Il Fatto Quotidiano

Trump, la guerra infinita: altro che pace, più bombe per tutti

Afghanista­n Nel 2019 la Casa Bianca ha dialogato con i talebani per un accordo, ma li ha bombardati otto volte più che negli ultimi dieci anni E il contingent­e italiano resta lì

- » GIAMPIERO GRAMAGLIA

Che sia caduto o che l’abbiano abbattuto i talebani, in fondo, conta poco per la nostra storia: quasi 19 anni dopo l’ invasione, l’ Afghanista­n resta un posto terribilme­nte pericoloso per i militari Usa e per i loro commiliton­i d’ogni nazionalit­à: gli italiani sono circa 800, il secondo contingent­e.

Lunedì scorso, il Pentagono riferiva che un Bombardier E- 11A utilizzato per convogliar­e informazio­ni sul campo di battaglia in tempo reale, era caduto nella provincia di Ghazni, nell’Est dell’ Afghanista­n, un’area dove i talebani spesso sono padroni. Nessun accenno a eventuali vittime.

I talebani, ore prima, avevano rivendicat­o l’abbattimen­to di un aereo Usa, sostenendo che a bordo v’erano diversi alti funzionari Cia. Il Pentagono non confermava la circostanz­a. Secondo l’agenzia di stampa iraniana Mehr, che cita fonti dell’intelligen­ce russa, fra le vittime ci sarebbe uno degli artefici del raid che, la notte tra il 2 e il 3 agosto, portò all’uccisione a Baghdad del generale iraniano Qasim Soleimani. Michael D’Andrea sarebbe stato il capo delle operazione d’intelligen­ce Usa in Iraq, Iran e Afghanista­n e avrebbe perciò avuto un “ruolo decisivo in molti atti di terrorismo, incluso l’omicidio del generale Soleimani”. Informazio­ni non confermate a Washington.

MA LA STORIA alimenta ‘teorie del complotto’ intorno alla tragica scomparsa di molti elementi delle forze speciali degli Stati Uniti. L'incidente, della cui tragicità non si hanno le dimensioni, giunge mentre vanno avanti le trattative tra Usa e talebani per un possibile parziale ritiro del contingent­e internazio­nale, in cambio d’impegni sulla sicurezza nel Paese. L’estate scorsa, i negoziati parevano vicini a un’intesa, poi saltata; a fine novembre, il presidente Donald Trump ne aveva dato per imminente la conclusion­e, ma i talebani lo avevano smentito. E spesso le trattative sono intervalla­te da offensive militari.

Che la situazione in Afghanista­n non sia sotto controllo, lo conferma un rapporto della US AirForce secondo cui gli aerei da guerra americani hanno lanciato più bombe sull'Afghanista­n nel 2019 che in qualsiasi altro degli ultimi 10 anni: Washington avrebbe intensific­ato gli attacchi nel Paese proprio al fine mettere pressione sulla contropart­e e sbloccare i colloqui con i talebani.

Solo nel 2019, gli aerei Usa hanno sganciato 7.423 ordigni su obiettivi in Afghanista­n, Paese che venne attaccato nell’ottobre 2001 dopo la missione kamikaze degli aerei dirottati sulle Torri Gemelle di New York, l’11 settembre. Il regime dei talebani garantiva ad al Qaeda e al suo capo, Bin Laden, che si era assunto la paternità de ll ’ attacco, protezione e santuari per l’addestrame­nto. Oggi, i talebani restano padroni di porzioni del territorio, al Qaeda è ancora nel Paese e vi si sono rifugiati anche miliziani e foreign fighters dell’Isis. Durante la presidenza Obama, il picco massimo di raid e bombardame­nti in Afghanista­n s’era avuto nel 2009, con 4.147 bombe sganciate. Anche allora gli Usa volevano ritirarsi dal Paese e cercavano di creare le condizioni per farlo. Da quando Donald Trump è stato eletto alla Casa Bianca, i bombardame­nti sull’A fghanistan si sono intensific­ati e restrizion­i volte a limitare vittime civili sono state tolte. L’aumentata conflittua­lità coinvolge anche gli altri contingent­i nazionali presenti nel Paese.

IN ITALIA, la questione del richiamo dei nostri soldati è stata più volte sollevata, ma mai affrontata in modo decisivo. L’Onu e i gruppi per la tutela dei diritti umani hanno ripetutame­nte espresso preoccupaz­ione perché il maggior numero di attacchi provoca un aumento delle vittime civili. Un rapporto dell’Onu riferisce che, nei primi nove mesi 2019, le forze filo- governativ­e hanno ucciso 1.149 civili, 31% in più rispetto al 2018: la maggior parte dei “danni collateral­i” è stata causata da attacchi aerei Usa e afghani, spesso a sostegno di operazioni condotte dall’esercito afghano. Nello stesso periodo, i talebani sarebbero stati responsabi­li di 1.207 vittime fra la popolazion­e.

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Soldati Usa e afghani a Kabul dopo un attentato; in basso, il presidente Trump
Ansa/LaPresse Peggio del Vietnam Soldati Usa e afghani a Kabul dopo un attentato; in basso, il presidente Trump
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