Crimi: “M5S a sinistra no, alleanze regionali si può”
Intervista al “Fatto” sul futuro dei 5 Stelle
“Se si colloca in un campo politico, il Movimento non esiste più. Noi abbiamo il nostro campo e i nostri valori: di questo discuteremo agli Stati generali”. Che saranno rinviati ad aprile, dopo il referendum sul taglio dei parlamentari fissato il 29 marzo
Sono a uno snodo cruciale le aperture del M5S nazionale a un dialogo con il Pd per le elezioni in Campania. Con o senza veti o pregiudizi a un eventuale bis del governatore dem uscente Vincenzo De Luca, si vedrà.
Ieri il blog delle Stelle ha aperto le ‘regionarie’ per la ricerca dei candidati consiglieri. Le proposte vanno chiuse entro il 10 febbraio. E domenica mattina, all’Hotel Ramada di Napoli, appuntamento aperto a tutti gli attivisti grillini per sette ore di dibattito non stop su “percorso e modalità da intraprendere” in vista del voto di primavera. Perché “è indispensabile confrontarci – si legge sul post di convocazione firmato dai facilitatori campani Luigi Iovino e Agostino Santillo – con tutti coloro che compongono il M5S in Campania”.
C’è un’accelerazione verso la trattativa. “Bisogna sedersi a un tavolo e parlare”, mutuando le parole del ministro pentastellato dello Sport, Vincenzo Spadafora. Ma la mossa di indire le ‘reg io n ar i e’ al buio rispetto al posizionamento successivo, è stata accolta con una punta di contrarietà dalla maggioranza dei consiglieri regionali uscenti, finora per lo più vicini all’ex capo politico Luigi Di Maio. “Decisione non condivisa – spiega una loro fonte – perché non c’è accordo sul dialogo o meno con il Pd né c’è un candidato governatore. Cinque anni fa il percorso era chiaro: prima i candidati consiglieri e dopo, tra quelli in lista, la scelta del candidato governatore (così fu individuata la dimaiana Valeria Ciarambino, ndr). Oggi si scelgono solo i candidati consiglieri. Dopo, non si sa. Mentre in Puglia, Liguria e Marche hanno fatto un percorso inverso. Lì hanno già scelto il candidato governatore, ma non ancora i consiglieri”.
NON È UN CASOche la prima a dichiarare ieri è stata la capogruppo Ciarambino: “Non saremo la stampella del Pd e nessun dialogo se il punto di partenza è De Luca, dico no a un candidato condiviso che sia la foglia di fico di cinque anni di scempi. Non possiamo immaginare che il cambiamento significhi semplicemente far fuori De Luca, ma continuare a tenere dentro i suoi uomini e il suo sistema di potere”, e seguono i nomi che lo incarnerebbero, capitanati dal sindaco di Capaccio Paestum, il “signore delle fritture” Franco Alfieri.
Il punto resta quello anticipato dal Fattonei giorni scorsi: l’intesa, secondo un gruppo di grillini duri e puri che ha ingoiato cinque anni di insulti e di ostilità – ricambiati – da De Luca, si può fare solo dopo un passo indietro del governatore. E così piovono da più parti solleciti a offrire a De Luca una ‘buonuscita’: un ministero o un sottosegretariato per il figlio deputato Piero, o un posto da boiardo di Stato.
“Lascio la Regione solo se divento presidente di Bankitalia”, ha detto De Luca qualche settimana fa dagli schermi di Lira Tv, dove ogni venerdì monologa senza contraddittorio. Ironizzava, ha scritto qualcuno. Forse.
SE IN CONSIGLIO REGIONALE– con l’eccezione forse di Tommaso Malerba, il consigliere al quale De Luca telefonò all’alba del Conte 2 – si respira un’aria di contrarietà al dialogo coi dem, diverso è il clima nella componente parlamentare campana. In particolare nell’ala vicina a Roberto Fico, capitanata da Luigi Gallo, do
LA LEGGE elettorale è un sistema proporzionale con premio di maggioranza fino al 60% dei 50 seggi
LA SOGLIA per entrare in Consiglio è del 3% se il candidato presidente non supera il 10%. È possibile il voto disgiunto e c’è la doppia preferenza di genere ve prevalgono le ragioni del sostegno al governo giallo-rosa e della volontà di replicare lo schema in Campania intorno al nome del ministro dell’Ambiente Sergio Costa. Favorevoli ad allargare il campo delle alleanze ci sarebbero
10 febbraio
anche la senatrice Virginia La Mura e la deputata Gilda Sportiello. Domenica al Ramada si potrebbe delineare un quadro chiaro, che conduca a una decisione limpida e numericamente valida. Altrimenti, ragiona uno spin doctor grillino, la parola potrebbe passare a Rousseau come è stato per l’Umbria: far votare su tutto il territorio nazionale. Anche a quelli che della Campania, del Pd degli scandali delle primarie napoletane e delle fritture di pesce dei sodali di De Luca non conoscono una virgola.
La scheda
ScadenzaIl termine per presentare su Rousseau le candidature per il Consiglio regionale campano