Notte delle edicole Il Fatto è con loro: se ci sono risorse vadano ai giornalai
Gentile Direttore, è deprimente dover accettare che una forza politica come il Movimento 5 Stelle fondato per dare potere alle realtà territoriali, senza la figura di un capo politico, i cui parlamentari sarebbero stati tassativamente solo dei portavoce, che ogni decisione importante sarebbe stata sottoposta al voto online degli iscritti, una volta al potere abbia abbandonato i principi fondanti, compreso quello che non avrebbe fatto alleanze di governo. L’omologazione con la vecchia politica, che tutta definiva il M5S antipolitica, è stata rapidissima e si sono create le condizioni per cui si è cominciato a parlare di “capo politico”, di “carisma” con nomine calate dall’alto. La punizione per l’abbandono delle regole fondanti è subito arrivata dalle urne, ma con le dimissioni Di Maio non ha chiarito le cause di questo declino, se non riferendosi a “traditori” interni. Immaginiamo, senza schemi fissi in testa, uno scenario possibile dopo i risultati delle ultime elezioni politiche, che dettero il 33% al M5S (primo partito in Italia), in cui si doveva mantenere per prima cosa la promessa elettorale di non fare alleanze di governo e, in mancanza di governabilità, chiedere una nuova legge elettorale che la consentisse (proporzionale con premio di maggioranza e divieto di presentarsi in coalizione). Sono sicurissimo che, in quella situazione politica, in piena vittoria elettorale, il traguardo di una nuova legge elettorale sarebbe stato raggiunto e con esso un governo capace di attuare il proprio programma. Il peccato originale è quello di non mantenere la parola e la politica in questo è campione del mondo, ma se lo fa chi propone trasparenza, onestà, coerenza, rispetto del programma politico, il tonfo è assicurato.
Mi scusi, Paolo, ma a me risulta che senza un leader nessuna forza politica, per legge, può presentarsi alle elezioni. Quanto all’“omologazione”, non riesco a
CARA REDAZIONE, Il Sindacato Nazionale Giornalai d’Italia insieme agli edicolanti di diversi comuni italiani ha indetto stasera (ieri sera, ndr) “La Notte delle edicole”. Un’iniziativa per sensibilizzare e richiamare l’attenzione sulla drammatica situazione che sta travolgendo tutte le edicole italiane. Nella mia città, Sassari, alcune edicole rimarranno aperte al pubblico oltre l’orario di chiusura, indicativamente fino alle ore 22:30, con le insegne accese per tutta la notte. Condividete quanto dicono gli edicolanti e cioè che l'edicola è un luogo di incontro sociale e un presidio territoriale insostituibile? Vi impegnerete anche voi al loro fianco?
CARO EMANUELE, se anche non fossimo d’accordo con quanto scrive il Sinagi, glorioso sindacato degli edicolanti, saremmo comunque obbligati a solidarizzare con questa proposta: i giornali si vendono ancora in edicola. Ma non abbiamo bisogno di nessuna costrizione: abbiamo già scritto al Sinagi offrendo la nostra collaborazione per far si che l’annunciata ecatombe delle edicole italiane, che chiudono a migliaia, sia perlomeno frenata. E vogliamo mandare un messaggio di solidarietà agli edicolanti che recentemente hanno rimproverato aspramente gli editori per il loro disinteresse nei confronti della rete di vendita e per la loro sufficienza rispetto al problema. “Non capire quello che stiamo dicendo da anni, o meglio fregarsene come il mondo editoriale sta facendo – scriveva il Sinagi qualche settimana fa – è assurdo e autolesionista”. Aggiungendo: “Signori editori, pensate forse che con qualche supermercato in più e qualche esercizio commerciale disposto a vendere parte delle testate editoriali riuscirete a cavarvela? Follia o illusione, senza edicole, non esisterà più nulla”. Noi siamo totalvederla, visto che molte bandiere dei 5 Stelle sono diventate leggie con l’ostilità di tutti gli altri partiti. Gli errori dei 5 Stelle sono ben altri.
Alcune riflessioni sulle votazioni: l’uscita di Renzi dal Pd ha fatto un gran bene al Pd medesimo. Il voto in Calabria è meno chiaro. Complessivamente mi sembra che non abbia vinto nessuno, ma si siano somente d’accordo con queste parole. Senza edicole moriranno anche i giornali, che già sono attraversati dalla crisi più acuta della propria storia. Senza edicole si spezza un legame di fiducia, di scambio diretto tra quello che noi facciamo e voi lettori per il tramite dell’edicolante, sentinella della libertà di informazione.
Il Fatto Quotidiano non riceve alcun finanziamento pubblico e non si metterà in fila per mendicare la propria dose di pre-pensionamenti come si accingono a fare altre gloriose testate. Se risorse pubbliche devono essere messe in circolo, che vadano a sostegno dell’edicola e di un mondo che ha bisogno di rinnovarsi e di essere aiutato a farlo. lo evitati alcuni gravi rischi. Il crollo dei 5 Stelle va letto, come per tutti gli altri partiti o movimenti, nella perdita di identità che è penalizzante sempre. Hanno sbagliato prima ad assecondare la Lega, adesso devono fare attenzione a non assecondare troppo il Pd. Quota 100 va difesa a oltranza e rinnovata alla scadenza. La legge Fornero va abolita. Il sistema pensionistico va rivisto. I No Tav hanno ragione e andavano difesi. Non credo che la gente volesse il taglio dei parlamentari. Quello che molti di noi vorrebbero è l’eliminazione dei privilegi e la riduzione dei compensi che sono veramente esagerati, la concessione ad Autostrade va tolta, mancherebbe altro. Le Sardine hanno portato un vento di freschezza, benvenute!
Sono riuscite a dare a molti uno scossone, convincendoli anche ad andare a votare, il che è servito a evitare danni peggiori. Grazie Sardine!
Parto da un dato: finché le persone decidono di scendere in piazza per dimostrare civilmente i propri sentimenti e le proprie aspettative, per denunciare gli errori di chi ci governa e per sfidare chi ritiene negativo, la società civile mantiene accesa la speranza che la politica faccia ciò che deve. Quindi ben vengano le Sardine, i giovani che si organizzano sono il futuro. Pazienza se De André ha sempre temuto gli uomini che si organizzano, per questa volta mi permetto di essere in disaccordo con lui. Arrivare a ringraziarle per l’esito del voto emiliano-romagnolo, però, mi sembra troppo. Non perché non sia vera la riconoscenza politica che il Pd deve loro, ma perché ringraziarli e basta nasconde il nocciolo della questione: se a qualunque chiamata elettorale almeno il 67% degli aventi diritto andasse a votare, forse le Sardine sarebbero persino solo un contorno.