Signorini, Wanda Nara e l’operazione Nanga Parbat
L’idea del nuovoGrande Fratello
Vip era ambiziosa; alzare il livello del reality (qualcosa come piallare il Nanga Parbat) e alzare il livello dei Vip: si spiegano così interessanti operazioni di archeologia industriale quali il recupero di Michele Cucuzza e di Antonella Elia (opzionata, pare, anche dall’Unesco). Ma purtroppo non sempre le ambizioni garantiscono i risultati: vediamo un po’. Alfonso Signorini. Altarini, falò di confronto e di affronto, arsenico e vecchi cornetti pompati a tutta birra per vedere l’effetto che fa. Vorrebbe essere lo scoop in diretta; in realtà è la versione trash di
Carramba che sorpresa!, dove solo il direttore di Chi realizza il suo sogno (essere la Carrà). Pupo. I suoi interventi a sfondo autobiografico aggiungono gossip al gossip, doppisensi ai doppisensi, pecoreccio al pecoreccio. Non ci sono più gli intellettuali organici; in compenso, fioriscono gli opinionisti organici. Wanda
Nara. La consorte di Icardi si ispira a Mies van der Rohe. Meno vestiti possibile, meno pensieri possibile, meno intellegibile possibile: “Lessa is more”. Barbara Al
berti. Una grande, al solito sola contro tutti. Il Gieffe non le mancherà, lei mancherà al Gieffe. Rita Rusic. Da produttrice di cinepanettoni qual è, non ha trovato un cast all’altezza. E si è autoprodotta. Antonio Zequila.
È stato o no con la Marini? Il mistero tarda a diradarsi. Forse Er Mutanda sogna di oscurare la fama di Mark Caltagirone, però ha un tallone d’Achille: esiste davvero.