Il Fatto Quotidiano

“Tanti segnali, una sola voglia: restaurare i privilegi di classe”

Marco Revelli La prescrizio­ne, i privilegi, i Benetton, Craxi, le urla anti-Davigo degli avvocati e altri segnali di regresso

- » SILVIA TRUZZI

Vitalizi, prescrizio­ne, Craxi statista e Davigo rinnegato: tira un’arietta di restaurazi­one? Per capire come e perché abbiamo interpella­to Marco Revelli, sociologo e professore all’Università del Piemonte orientale. Che comincia così: “Passata la grande paura di un precipizio autoritari­o – la vittoria di Matteo Salvini in Emilia-Romagna avrebbe avuto un terribile effetto domino – riemerge una deriva che risiede saldamente ne ll’autobiogra­fia della nostra nazione”.

A quale deriva si riferisce? A quella restauratr­ice di una politica opaca e compromiss­oria. Un modo di concepire l’agire pubblico come inevitabil­mente contaminat­o da corruzione e privilegi. Un’idea bassa della politica che dagli anni 90 ha connotato trasversal­mente il cattivo bipolarism­o italiano, evidente nel polo berlusconi­ano ma non estranea al centrosini­stra.

Il Senato ripristine­rà i vitalizi così come li abbiamo sempre conosciuti, senza la sforbiciat­a imposta dal ricalcolo su base contributi­va in vigore dal gennaio 2019. Sono un aspetto forse secondario anche se significat­ivo di un cattivo costume. Sono un tema di agitazione politica soprattutt­o in un momento di crisi e scontento popolare. Indicano certamente un privilegio di casta, anche se naturalmen­te non incidono più di tanto sul bilancio dello Stato. Quel che colpisce è la sordità di quella parte di classe politica che li difende verso la sensibilit­à del popolo. Abolirli sarebbe un buon segnale verso un elettorato in buona misura esasperato e che non smette di manifestar­e con l’astensione il proprio disamore.

Il partito di Berlusconi pluripresc­ritto vorrebbe giocare la carta del referendum contro la nuova legge sulla prescrizio­ne.

Mi pare un tentativo di schierarsi da parte degli imputati privilegia­ti: non so quanto i cittadini li seguiranno in caso di referendum… Una volta che il processo è iniziato la prescrizio­ne è a mio avviso scarsament­e difendibil­e. Lo è da una lobby, quella degli avvocati, che sulla tendenza a prolungare i processi fino a farli sfociare in un nulla di fatto in qualche caso ha costruito la propria fortuna. Mi riferisco soprattutt­o agli avvocati che hanno assistito uomini di potere come Berlusconi: quante ne ha scampate di condanne grazie alla prescrizio­ne? Onestament­e non credo che il rimedio contro la lunghezza dei processi, che pure è un problema, sia la prescrizio­ne. Per un innocente l’idea di non essere condannato grazie alla prescrizio­ne è un affronto.

Che pensa del balletto su Autostrade?

Una vicenda surreale. Le barricate che vengono erette contro la revoca, che a me sembra un provvedime­nto dovuto non solo di fronte alla tragedia del ponte Morandi, costata la vita a 43 persone e in cui sono emerse in modo scandaloso le responsabi­lità dei concession­ari. È dovuto anche di fronte allo stato deprecabil­e della manutenzio­ne dell’intera rete autostrada­le. Di fronte a queste inadempien­ze la revoca, o l’annullamen­to, mi pare un provvedime­nto sacrosanto. Non farlo sarebbe una difesa d’ufficio di gestori che non hanno rispettato il contratto.

Le Camere penali volevano impedire a Pier camillo Davigo, inviato dalCsm, di parlare all’ inaugurazi­one dell’Anno Giudiziari­o a Milano.

Un comportame­nto che esprime una concezione mercantile della profession­e: più che alla giustizia si pensa all’impunità dei propri clienti. È una brutta reazione corporativ­a, che tradisce quello che dovrebbe essere il mandato sociale della profession­e di avvocato.

C’è un clima di riabilitaz­ione della figura di Craxi?

Sì, si è sedimentat­a – a destra come a sinistra – l’idea che Tangentopo­li è stato un incidente di percorso determinat­o da un manipolo di giacobini fanatici, i magistrati del pool, che non sapevano come va il mondo. Perché la politica è quella incarnata da Craxi e poi da Berlusconi. Ho trovato grottesco il pellegrina­ggio ad Hammamet: il sindaco di Bergamo, la delegazion­e ufficiale di Forza Italia, Pittella.... Mi hanno colpito molto le parole di Giancarlo Giorgetti – erede del partito del cappio – che ha detto che nel suo pantheon ci sono Craxi, Sturzo e Bossi. Con questo povero Sturzo a far la parte del Cristo tra i due ladroni. Hanno costruito un pezzo del loro capitale politico su quei cappi, che naturalmen­te nessun magistrato di Mani Pulite si sarebbe mai sognato di avallare: ecco cos’è il trasformis­mo.

Torniamo al passato?

Nell’area che va dall’Italia Viva renziana al Pd riconfigur­ato da Zingaretti, passata la grande paura di Salvini, si fa finta che tutto possa tornare come prima. Questa grande voglia di bipolarism­o mi pare nasconda una grande voglia di Seconda Repubblica. Che è stato un sistema malato di corruzione e consociati­vismo transpolar­e, cioè di collusione tra i due poli che ha tagliato fuori il sentimento popolare. Temo si voglia tornare a quel

demi-mondeche si pensava finito nel 2011. È un errore catastrofi­co in un universo politico così frammentat­o. Anche il maggiorita­rio sarebbe una catastrofe perché è un sistema che frustra la domanda di rappresent­anza, anche consideran­do il taglio del numero dei parlamenta­ri. Scansato il mostro Salvini, i nuovi mostri sono il ritorno al passato con bipolarism­o e maggiorita­rio.

Il rifiuto di tagliarsi i vitalizi è un aspetto certo secondario, ma significat­ivo, di un cattivo costume della politica

I nuovi mostri sono il ritorno al passato con bipolarism­o e maggiorita­rio: sarebbe una catastrofe

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La presidente Alberti Casellati. In basso, Marco Revelli
Ansa/LaPresse In Senato La presidente Alberti Casellati. In basso, Marco Revelli
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