Il Fatto Quotidiano

L’Onu lascia il suo campo a Tripoli: “La situazione è troppo pericolosa”

Ospitava almeno 1.700 rifiugiati in transito

- » MARCO FRANCHI

Lo zucchero con cui Marco Minniti, dal Viminale, voleva rendere più appetibile la pillola dell’accordo coi miliziani libici per bloccare i migranti era un impegno sempre più forte dell’Onu nel Paese per garantire la sicurezza di tutti. Da ieri questo tentativo di tenere assieme intervento umanitario e controllo ferreo delle frontiere europee si dimostra impossibil­e, ammesso che lo sia mai stato prima. L’Onu, infatti, ha annunciato che sta lasciando il “campo” di Tripoli in cui ospita i migranti in transito: la situazione s’è fatta troppo pericolosa.

COSÌ NE HA PARLATO ieri Carlotta Sami, portavoce dell’Unhcr, l’agenzia dell’Onu che si occupa di rifugiati: “Le Nazioni Unite hanno valutato che il sito di raccolta e partenza in cui operavamo dal dicembre 2018 potrebbe diventare un obiettivo militare. Non abbiamo altra scelta che sospendere le attività nella struttura”. La decisione, ha spiegato anche una nota dell’Onu, serve soprattutt­o a garantire la vita dei rifugiati e dei richiedent­i asilo ( circa

1700 quelli arrivati nel centro negli ultimi giorni): secondo l’Unhcr, infatti, le operazioni di addestrame­nto dei soldati di Tripoli – l’esercito fedele al premier al-Serraj – e le relative esercitazi­oni si svolgono assai vicino al sito delle Nazioni Unite; non è affatto escluso, dunque, che i militari del generale Haftar tentino un attacco in quella zona. Ovviamente l’agenzia delle Nazioni Unite sta lavorando per evacuare le persone presenti nel centro in strutture meno pericolose o in Paesi terzi.

La scelta di Unhcr arriva mentre in Italia riprende vigore, per così dire, il dibattito sul memorandum tra Italia e Libia, che si occupa soprattutt­o di gestione dei migranti, firmato dal governo di Fayez al-Serraj con l’esecutivo Gentiloni nel 2017: il 2 febbraio, se l’Italia non dovesse ritirare la sua adesione, il Memorandum verrà rinnovato senza modifiche per altri tre anni (e d’altra parte sarebbe difficile contrattar­le con l’attuale governo libico, in altre faccende affaccenda­to, e ancor più renderle operative, se del caso).

Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, sostiene che ora verrà avviato con al-Serraj “un negoziato sulla condizione dei migranti” in Libia, ma intanto le 46 associazio­ni sociali riunite nella campagna “Io accolgo” (da Sant’Egidio a Intersos a Legambient­e), alcuni parlamenta­ri di maggioranz­a e persino le Sardine chiedono di ritirare l’adesione dell’Italia al Memorandum entro domenica. Non pare intenzione del governo.

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LaPresse Carlotta Sami

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