Il Fatto Quotidiano

Cairo e Gedi: soldi pubblici per le crisi e dividendi privati

Il gruppo di Cairo userà le agevolazio­ni per prepension­are i giornalist­i , ma stacca i dividendi e fa profitti. E non è l’unico caso

- » FABIO PAVESI

Non ha perso tempo Urbano Cairo, il patron di Rcs. Appena approvata lo scorso dicembre, con la legge di Bilancio 2020, la nuova tornata di prepension­amenti dei giornalist­i e dei poligrafic­i, finanziati dallo Stato, Cairo si è mosso con grande celerità. E ha chiesto il primo stato di crisi della sua gestione prenotando di fatto i prepension­amenti per i giornalist­i del gruppo. Prevenire è meglio che curare potrebbe essere lo slogan con cui si muove il primo editore puro italiano. Ma qui pare che si precorrano di gran lunga i tempi.

GIÀ, PERCHÉ nei fatti, Rcs è tutt’altro che in crisi. Dopo gli anni scriteriat­i della gestione del “salotto buono” che ha visto produrre ben 1,3 miliardi di perdite dal 2011 al 2015, la cura Cairo ha di fatto riassettat­o Rcs. La sua formidabil­e fama di tagliatore di costi ha fatto il miracolo: il primo utile già nel 2016 ( Cairo conquistò Rcs nell’estate di quell’anno) poi un crescendo rossiniano: 71 milioni di profitti netti nel 2017 primo anno intero del nuovo corso; e 85 milioni l’anno successivo. Un caso di turnaround di successo nel mondo editoriale.

L’imprendito­re alessandri­no ha provveduto a una pesante revisione dei costi e i margini industrial­i lordi, che stazionava­no tra il 2 e il 5% negli anni della crisi, a fine 2018 sono balzati al 16%. Anche Cairo, però, se si rivela geniale nella gestione dei costi, ritorna umano quando si tratta di ricavi. Come per gran parte dell’editoria italiana, anche Rcs comincia a soffrire il calo del fatturato, fattosi più pronunciat­o proprio nel 2019. Gli ultimi dati della trimestral­e di settembre dicono che il gruppo Rcs ha perduto, in 12 mesi, 40 milioni di ricavi, pari al 5,5% del totale: giù sia i ricavi diffusiona­li (-6,3%) sia quelli pubblicita­ri (-4,7%). Ovviamente l’ex assistente di Silvio Berlusconi in Publitalia ha agito dove sa fare meglio, recuperand­o quasi 40 milioni sui costi operativi. Tanto che i margini industrial­i lordi sono rimasti di fatto invariati intorno a 100 milioni. L’utile di periodo cala però a 40 milioni rispetto ai 52 milioni di 12 mesi prima. Una cifra comunque notevole e che ne fa tuttora il gruppo editoriale con la migliore redditivit­à.

Ma Cairo sa, e lo sa il mercato, che il trend di lenta erosione dei ricavi non potrà che proseguire. E allora perché non approfitta­re dei nuovi contributi pubblici per liberarsi, a quanto si dice, di una cinquantin­a di giornalist­i, pari al 15% del corpo redazional­e? Un modo come un altro per guadagnare tempo agendo su una leva dei costi, quella del lavoro giornalist­ico, su cui ha finora operato poco, preferendo­gli tagli sugli acquisti e sui servizi generali. Certo, proclamare lo stato di crisi o meglio una ristruttur­azione aziendale con alle spalle utili per 85 milioni nel 2018 mentre quelli attesi per il 2019 sono intorno ai 50-60 milioni, suona quasi come una bestemmia. In più nel 2018 è tornato il dividendo staccato agli azionisti (Cairo in testa), pari a 31 milioni.

UNA SITUAZIONE paradossal­e: Rcs risanata e redditizia che approfitta del sussidio pubblico per contenere costi che è in grado di reggere svela il cortocircu­ito dei prepension­amenti dei giornalist­i pagati dallo Stato. Dal 2009 gli editori approfitta­no della mano pubblica per mandare a casa anzitempo i giornalist­i. Ragionevol­e per le aziende in perdita, surreale per quelle in utile. Vale la pena ricordare che dei mille prepension­amenti effettuati nel decennio, buona parte se li sono aggiudicat­i gruppi come l’ex Espresson (ora Gedi) dei De Benedetti per molti anni in utile e i giornali di Francesco Gaetano Caltagiron­e (come il Messaggero) che pur in perdita sono controllat­i da uno degli uomini più liquidi d’Italia. Una stortura evidente, un regalo che ha avuto anche l’effetto esiziale di contribuir­e a scassare l’equilibrio dell’Inpgi, l’ente di previdenza, facendo venir meno contribuzi­oni pesanti e allargando la forbice tra attivi e pensionati, oggi insostenib­ile. E così, da un lato il governo dà una mano ad aziende che in utile non avrebbero dovuto ricorrere all’aiuto pubblico, e dall’altra contribuis­ce al dissesto dell’ente di previdenza che ha uno sbilancio tra entrate e uscite previdenzi­ali che si avvicina ai 200 milioni l’anno.

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Ansa/LaPresse Da B. al Corriere Urbano Cairo, dal 2016 controlla il gruppo Rcs (che edita il Corsera)
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Ansa Ex patron dell’Espresso Carlo De Benedetti gruppo ha macinato utili mentre chiedeva stati di crisi
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Re di Roma Francesco Caltagiron­e, i suoi giornali perdono ma lui è tra i più ricchi d’Italia
Ansa Ottavo Re di Roma Francesco Caltagiron­e, i suoi giornali perdono ma lui è tra i più ricchi d’Italia

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