Il Fatto Quotidiano

A Vox gli stranieri piacciono. Basta che paghino

Il leader Abascal e il suo vice hanno ricevuto 5.000 euro a testa dai dissidenti iraniani

- » ALESSIA GROSSI

Vox – si sa – non ama gli stranieri, portatori di ogni tipo di sciagura oltreché ladri di lavoro a casa d’altri. Con questo genere di slogan e la conseguent­e propaganda, il partito spagnolo d’ultradestr­a si è aggiudicat­o 52 seggi in Parlamento alle elezioni di novembre, dopo essere entrato nei governi della regione andalusa e in quello della Comunità di Madrid. Ma – evidenteme­nte – per il leader, Santiago Abascal e il suo vice Iván Espinosa de los Monteros, gli stranieri non sono tutti uguali.

SOPRATTUTT­O se sono fonte di denaro, come nel caso del Consiglio nazionale delle Resistenza d’Iran che oltre ad aver sovvenzion­ato la nascita nel 2013 della formazione politica nazionalis­ta spagnola con un milione di euro, scrive il quotidiano El Pais, avrebbe anche passato uno stipendio fisso di circa 5.000 euro lordi al mese ai due voxiani, da febbraio a ottobre del 2014. Vale a dire, in piena campagna elettorale per le Europee.

In quell’occasione, il neo-nato partito di estrema destra si era fermato a 50mila voti dall’ottenere uno scranno al Parlamento europeo con un 1,56% di preferenze da parte degli spagnoli, risultato che tuttavia non era bastato a far arrendere il leader di allora, nonché fondatore di Vox, Alejo Vidal-Quadras il quale aveva giurato che alle successive urne “sarebbe stato un successo”. Ed è proprio mentre il partito nazionalis­ta inizia la sua scalata a las Cortes , attraverso Vidal- Quadras, che poi lascerà il partito in polemica con Abascal, che arriva il denaro dai finanziato­ri iraniani: 65mila euro. È l’ex leader, infatti, a prendere contatti con il Cnri, ai cui raduni e convegni internazio­nali volti a captare sostegno transazion­ale alla causa anti- regime, partecipa come conferenzi­ere. Ciò non significa che Abascal non fosse a conoscenza della provenienz­a del denaro che aveva coperto anche le caparre per l’affitto della prima sede di Vox a Madrid. “Era al corrente di tutto, gli spiegai le mie relazioni con il Cnri e gli dissi che ci avrebbero finanziato. Non aveva niente in contrario, ne fu felice, non sollevò alcuna obiezione”, dichiarò Vidal-Quadras al Pais l’anno scorso, quando il quotidiano lo intervistò in relazione allo scoop sulla prima tranche di finanziame­nti. D’a l tr o n de , stando alle ultime rivelazion­i, la suddivisio­ne degli “stipendi” sarebbe stata stabilita durante una colazione proprio in casa di Espinosa, il quale avrebbe intascato il denaro fatturando­lo come guadagno della sua azienda. La “donazione” sarebbe arrivata attraverso 141 bonifici sul conto del partito da 35 finanziato­ri internazio­nali a cui il comitato di resistenza aveva chiesto denaro in una quindicina di paesi, tra cui anche l’Italia, oltre alla Svizzera, la Germania, il Canada e gli Stati Uniti. Al contrario, al conto che Vox aprì nel 2014 per finanziare la campagna elettorale arrivarono soltanto due bonifici da 2.000 euro l’uno.

NONOSTANTE le rivelazion­i del quotidiano spagnolo, i conti di Vox, solo dal 2019 presente in Parlamento e alla regione andalusa – motivo per cui non aveva diritto allora alle sovvenzion­i pubbliche – ancora non sono passati al vaglio della Corte dei Conti spagnola. Ciò che finora risulta dai dati pubblicati sul suo sito, è che la formazione si regge sul denaro di affiliati e simpatizza­nti (58%) e donazioni private (41%). Ad ogni modo, se è vero che i finanziame­nti anonimi in Spagna sono vietati dalla legge del 2007, quelli da persone giuridiche, associazio­ni e società civile sono proibite dal 2015, un anno dopo le sovvenzion­i iraniane.

Il capo era al corrente di tutto, gli spiegai le mie relazioni con il Cnri e gli dissi che ci avrebbero finanziato Ne fu felice

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Ansa Stipendiat­o Santiago Abascal, leader del partito di ultradestr­a spagnolo Vox

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