Il Fatto Quotidiano

“La noia” non muore, “Narciso” ha già 90 anni

Da “La luna e i falò” a “Il nome della rosa”, gli anniversar­i dei classici che invecchian­o, ma senza rughe

- » CROCIFISSO DENTELLO

Capita di trovarli in libreria con un look rinnovato: copertine lucide, pagine fresche di stampa. Si mescolano alle novità di stagione per non mostrare le rughe. Vantano sì un’eterna giovinezza tra gli scaffali ma hanno superato gli anta. Il 2020 vede alcuni classici del Novecento festeggiar­e compleanni tondi con un arsenale di candeline sulla torta.

CI SONO AUTENTICI vegliardi di carta che arrivano al giro di boa del secolo di vita. Come L’età dell’innocenzad­i Edith Wharton, uscito nel 1920 (prima edizione italiana nel 1960) e che l’anno successivo si aggiudiche­rà, prima volta per una donna, il Pulitzer. Critica feroce del mondo chiuso e convenzion­ale dell’alta borghesia di New York della fine dell’Ottocento, il romanzo è stato portato magistralm­ente al cinema da Martin Scorsese. Dieci anni più tardi, nel 1930, uscivano in edizione originale il primo volume di L’uo mo

senza qualità di Robert Musil e Narciso e Boccadoro di Hermann Hesse. Destino singolare per questi due libri novantenni: il primo uno dei vertici del Novecento, allineato ai capolavori di Proust e di Joyce, ha tanti lettori quanto gli occupanti di una cabina telefonica, mentre il secondo, brutalizza­to dalla critica come “dorata melassa”, resta un romanzo di culto generazion­ale sul valore dell’amicizia. La storia del monaco Narciso e dell’artista Boccadoro è dalla sua uscita una specie di prontuario esistenzia­le per milioni di giovani. Altro novantenne di rango è Mentre morivo del premio Nobel William Faulkner, romanzo complesso per stile e tecnica narrativa che racconta il viaggio, tra rancori e tensioni, di un padre e i suoi figli verso il luogo di sepoltura della madre.

Ottanta anni fa, nel 1940, intonavano i loro primi vagiti Il deserto dei Tartari e Per chi suona la campana. “Kafkiana” è stata definita la lunga e vana attesa dell’ufficiale Giovanni Drogo nel luogo di confine della Fortezza Bastiani. I nemici, nel romanzo di Buzzati, non busseranno mai alla porta. Al contrario di ciò che avviene nelle pagine di Hemingway. Qui il corrispond­ente americano Robert si trova dentro la Guerra civile spagnola e sperimenta tutto l’orrore di cui sono capaci gli uomini. Sempre nel 1940 esce un testo memorabile che illumina un altro angolo di Storia, quello delle purghe staliniane, con il racconto della detenzione e degli interrogat­ori di un membro del Partito comunista sovietico: Buio a mezzo

giorno di Arthur Koestler. Ottanta primavere sulle spalle anche per Il potere e la gloria di Graham Greene, che provocò scandalo per le vicende di un sacerdote peccatore, alcolizzat­o e padre, nel Messico della persecuzio­ne anticattol­ica. Pare fu Montini, futuro Papa Paolo VI, a salvarlo dai fulmini del Sant’Uffizio.

Se è vero che Cesare Pavese si toglieva la vita 70 anni fa, è altrettant­o vero che nel 1950, quattro mesi prima del tragico gesto, dava alle stampe La luna e i falò,

romanzo struggente sulle radici e la perdita delle illusioni attraverso i ricordi di Anguilla, tornato emigrante dall’America nelle Langhe, sua terra d’origine.

Sessantenn­i sempre sulla cresta dell’onda i nati di carta del

1 9 6 0 . A cominciare da Il buio oltre la siepe di Harper Lee, lettura elettiva contro l’intolleran­za e il razzismo. Non si fa dimenticar­e il coraggio e la limpidezza morale dell’avvocato Atticus nel difendere, nell’Alabama degli Anni 30, un bracciante nero ingiustame­nte accusato di violenze sessuali nei confronti di una ragazza bianca. Due romanzi italiani raccontano l’amore da prospettiv­e diverse: con uno ci si commuove per la purezza del sentimento, con l’altro si resta storditi dall’ambiguità. Uno è il premio Strega di quell’anno, La ragazza di Bube di Carlo Cassola. La storia d’amore tra Mara e il partigiano Bube fu uno dei più clamorosi bestseller del dopoguerra e un affresco non retorico sulla Resistenza e per questo oggetto a suo tempo di aspre polemiche. L’altro è La noia di Alberto Moravia: incomunica­bilità, sesso e corruzione morale nella relazione tormentata e impossibil­e tra il pittore Dino e la sua amante Cecilia.

Mezzo secolo lo festeggian­o due romanzi Usa fatti a pezzi dalla critica ma amatissimi dal pubblico. Conquistar­ono i lettori, nel 1970, le peripezie di volo e il percorso di formazione tra le nuvole di Il gabbiano Jonathan Livingston di Richard Bach. Spinto anche dal boom al cinema, ecco il trionfo di Love Story di Erich Segal, storia d’amore dal finale tragico tra lo studente benestante Oliver e l’italoameri­cana Jennifer, vinta da una leucemia fulminante. In questo 2020 festeggia i suoi primi 40 anni Il

nome della rosadel compianto Umberto Eco, che si aggiudiche­rà nel 1981 il premio Strega. I misteriosi omicidi di monaci in un’abbazia del Medioevo portarono il semiologo ai vertici delle classiche di mezzo mondo. Nello stesso anno, nel 1980, usciva pressoché ignorato Un filo di fumo di Andrea Camilleri, romanzo storico ambientato per la prima volta in quella immaginari­a Vigata che sarà tanto cara ai futuri lettori di Montalbano.

 ?? Ansa/LaPresse ?? Lunga vita ai libri Alberto Moravia; sotto, Edith Wharton e una scena del film “Il deserto dei tartari” diretto da Luchino Visconti
Ansa/LaPresse Lunga vita ai libri Alberto Moravia; sotto, Edith Wharton e una scena del film “Il deserto dei tartari” diretto da Luchino Visconti
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