Avvocati, bavaglio a Davigo Csm: “No censure alle idee”
Rappresenterà il Csm La Camera penale non voleva l’ex pm all’inaugurazione dell’Anno Giudiziario: la richiesta è stata respinta
Vietato mettere in discussione gli avvocati. La Camera penale di Milano ha provato – senza riuscirci – a far estromettere Piercamillo Davigo, attuale consigliere del Csm, dall’inaugurazione dell’Anno Giudiziario milanese per un’intervista rilasciata al Fatto il 9 gennaio su prescrizione e riforme per accelerare i processi. Poiché ha criticato gli avvocati, la Camera penale milanese ha pensato che dovesse essere punito, ha “auspicato una rivalutazione” della sua presenza sabato a Milano nel palazzo di giustizia che lo ha visto in prima fila nella lotta alla corruzione con Mani Pulite. Il Csm ha respinto questa richiesta senza precedenti e l’Anm la bolla come una “provocazione”.
IL COMITATOdi presidenza del Csm (composto dal vicepresidente David Ermini e dai capi di Corte Giovanni Mammone e Giovanni Salvi) ha definito “irricevibile” la richiesta “sia per i suoi contenuti, volti a sanzionare la libera manifestazione del pensiero, sia perché irrispettosa delle prerogative di un organo istituzionale”. Usa la parola “irricevibile” anche la Giunta dell’Anm che parla di una pretesa “contraria a elementari regole di correttezza istituzionale” dato che Davigo “interverrà in rappresentanza dell’istituzione consiliare tutta”. Il sindacato delle toghe passa anche al contrattacco: “Invece di confrontarsi con il merito delle dichiarazioni altrui si pretende che al soggetto venga tolta la parola. L’iniziativa, mera provocazione, contraddice i valori che predica di tutelare”.
Nella lettera della Camera penale si demolisce l’intervista di Davigo a Marco Travaglio perché, tra l’altro, “l’avvocato nel processo penale viene marchiato come soggetto sodale con gli interessi più negativi e lucrativi nell’innescare meccanismi difensivi pretestuosi e dilatori”. Il consigliere aveva difeso il blocco della prescrizione avversato strenuamente dagli avvocati e aveva avanzato alcune proposte per accelerare i processi: dalla cancellazione del divieto di aumentare la pena in appello per chi fa ricorso alla modifica del meccanismo delle multe per i ricorsi inammissibili, responsabilizzando i difensori. Ma il passaggio che più ha fatto infuriare riguarda il gratuito patrocinio per i non abbienti: “La non abbienza è una categoria fantasiosa – aveva detto Davigo – perché molti imputati risultano nullatenenti. Così lo Stato paga i loro avvocati a piè di lista per tutti gli atti compiuti e quelli compiono più atti possibili per aumentare la parcella. Molto meglio fissare un forfait una tantum secondo i tipi di processo: così gli avvocati perdono interesse a compiere atti inutili. E lo Stato, con i risparmi, può difendere gratis le vittime, che invece la dichiarazione dei redditi la presentano e di rado accedono al gratuito patrocinio”.
Si dice “orgogliosamente al suo fianco” Autonomia e Indipendenza, la corrente di Davigo che si chiede: “Ma come? coloro che asseritamente difendono il sacro principio del contraddittorio non sopportano che un magistrato esprima una propria opinione tecnica e pretendono che venga zittito?”. Anche Area, la corrente progressista difende Davigo pur avendo posizioni, evidenzia, tante volte distanti: “Le idee non condivise si contrastano con argomenti, tutto il resto è frutto della degenerazione culturale che il nostro Paese sta vivendo”. Interviene, inoltre, il consigliere del Csm Fulvio Gigliotti, laico M5s che “rigetta” la sollecitazione dei penalisti milanesi perché mette in discussione “in un colpo solo l’equilibrio delle
Parole indigeste Colpa di un’intervista al Fatto su prescrizione e riforme per accelerare i processi
Il video in Rete Il consigliere accusato anche di istigare al femminicidio per via di un noto paradosso
delibere di un Organo a rilevanza costituzionale e la libertà di opinione, oltre che la figura di un degnissimo magistrato che ha contribuito a scrivere pagine tra le più significative della storia giudiziaria del Paese”.
CHE L’ARIA sia avvelenata dal dibattito sulla prescrizione ricco di mistificazioni, lo dimostra anche la diffusione di un video di Davigo vecchio di 10 anni. Il magistrato usa un’iperbole per evidenziare le falle, a suo avviso, del sistema penale: un imputato condannato per omicidio volontario del coniuge si può vedere ridurre la pena anche a 5 anni, cioè a meno degli anni che ci vogliono per una causa di divorzio. Antonella Veltri, presidente di D.i.Re, la rete dei centri antiviolenza sulle donne addirittura si spinge ad affermare che si tratta di “un’esternazione pericolosa che scivola nell’istigazione al femminicidio”. Davigo rompe il silenzio solo sul video: “Vale per mettere in risalto come il sistema penale in Italia sia stato scardinato”. Alla cerimonia di sabato a Milano ci sarà anche il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, che ha scelto quella sede prima che la Camera penale chiedesse la messa al bando Davigo.