La citofonata di Salvini interferì in un’indagine
Accertamenti dell’Arma su un maresciallo che guidò il “Capitano” dalla signora del Pilastro
Scampanellando in quel condominio di via Grazia Deledda al Pilastro, periferia di Bologna, Matteo Salvini è andato a sovrapporsi a un’indagine giudiziaria per droga, in corso proprio da quelle parti. Non è chiaro se la “giustizia porta a porta” del capo leghista nella campagna per le Regionali emiliano-romagnola, lo scorso 21 gennaio, oltre a scatenare un putiferio, richieste di risarcimento e l’apertura di un fascicolo da parte del Garante della Privacy, abbia perfino intralciato l'attività di polizia giudiziaria. Non sarebbe male per l’ex ministro dell’Interno che mette la “sicurezza”, vera o presunta, al centro della sua propaganda.
La situazione imbarazza un po' tutti nell'Arma dopo il coinvolgimento del terzo, incredibile protagonista della scenetta del citofono, finita sul Web poi rimossa da Facebook. Dopo Salvini e la signora che l'ha portato davanti al portone di via Grazia Deledda, una donna che vive il lutto di un figlio malato e poi morto di eroina, ecco il maresciallo dei carabinieri. È un sottufficiale “in convalescenza” non certo alle prime armi, anzi piuttosto noto a Bologna, già comandante di varie stazioni prima di una recente inchiesta per stalking e depistaggio che l'ha portato alla sospensione dal servizio poi revocata dal Riesame ( attende la Cassazione), una storia a metà strada tra la goliardia pesante e cose peggiori che se confermata sarebbe tutt'altro che edificante. L'Arma lo tiene lontano dall'attività operativa e ieri ha confermato di aver avviato le “procedure preliminari volte a chiarire i termini della vicenda” della sceneggiata salviniana al Pilastro, “con esclusivo riferimento all’asserito coinvolgimento del carabiniere, che, per quanto ad ora risulta, era in licenza di convalescenza, dunque non in servizio all’epoca dei fatti”. Per dire che non ha il divieto di fare il galoppino dei Salvini boys.
NON È LA PRIMA VOLTA che il “capitano” leghista finisce per inguaiare uomini delle forze dell'ordine che per un motivo o per l'altro esagerano mettendosi a sua disposizione. È successo anche ai poliziotti che la scorsa estate, quando era ancora ministro dell'Interno, hanno portato suo figlio sulla moto d'acqua della polizia a Milano Marittima (Ravenna) e a quelli che hanno intimidito il giornalista di Repubblicache riprendeva la scena: la Procura di Ravenna ha chiesto l'archiviazione, il giudice deve pronunciarsi e poi si apriranno eventuali procedimenti disciplinari.
IN QUESTO CASO, a quanto pare, il maresciallo ha messo in contatto lo staff di Salvini con la “mamma antidroga”. Così almeno ha detto lei: “Ho ricevuto una telefonata dal maresciallo dei carabinieri, sarei stata avvisata dell'arrivo di Salvini da un suo collaboratore. Si fida ciecamente di me perché sa che ho tutto in mano sulla situazione dello spaccio, foto e prove”. Nel video, poi rimosso da Facebook, prima dello show del citofono la signora del Pilastro lo cita: “Qua segnalo al maresciallo XXX quello che capita”. La mattina dopo la signora ha ritrovato la macchina con due finestrini spaccati. Nella denuncia ai carabinieri ha dichiarato che l'incontro con il leader della Lega è avvenuto dopo la telefonata del maresciallo. Secondo il Corriere di Bologna il sottufficiale, come riferito dalla donna, avrebbe detto che “lo staff di Salvini mi ha chiesto il contatto di una persona che conosce le dinamiche del quartiere e io ho pensato a lei”. Abbiamo chiesto al maresciallo di raccontarci come è andata ma, anche comprensibilmente, non intende parlare, nemmeno tramite colleghi e comuni conoscenti.
SALVINI AL PILASTRO è arrivato sull’onda di una falsa notizia di cronaca: la denuncia, rivelatasi poi falsa, di una violenta aggressione a una ragazza. La polizia di Bologna ha denunciato la 15enne per procurato allarme e simulazione di reato. La signora l'ha portato davanti al citofono e lui ha suonato a una famiglia italo- tunisina: “Lei spaccia? Suo figlio spaccia?”. Non l'hanno fatto entrare. Lì abita una coppia italo-tunisina con un figlio di 17 anni, che si è sentito additato come spacciatore e si è affidato all’avvocata Cathy La Torre che annuncia un'azione per danni contro Salvini. Non è su di lui, ma un’inchiesta per droga c’è. Peraltro il fratello maggiore che non abita lì, come ha spiegato egli stesso, è già stato condannato per spaccio. Non è chiaro se la signora si riferisse a lui, né cosa sapesse il maresciallo delle eventuali attività di spaccio e delle indagini in corso. La Procura non sembra intenzionata a contestargli omissioni né altri illeciti penali, l'Arma deciderà cosa fare.
Il sottufficiale Non è chiaro cosa sapesse dello spaccio e delle attività di polizia giudiziaria