Il Fatto Quotidiano

“La Marina italiana guidava la Guardia costiera della Libia”

NELLE CARTE La scoperta della Procura di Agrigento I pm chiedono l’archiviazi­one per Casarini e il comandante della “Mare Jonio” e descrivono cosa succede davvero in mare

- » ANTONIO MASSARI

Chi ha guidato realmente la Guardia costiera libica in questi anni? La risposta è nella richiesta di archiviazi­one che la Procura di Agrigento ha depositato nei riguardi di Luca Casarini e Pietro Marrone, rispettiva­mente capo missione della Ong Mediterran­ea e comandante della nave Mare Jonio, entrambi indagati per favoreggia­mento dell’immigrazio­ne clandestin­a. E si tratta di una risposta tanto più inquietant­e se si pensa che, all’interno dello stesso provvedime­nto, la Procura assicura – come anticipato due giorni fa dal Fatto Quotidiano – che la Libia non ha mai fornito un porto sicuro né, all’epoca dei fatti, era in condizioni di offrirlo.

“Dagli elementi probatori acquisiti – scrivono nella richiesta di archiviazi­one il procurator­e aggiunto Salvatore Vella e la pm Cecilia Baravelli – sembra che Nave Capri, e quindi la Marina Militare Italiana, svolga di fatto le funzioni di centro decisional­e della cosiddetta Guardia Costiera libica”. È quel che accade, secondo la Procura, il 18 marzo 2019 quando la Mare Jonio soccorre 49 persone prossime al naufragio: “La nave Capri è una unità della Marina Militare Italiana dislocata nel porto di Tripoli nell’ambito della ‘Operazione Mare sicuro’, ufficialme­nte per il supporto logistico e addestrame­nto a favore della Marina e della Guardia Costiera Libica”. In realtà avrebbe svolto il ruolo di “centro operativo di comando”.

LA PROCURA scopre che il 18 marzo 2019, alle 10:54, la nave della ong Sea Watch aveva già avvertito la Guardia costiera libica dell’avvistamen­to di un gommone in difficoltà. Poi, alle 13. 18, la Mare Jonio “informava via email Imrcc Roma (la nostra Marina militare, ndr) dell’avvistamen­to effettuato da Moonbird (l’aereo di un’altra ong che si occupa di monitorare imbarcazio­ni in pericolo di naufragio, ndr) comunicand­o” la sua posizione. e“che stava dirigendo verso la zona dell’avvistamen­to, in attesa di istruzioni da Immrc Roma”. Sette minuti dopo la Marina italiana avverte la Guardia costiera libica indicando la posizione e il numero delle persone a bordo del gommone.

La Libia si “riservava di assumere la responsabi­lità dell’evento Sar”. La Procura commenta: “Dalle 10:54 alle 13:25 la Guardia costiera di Tripoli non aveva dichiarato alcun evento Sar, né aveva assunto la responsabi­lità per le ricerche del gommone e il salvataggi­o delle persone a bordo, nonostante avesse due imbarcazio­ni in mare”. A quel punto “Roma – si legge ancora – informa la nave Capri della comunicazi­one ricevuta da Mare Jonio, affinché informi, a sua volta, l’ufficiale di collegamen­to della Guardia costiera libica”. Risultato: “Alle 14 sembra che” la Guardia costiera libica “assuma formalment­e la responsabi­lità dell’evento” e, di lì a poco, “ordina a tutti i natanti in zona di tenersi lontani almeno 8 miglia dall’ evento”. Una comunicazi­one, sottolinea la Procura, in “contrasto con quanto normalment­e previsto in tutto il mondo per l’attività di ricerca e soccorso”.

Se non bastasse, quando la Mare Jonio cerca di entrare in acque italiane, in modo corretto secondo la procura, riceve l’ordine di fermarsi e il divieto d’ingresso, disposto dal pattugliat­ore della Gdf Paolini: “Non siete autorizzat­i all’ingresso in acque nazionali italiane, non siete autorizzat­i da Autorità giudiziari­a italiana... se doveste entrare... sarete perseguiti per il reato di favoreggia­mento dell’immigrazio­ne clandestin­a”. “In realtà – continua la procura – nessuna autorità giudiziari­a aveva negato l’autorizzaz­ione all’ingresso” anche perché “non è previsto da alcuna norma che una nave battente bandiera italiana debba avere una preventiva autorizzaz­ione per fare ingresso nelle acque territoria­li italiane”.

Nave Capri, e quindi la Marina Militare Italiana, svolge di fatto le funzioni di centro decisional­e della cosiddetta Guardia costiera libica

L’ORDINE è definito negli atti illegittim­o e per questo motivo la procura ha chiesto l’archiviazi­one per il comandante Marrone, indagato per aver disobbedit­o. Infine, la procura ha specificat­o con una nota che non ha iscritto nel registro degli indagati alcun finanziere per questa vicenda – oggetto d’indagine a Roma per una denuncia presentata dalla ong Mediterran­ea – e che la “Gdf ha sempre operato nel contrasto all’immigrazio­ne clandestin­a con impegno e dedizione pur in un quadro normativo non sempre chiaro e in un contesto sociale caratteriz­zato da forti tensioni”.

 ?? LaPresse ?? La Gdf blocca Mare Jonio
LaPresse La Gdf blocca Mare Jonio

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy