ABBIAMO SMESSO DI SOGNARE LA CALIFORNIA
Nel 1966 i Dik Dik cantavano “ti sogno California e un giorno io verrò”. Nonostante si fosse in piena guerra del Vietnam, l’America, col suo Stato più famoso e significativo, rimaneva un mito, come lo era stata già dai primi del Novecento per i nostri emigranti.
OGGI LA CALIFORNIA è ritenuta la quinta economia mondiale, ma negli ultimi anni, seguendo un processo di disintegrazione del ceto medio che riguarda tutto il mondo occidentale e che nemmeno Trump è riuscito a fermare, i poveri si sono quadruplicati. In California, su una popolazione di circa 40 milioni di abitanti, 4 milioni e 100 mila persone non hanno avuto da mangiare per tutto l’anno. Solo grazie al Calfresh, che non sono altro che dei bollini federali per andarsi a comprare da mangiare, queste persone hanno potuto sopravvivere. Nella Contea di Sacramento, capitale della California, ogni giovedì c’è la distribuzione del cibo. Non ci vanno solo i barboni, ma famiglie con bambini che hanno i genitori che lavorano, ma a malapena riescono a campare. Nelle scuole il governo della California ha dovuto intervenire per pagare ai bambini poveri il lunch, altrimenti ci si sarebbe trovati che i bambini ricchi mangiavano e gli altri stavano a guardare (dati del 2017 del Dipartimento di Stato della California). In intere zone degli Stati del sud l’analfabetismo è al 38 per cento. In California dove è nata l’avanzatissima e ricchissima, ma solo per alcuni, Silicon Valley, tutti i giorni a ogni incrocio ci sono persone che espongono cartelli “Just hungry, please help” (“Ho fame, aiutatemi”). A Palo Alto, una delle città più ricche degli Stati Uniti, gli ingegneri informatici pur guadagnando più di 100 mila dollari sono costretti a vivere in macchina.
Questa è oggi la mitica California. Tutto ciò non ha impedito a Donald Trump al convegno di Davos (World Economic Forum) di affermare che “l’economia americana è diventata un geyser ruggente di opportunità”. Può darsi. Trump è stato eletto nel 2017, ma tagliando le tasse ai ricchi non si vede dove possa mai aver trovato i soldi per aiutare i poveri. Evidentemente anche nell’America di Trump la forbice fra le classi sociali si sta allargando. Alcuni, pochi, entrano a far parte dei ceti benestanti, altri sono costretti a stare agli angoli delle strade chiedendo l’elemosina. Del resto in quasi tutte le grandi città americane gli homel es s , d’inverno, dormono per strada approfittando del superplus di calore che viene dalle grate dei grandi alberghi o delle case ricche. L’America è fatta così. Peraltro da un Paese dove uno dei prossimi candidati alle Presidenziali, Michael Bloomberg, dispone di un patrimonio di 50 miliardi di dollari che è disposto a investire pur di essere eletto, c’è da aspettarsi di tutto. Il peggio.
E ALLORA non lamentiamoci troppo del modello europeo dove esiste un welfare piuttosto efficiente e nemmeno dell’Italia che a questa visione sociale aderisce. E non spariamo a zero, come fa la destra, sui provvedimenti che l’attuale governo ha preso e sta prendendo per cercare di attenuare, pur avendo la palla al piede dell’enorme debito pubblico che è stato accumulato soprattutto negli anni Ottanta a opera del famoso CAF, e che oggi si sta cercando di glorificare nella persona di Bettino Craxi, le grandi disparità fra ricchi e poveri che esistono anche da noi e forse soprattutto da noi più che in altri Paesi europei. Help.
LA POVERTÀ Nell’America di Trump la forbice fra le classi sociali si sta allargando: pochi sono benestanti, troppi chiedono l’elemosina per strada