenderci cura di abrogarle. La legge 464 del 1994 prevedeva che non si potessero avviare processi di privatizza­zione nelle public utilities prima della costituzio­ne delle

Autorità di regolazion­e indipenden­ti nei relativi settori. Eppure si è provveduto alla fine degli anni 90 a cedere il controllo tanto di Autostrade Iri quanto di Aeroporti di Roma senza la creazione dell’Autorità di regolazion­e dei trasporti, istituita solo a fine 2011 e operativa con evidente efficacia solo dal 2013. Inizialmen­te è stata inibita dall’o cc up a rs i delle concession­i autostrada­li in essere e delle maggiori gestioni aeroportua­li che benefician­o di contratti di programma in deroga: proprio i segmenti per i quali la sua attività doveva precedere ogni privatizza­zione.

IN QUESTO MODO abbiamo permesso che le gestioni meno rischiose in assoluto siano divenute anche quelle più remunerati­ve, creando disincenti­vo all’assunzione del rischio da parte degli imprendito­ri. Se il massimo rendimento si ha gestendo un grande aeroporto, e in conseguenz­a si perde gestendo una compagnia aerea, chi mai vorrà rischiare soldi privati nella seconda? Negli anni 90 ci siamo incamminat­i dall’Italia di Beneduce e Mattei verso la Gran Bretagna di Margaret Thatcher, ma dobbiamo aver sbagliato strada deviando verso la Russia degli oligarchi.

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