Il primo giorno del “Conte 3” Così ripartono i giallorosa
Finora, avevano dovuto trattare con lui soltanto – si fa per dire – sulla faccenda della prescrizione. Ma da ieri, il resto dei giallorosa, con Alfonso Bonafede dovrà averci a che fare per ogni cosa. Così, l’esordio del nuovo capo delegazione si trasforma in un test per la “fase due” della maggioranza. Quella che arriva dopo le Regionali e lo scampato pericolo della vittoria di Matteo Salvini. Ma anche quella che inizia dopo le dimissioni di Luigi Di Maio da capo politico dei 5 Stelle. “Si erano allontanati, no?”, è la domanda con cui a sinistra provano a sondare se si troveranno di fronte “un altro” Movimento. “Per biografia Bonafede è più vicino a Conte, giusto?”, si ragiona ricordando il comune passato all’Università di Firenze. In sostanza, si cerca di capire se la fine dell’era Di Maio significa qualcosa anche per lo stato dei rapporti interni alla maggioranza. Perché la parola d’ordine del “Conte 3” – almeno nelle intenzioni del
L’incognita 5 Stelle Conte stringe i tempi: “Il governo non può attendere la loro riorganizzazione”
premier e del capo delegazione dem Dario Franceschini – è “basta bandierine”.
TRADOTTO significa che non bisogna ricominciare con le prese di distanza quotidiane, con i battibecchi a suon di agenzie, con i veti e i ricatti. “Bisogna governare da alleati”, è il mantra anche di Nicola Zingaretti, il segretario del Pd che dopo la vittoria in Emilia vuole aprire il “cantiere” di un nuovo contenitore del centrosinistra che sogna così grande da tenere dentro Cinque Stelle e pure le Sardine. Non proprio l’aria che si respira dall’altro lato del tavolo, dove le dimissioni di Di Maio hanno inciso praticamente zero sul cambio di linea politica: il reggente Vito Crimi, se possibile, è ancora più oltranzista del ministro degli Esteri: “Se scegliamo un campo, non esistiamo”, ha ripetuto l’altroieri al Fatto. Così, giovedì, in Parlamento hanno fatto rumore le parole con cui il presidente della Camera Roberto Fico – uno che al dialogo con i dem lavora dal primo giorno – ha chiesto ai 5 Stelle di restare “uniti” nel sostenere il governo Conte fino al 2023. Una ovvietà che ovvia non è, se ha sentito il bisogno di dirlo.
Ieri, però, il clima era quello da primo giorno di scuola: vestito nuovo e buonissimi propositi per l’anno che inizia. Si è volutamente evitato di mettere sul tavolo le questioni più spinose – su tutte l’annosa riforma della prescrizione e la revoca delle concessioni autostradali – e si è preferito guardare avanti: non è un caso che il premier, postando su Twitter la foto del vertice e invitando i commensali a “pr oced ere spediti, determinati, compatti”, abbia coniato il nuovo
Forza
Italia tenta l’ac cerchiamento alla riforma Bonafede sulla prescrizione. Con una manovra a tenaglia su più fronti, dentro e fuori il Palazzo. Il progetto di legge di Enrico Costa, che era appena tornato in commissione Giustizia, ora è stato di nuovo calendarizzato per l’Aula della Camera lunedì 24 febbraio. Dall’altra parte, però, per abolire la legge che blocca la prescrizione dopo il primo grado di giudizio, il partito di Silvio Berlusconi si muove anche a livello locale. L’Ars, l’assemblea regionale siciliana, ha iniziato il percorso per chiedere un referendum per l’abro
“Una forzatura” Il deputato FI che ha scritto il ddl che piace a Renzi e al Pd: “Torna in Aula a febbraio e loro sono divisi”