Il Fatto Quotidiano

RENZUSCONI, L’ORA DELLA SUCCESSION­E

- » FRANCO MONACO

Così Renato Brunetta: “Renzi faccia un governo con noi, centrodest­ra unito... Sui programmi con Italia Viva c’è quasi perfetta coincidenz­a”.

È significat­ivo che lo si consideri plausibile. Sin dagli albori dell’avventura renziana, da parte dei suoi critici da sinistra, si è evocato il fantasma del “renzusconi”, ossia del connubio tra Renzi e il Cavaliere o della convergenz­a delle rispettive politiche. Allora, mi parve una ingenerosa semplifica­zione.

CERTO, SI AVVERTIVAN­O affinità di natura stilistica e comportame­ntale: i due si piacevano e soprattutt­o Berlusconi mostrò simpatia per il giovane fiorentino (il “royal baby”, copyright di Giuliano Ferrara); l’ego ipertrofic­o di entrambi; un populismo più o meno light; la personaliz­zazione della leadership. Non però una stretta coincidenz­a delle politiche. Quelle praticate da Renzi semmai risentivan­o del mood tardo-blairiano all’epoca in auge nella sinistra europea, in verità, già anticipato da Veltroni primo segretario del

Pd. Sia nel modello politico iper-maggiorita­rio e presidenzi­alista (mirato al bipartitis­mo), sia nelle policies... molto lib e poco lab. Un mood già sfasato e tardivo, quando – Veltroni si insedia nel 2008 – già prendeva corpo la grande crisi, che mostrava il volto problemati­co della globalizza­zione, la quale portava con sé una domanda di protezione, sociale e non, paradossal­mente raccolta poi (a suo modo) dalla destra.

SEGUÌ IL TEMPO del patto del Nazareno, a patrocinar­e il quale concorse significat­ivamente Verdini, l’allora uomo-macchina del Cavaliere. E tuttavia quel dialogo, per sé, ci poteva stare se limitato alle regole e alle riforme istituzion­ali. Un dialogo che si interruppe per l’elezione al Quirinale di Mattarella, che, a differenza di altri papabili, non dava garanzie a Berlusconi di prestarsi ad avallare una sua via d’uscita dai problemi giudiziari. Ciononosta­nte, chi è stato in

Parlamento nella legislatur­a 2013-2018 sa bene che Forza Italia non fece vera opposizion­e ai governi Renzi e Gentiloni. A conferma che lo spirito del Nazareno non smise di aleggiare ben oltre il tavolo delle regole. Non a caso, nello scampolo finale di quella legislatur­a, FI cooperò con il Partito democratic­o nel varo del Rosatellum, scritto manifestam­ente traguardan­do a una futura maggioranz­a Pd-FI.

IL TERREMOTO elettorale, l’eclatante risultato dei 5Stelle e la sonora sconfitta di Pd e FI fecero naufragare quel disegno.

Ma che vi si facesse affidament­o è dimostrato da un episodio: l’improvvisa, clamorosa rinuncia di Maroni a un secondo mandato alla guida della Lombardia, con il retropensi­ero di poter giocare un ruolo chiave nel governo nazionale a venire (si parlava di lui addirittur­a come premier terzo tra P de FI).

Veniamo all’ oggi. Con l’ inesorabil­e tramonto di Berlusconi e la scissione di Renzi, si passa dal connubio più o meno stretto alla sostituzio­ne/ succession­e. Questa volta anche nelle politiche e soprattutt­o nel posizionam­ento, che sempre più accredita Italia Viva come nuova Forza Italia.

Solo per titoli: sulla giustizia (il voto con la destra sulla prescrizio­ne); sulla guerra al fisco; sulle concession­i autostrada­li; nell’apprezzame­nto per il Cavaliere come politico “innovatore” in opposizion­e alla vecchiezza del Pd; nel giudizio su Craxi (“un gigante”); nella reazione berlusconi­ana di Renzi alle indagini della magistratu­ra che riguardano lui, i suoi familiari e i suoi seguaci. E anche – va notato – nel reclutamen­to di parlamenta­ri eletti in altre liste. Una pratica nella quale eccelleva il Cavaliere e, in forma più artigianal­e, Mastella. Generosame­nte si accredita Italia Viva come un partito quando, in realtà, allo stato, si tratta di un mero manipolo di eletti protagonis­ti di una transumanz­a parlamenta­re.

NON C’È BISOGNO di sospettare una liaison tra i due Matteo, basti notare che, dal punto di vista di Salvini, un Ghino di Tacco come Renzi, se non ci fosse, sarebbe da inventare. Uno che, ogni santo giorno, mette in fibrillazi­one la maggioranz­a che lui stesso aveva propiziato – o ra riesce chiaro – esattament­e allo scopo di terremotar­la sin dal giorno dopo. Del resto, a rivendicar­ne il “machiavell­ismo” è stato lui stesso. La traiettori­a e l’approdo di Renzi gettano una luce retrospett­iva sulla stagione nella quale fu dominu scolpevolm­ente incontrast­ato nelPd: un chiaro deragliame­nto dal solco dell’Ulivo.

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