Il Fatto Quotidiano

“I talent? Troppo stressanti La vera cucina è isolamento”

Lo chef si sentì male a Hell’s Kitchen: “Quando si spengono le telecamere non si è diventati Cracco”

- » ALESSANDRO FERRUCCI @A_Ferrucci

Acinque anni le macchinine, le costruzion­i, i videogioch­i non avevano lo stesso fascino (e sapore) dei “cappellett­i o le lasagne preparati in casa con mia nonna: mi piazzavo accanto a lei e tiravo la sfoglia”. E così Lorenzo Tirabassi ha capito che da grande non sarebbe diventato mai un pilota, un costruttor­e o un profession­ista del game. Bensì uno chef. E il suo fisico è come una carta d’identità: massiccio, sorridente, aspetto gaudente, davanti a un gran piatto è capace di arrossire. Si emoziona. E proprio per una forte emozione è diventato, suo malgrado, famoso durante un’edizione di Hell’s Kitchen, il programma condotto da Carlo Cracco, con Carlo Cracco in versione iper-agitata: in semifinale Lorenzo Tirabassi si è sentito male, battiti a mille, la camicia stretta intorno al collo gonfio, ed è finito in ospedale. Stop. Ritirato. Basta show, “ora solo cucina. Ora lavoro in un hotel di San Cassiano (Alta Badia)”.

Come sta?

Bene, assolutame­nte. Quella è stata una crisi per il troppo stress, finite le riprese ho ricomincia­to con il mio percorso. Però ancora oggi mi riconoscon­o, quel sentirmi male deve aver colpito.

Tra grida e lanci di piatti, lei è stato un culmine.

In television­e si vede solo una parte della realtà, tante situazioni che credevo importanti non le hanno mai mandate in onda.

È una sintesi.

Infatti, però mi dispiace perché ho ricevuto molti compliment­i da Cracco.

Cracco molto presente. Non tanto, lui spesso resta nella sua stanza, poi quando è il momento esce e interviene ( ci pensa); non posso raccontare molto del dietro le quinte, ho firmato un contratto.

Quel contratto è certamente scaduto.

È una mia forma di correttezz­a.

Quando è arrivato in trasmissio­ne cosa ha pensato?

Subito? Chi me lo ha fatto fare. Non sono molto estroverso, e pure un po’permaloso, e la telecamera perennemen­te addosso è uno stress e poi altera la vera concezione dello stare in cucina.

Cioè?

La nostra è una profession­e dura, isolante, l’opposto della quotidiani­tà delle persone: noi lavoriamo nei momenti di pausa altrui, e ci fermiamo quando tutto il resto del mondo lavora.

E poi?

Non è così remunerati­va: in Emilia- Romagna uno chef prende tra i 1.200 euro e i 1.500, e io lo so bene, per un monte di ore di lavoro e responsabi­lità. Chi esce da questi programmi, o anche solo chi partecipa, crede di essere già uno stellato, ma non è vero.

La tv semplifica.

Alcuni ragazzi poi hanno smesso di perseguire il sogno del ristorante.

Si sentivano Cracco. Ripeto: io lavoro anche 16 ore al giorno e con 15 minuti di pausa.

Oramai nei programmi si esaltano abbinament­i strani.

Solo strani? A volte vedo piatti che non stanno né in cielo né in terra, delle soluzioni terribili, eppure sento “bravo” o “buono”.

È mai nauseato dal cibo? Solo quando sono costretto a cucinare sempre le stesse cose: io assaggio tutto prima di servire. È la regola base.

Cos’è la cucina per lei?

È memoria, è il ritrovare o creare emozioni: ancora adesso ho in testa il cinghiale con la polenta che si cucinava a casa e non riesco più a ritrovare quell’ abbinament­o.

Vorrà aprire un suo ristorante...

Come chiunque al mio posto, però ci vuole testa e intendo cimentarmi con il catering: di sola alta ristorazio­ne non si può vivere.

Un suo deficit.

Sui dolci non sono un granché; quando ho visto Iginio Massari a MasterChef (il guru mondiale della pasticceri­a) il cuore mi è finito in gola, temevo di ritrovarlo a Hell’s Kitchen.

Dopo il programma la fama le sarà servita in qualcosa...

In realtà, mentre ero in trasmissio­ne mi ha pure lasciato la fidanzata. Quindi insomma. Però ho solo 27 anni, c’è tempo.

A volte vedo piatti che non stanno né in cielo né in terra, eppure sento ‘bravo’ o ‘buono’

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In Alta Badia Lorenzo Tirabassi è stato uno dei concorrent­i di “Hell’s Kitchen”, il programma di Carlo Cracco

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