“Così cambieremo l’accesso ai docenti e le classi-pollaio”
La ministra Lucia Azzolina: “Iniziamo dalle classi pollaio. Poi risorse e lauree abilitanti”
Chi è dentro la scuola la conosceva già: auricolare sempre attivo, da deputata Lucia Azzolina rispondeva a chi le scriveva dalla sua pagina Facebook. Le sue idee erano chiare: riduzione del numero di studenti per classe, meritocrazia nell’accesso all’i n s egnamento (leggi più concorsi e meno ricorsi) e la necessità di mettere “gli studenti al centro”. La scommessa della neo ministra dell’Istruzione (Ricerca e Università sono convogliati in un altro ministero) sarà mantenere quelle idee ora che ha preso il posto del dimissionario Lorenzo Fioramonti che, dice, “ha sprecato una grande occasione”. Ministra, ieri ha annunciato su Facebook le materie della maturità e ha iniziato da quelle degli istituti professionali. Perché?
Voglio parlare direttamente con gli studenti, utilizzare mezzi e linguaggi vicini a loro. E che sia chiaro che non esistono scuole di serie B. È un messaggio: gli studenti meritano tutti la stessa attenzione e vanno messi al centro del sistema scolastico.
Non è stato così?
Il ministero dell’Istruzione affronta da sempre troppe emergenze sui docenti. Sacrosante. Ma così si perdono di vista gli studenti.
Da deputata ha presentato una proposta di legge per ridurre il numero di studenti per classe. Ora che è ministra lo farà davvero?
So per esperienza che è difficile lavorare in classi di 28-30 persone, ancora di più se ci sono ragazzi con disabilità o bisogni educativi speciali. Ci sono norme molto belle che prevedono la personalizzazione dell’insegnamento in base al l’alunno, ma insegnare in trenta modi diversi è difficile. È chiaro che non è una misura immediatamente realizzabile, ma si può iniziare. Ho inserito nel Milleproroghe l’obbligo di non avere più di 20 studenti in una classe in cui ci siano disabili, spero il Parlamento condivida. Un primo passo verso la totale abolizione delle classi pollaio, per cui serve tempo.
Che ostacoli vede?
La proposta è stata accolta in maniera trasversale, l’ostacolo principale riguarda le risorse per realizzarla così come l’avevo pensata. Però voglio essere ottimista, non si può ottenere tutto e subito, sarebbe sciocco crederlo.
Il suo predecessore si è dimesso perché non gliel’hanno date, le risorse...
Ha perso una occasione enorme, non tutti i giorni la vita ti dà la possibilità di essere ministro dell’Istruzione, di formare le generazioni. Lo dico con rammarico. Se vuoi migliorare la scuola e dare una mano lo fai meglio da deputato o da ministro? Poi, governare un ministero significa avere concretezza, stare qui dalla mattina alla sera, all’inizio anche 20 ore al giorno. È fondamentale. Prima lavori, poi fai gli annunci, se c’è qualcosa da annunciare. La cosa positiva è che l’istruzione è stata portata al centro del dibattito.
Ma i soldi mancano, però... Stare qui ti permette di aprire tanti cassetti e vedere cosa è stato speso e cosa no. Lo sto facendo, ci sono molte risorse inutilizzate e soldi dell’Ue che tornano indietro. Formeremo il personale e i docenti per farlo.
A quanto ammontano queste risorse?
Non lo sappiamo ancora. Appena ultimerò i conti, lo dirò. È chiaro che serviranno maggiori risorse, non lo nascondo. So però che prima di volere cose in più, bisogna vedere quello che hai e come lo spendi. Poi si cerca il resto. Altrimenti si è facilmente attaccabili. Ma sono anche fiduciosa che questo governo investirà sull’istruzione.
Sa che ci sono ancora proteste da parte dei maestri diplomati “licenziati” dopo la sentenza del Consiglio di Stato?
Sì. Già nel decreto Dignità avevamo previsto un concorso straordinario. Chi l’ha fatto è entrato in graduatoria e la maggior parte è passata di ruolo. Chi non aveva i requisiti potrà partecipare a quello ordinario per la primaria che spero di bandire a febbraio. Inoltre avrebbero potuto fare anche quello del 2016. Insomma, tre concorsi in quattro anni credo siano abbastanza.
E sulle intramontabili Graduatorie a esaurimento in cui da anni sono i docenti abilitati?
Resteranno chiuse, si chiamano così per un motivo. Il mio obiettivo è assumere le persone, non farle entrare in una graduatoria e chissà quando verranno assunte. Per velocizzare il tutto faremo una call regionale.
Cioè?
Per i posti rimasti scoperti e senza docenti di ruolo, cosa che accade soprattutto al Nord, gli uffici scolastici regionali faranno una call veloce e saranno messi a bando in pochi giorni. Sarà volontario, non ci sarà un obbligo. Ricorda l’autonomia scolastica di Bussetti...
Nulla a che fare. Chi andrà in quella regione resterà dipendente dello Stato italiano. Ieri i sindacati hanno annunciato mobilitazioni. Che succede?
So solo che i bandi per assumere gli insegnanti sono praticamente pronti. Quello di ieri era un tavolo tecnico in cui avevamo accolto gran parte delle richieste. Ho letto con sorpresa della minaccia di mobilitazione.
È stata accusata di aver copiato la tesi di fine corso della Ssis, la scuola per l’abilitazione all’insegnamento. È vero?
Non ho copiato. Quelle erano definizioni mediche e aspetto ancora delle scuse. Ho ricevuto centinaia di messaggi da chi ha fatto la Ssis. Chi ha esagerato, su questa vicenda, ne risponderà nelle forme e nei modi previsti dalla legge. Quello delle scuole per le abilitazioni è una questione annosa per la formazione. Voglio cambiare l’iter: lauree triennali uguali per tutti, ma laurea specialistica abilitante per l’insegnamento. Gli universitari potranno scegliere da giovani di fare l’insegnante come per tutte le altre professioni. Ci lavoreremo con il ministero dell’Università.
SULL’EX MINISTRO FIORAMONTI
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LE ABILITAZIONI PER INSEGNARE
Voglio cambiare l’iter: serve una laurea specialistica abilitante per l’insegnamento Gli studenti potranno scegliere da giovani di fare l’insegnante