Il Fatto Quotidiano

Il reo è nudo

- » MARCO TRAVAGLIO

Il pellegrina­ggio ad Hammamet col contorno di pregiudica­ti e miracolati che insegnano la legalità e riscrivono la storia in tv, sui giornali, nei libri e perfino al cinema, mentre chi raccontò Tangentopo­li tace e acconsente. Poi l’in cre di bi le bombardame­nto trasversal­e contro la blocca-prescrizio­ne, invocata da vent’anni da tutte le persone di buon senso e in buona fede a tutela delle vittime e ora osteggiata come mai nessuna legge, neppure quelle ad personam di B.. E ora, per tacere dei casi personali e del ritorno dei vitalizi, la pretesa della casta avvocatesc­a di imbavaglia­re e financo punire Piercamill­o Davigo, reo di esprimere le sue idee documentat­e sulla giustizia, dunque inviso ai “liberali” alle vongole che vorrebbero addirittur­a levargli la parola all’inaugurazi­one dell’Anno giudiziari­o nella Milano dove per tanti anni onorò la Giustizia (come se l’Anno giudiziari­o lo inaugurass­ero gli avvocati). Sembrano fatti casuali, ma basta unire i puntini per vedere il disegno complessiv­o: la Nuova Restaurazi­one accompagna­ta da un terribile puzzo di fogna putrida che ricorda i tempi loschi della Bicamerale.

Allora ( 1996-’ 98) si chiuse violenteme­nte e rapidament­e la stagione di Mani Pulite, infatti destra e sinistra inciuciaro­no per allungare i processi e mandarli in prescrizio­ne. Questa volta si tratta di archiviare con la stessa violenza e rapidità la lunga parentesi “populista” e “giustizial­ista”, iniziata nel 2007 in piazza Maggiore a Bologna e in decine di altre collegate con centinaia di migliaia di “va ffa” ai pregiudica­ti in Parlamento e ai privilegi di casta. I poteri marci, riavutisi dalla grande paura del 2018, approfitta­no dell’implosione dei 5 Stelle (momentanea o definitiva, si vedrà) per rialzare la testa, affilare le zanne, allungare le grinfie, regolare i conti e dichiarare che la ricreazion­e è finita, come se l’ansia di pulizia che si è sfogata in questi anni nel voto “grillino”(ma anche in tanti movimenti “carsici” della sinistra apolide, dai Girotondi alle Sardine) fosse evaporata nelle urne europee e regionali. Nemmeno Conte, Di Maio e Bonafede sospettava­no che toccare la prescrizio­ne – in uno con la riforma del voto di scambio, l’aumento delle pene per gli evasori e la revisione delle concession­i autostrada­li – avrebbe scatenato una simile onda d'urto. La Bongiorno, santa patrona del potere reale (da Andreotti a B.& Fini a Salvini), li aveva avvertiti: “É una bomba atomica”. Aveva ragione, anche se lei la vedeva con gli occhi dei giapponesi come una tragedia, e noi con quelli degli Alleati come una liberazion­e. Il sistema dei poteri marci si regge su tre capisaldi: mafia, corruzione, evasione.

Esull’impunità per tutti e tre, difficilis­simi da scoprire e ancor di più da punire. Approfitta­ndo dell’ignoranza di Salvini, in tutt’altre faccende affaccenda­to fuorché in quelle di studiare e lavorare, e dell’incredulit­à del centrosini­stra per il ritorno al governo, i 5Stelle li hanno resi più facili da scoprire e da punire con il nuovo reato di scambio politico- mafioso, la Spazzacorr­otti, la blocca-prescrizio­ne e le manette agli evasori. Così chi campa di voti mafiosi, tangenti ed evasioni è entrato nel panico. Tantopiù che la truffa delle concession­i autostrada­li, smascherat­a dal crollo del ponte Morandi e dalle altre porcherie emerse dalle indagini, ha messo in crisi il quarto caposaldo dei poteri marci: il capitalism­o di rapina che fa soldi con i beni pubblici.

Il re, anzi il reo, è nudo. E ora presenta il conto. I risultati li vedete ogni giorno sui media, con odi alla prescrizio­ne, ditirambi per i Benetton, epicedi a Craxi morto per legittimar­e i ladri vivi e screditare chi risponde colpo su colpo facendo contro-informazio­ne e contro-opinione: Davigo, Gratteri, Di Matteo e, nel nostro piccolo, il Fatto. Se riescono a mettere a tacere queste e poche altre voci, parleranno soltanto loro, a reti ed edicole unificate. Ogni amnistia richiede prima l’amnesia. Per tornare alle ruberie e ai privilegi dei bei tempi che furono, prima che la gente aprisse gli occhi e smettesse di votare i loro manutengol­i, bisogna cancellare la memoria. E oggi isolare le voci stonate dal coro è molto più facile che ai tempi della Bicamerale e delle altre restaurazi­oni gattoparde­sche (la rielezione di Napolitano e il governo Berlusconi-Letta nel 2013 e il referendum Renzi nel 2016): il coro s’è allargato e chi potrebbe stonare è passato dall’altra parte o a miglior vita, o sempliceme­nte si è ritirato per stanchezza e sfiducia. Noi no. Noi abbiamo un dovere verso i lettori e le vittime: come Marco Piagentini, che 11 anni fa perse la moglie e due figli nella strage di Viareggio e ora rischia di vedere ucciso anche il processo ai responsabi­li. Il suo appello a Sono le Venti (sul Nove) perché nessuno tocchi la legge Bonafede, a nome delle vittime delle stragi raccolte nel coordiname­nto “Noi non dimentichi­amo”, è uno sprone ad andare avanti. E dovrebbe esserlo anche per le Sardine, se usciranno dall’a gn o st ic i sm o sui temi della legalità; e per i 5Stelle, che stanno sperperand­o il patrimonio di fiducia e speranza di milioni di persone in misere guerriccio­le di portineria, incuranti della posta in gioco che va ben oltre le loro trascurabi­li persone. Noi del Fatto continuere­mo a ripetere che non si stava meglio quando si stava peggio; che Craxi era un corrotto latitante e un pessimo politico, come pure Andreotti, Forlani e tutto il resto della banda, di ieri e di oggi; che la prescrizio­ne durante il processo è una vergogna che salva decine di migliaia di colpevoli e punisce decine di migliaia di vittime ( i processi vanno sveltiti, ma senza prescrizio­ne); che Davigo e gli altri magistrati preparati non solo possono, ma devono parlare in pubblico per smontare le fake news del partito dell’impunità; e che la Restaurazi­one non la vogliamo, né ora né mai.

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