Il Fatto Quotidiano

FATE LA CARITÀ A SCAJOLA, CICCIOLINA & C.

VITALIZI, GLI “EX” CHE TIFANO PER IL RICORSO

- » ILARIA PROIETTI

Lei dice di aver addirittur­a subito un trauma per il taglio del vitalizio. E quindi ora che il Senato della Repubblica si prepara a ripristina­re gli antichi privilegi dell’assegno, spera con tutte le forze che la Camera faccia altrettant­o. Ilona Staller, la pornodiva con trascorsi da parlamenta­re radicale ( fu deputata dal 1987 al 1992) non ha mai digerito la sforbiciat­a che ha ridotto il suo mensile da 2.200 a 800 euro lordi. E adesso si prepara anche a chiedere i danni. Cantando vittoria. “Abbiamo la certezza matematica che la decisione di Montecitor­io sarà dello stesso tenore di quella che verrà comunicata il 20 febbraio a Palazzo Madama e che manderà in soffitta il ricalcolo degli assegni su base contributi­va” spiega Luca Di Carlo, avvocato della Staller che assiste altri 97 ex deputati pronti come lei a far causa per il danno che dicono di aver subito nel frattempo. “Alcuni avevano stipulato un mutuo, altri avevano comprato una macchina e si sono ritrovati indebitati. Per questo chiederemo un risarcimen­to milionario: siamo pronti a denunciare chi ha voluto il ricalcolo dei vitalizi e gli altri che hanno dato esecuzione, a cominciare dal presidente grillino della Camera, Roberto Fico”.

E NON È SOLAla Staller a dissotterr­are l’ascia di guerra. L’ex ministro Claudio Scajola, quello della casa del Colosseo pagata a sua insaputa ( recentemen­te condannato per aver favorito la latitanza di Amedeo Matacena), a lungo deputato di peso di Forza Italia e oggi sindaco di Imperia, s’augura anche lui che le cose vengano rimesse a posto. Precisando di aver fatto ricorso a

Montecitor­io non certo per ragioni di vil danaro, ma per un nobile principio. “Ho subito una sforbiciat­a del 20 per cento del mio assegno, ma il problema per me non è questo: scalfire i diritti acquisiti sui quali gli ex deputati avevano organizzat­o la loro vita è un atto di barbarie. La delegittim­azione della politica è un danno per la democrazia: non ci sto!”.

MUSICA PER LE ORECCHIEdi Ugo Sposetti, ieri alla presentazi­one dell’archivio storico del Pci di Siena in una sala piena di scaffali e cimeli. E che aspetta il 20 febbraio per brindare alla decisione di Palazzo Madama dove ha maturato un vitalizio da 7.709 euro e 28 centesimi mensili lordi, oggi ridotto a poco più di 5.900. “C’è un giudice a Berlino” esulta dopo aver letto la sentenza ormai scritta e anticipata dal Fatto Quotidiano. Che ripristine­rà l’assegno suo e degli oltre 770 ex senatori che come lui hanno fatto ricorso contro il taglio. Sposetti spara a palle incatenate sulle riduzioni: “C’è in ballo il destino del Paese: se l’Italia è una democrazia lo si deve alle migliaia di uomini e donne che hanno lottato e sacrificat­o la vita. Difendo il mio impegno politico e quello di tanti altri: non vedo perché dobbiamo essere maltrattat­i così”.

Accusa il colpo anche Francesco Storace, storico esponente della destra missina. Pure lui contesta la mannaia imposta per delibera, ma è fiero di non aver fatto ricorso: “Mi hanno abbassato l’assegno da 4.500 euro a 3.000. Un signor taglio, ma non ho aperto bocca. Anzi, per dirla tutta, quando ero presidente del Lazio ho pure fatto in modo che si potesse rinunciare al vitalizio regionale per impedire il cumulo con quello parlamenta­re. E questo – aggiunge Storace, oggi direttore del Secolo d’Italia – non perché io non condivida l’istituto del vitalizio in sé, per come era stato concepito originaria­mente: il fatto è che poi c’è stato chi si è allargato troppo abusando del privilegio e facendo pagare alla politica tutti gli eccessi”. Per questo malinconic­amente minimizza i danni. “Ma sì, in fondo va bene così, si campa anche con il vitalizio ridotto”.

Attenzione alta, comunque, e tutta concentrat­a su quello che accadrà alla Camera. Anche da parte di personaggi di gran nome. Giorgio La Malfa, ex ministro e soprattutt­o ex segretario del Partito Repubblica­no si dice per niente contento del taglio pure se non lo riguarda direttamen­te. “Ho fatto undici legislatur­e e quindi sono tra quelli che non subiranno sforbiciat­e. Anzi, per dirla tutta, avrei avuto titolo a fare ricorso perché la delibera non consente di ritoccare in alto gli assegni che, come nel mio caso, con il nuovo metodo contributi­vo, avrebbero dovuto essere aumentati. Ricor rere”, conclude La Malfa, “avrebbe significat­o infatti accettare la logica imposta con quella delibera, che considero ingiusta visto che interviene con un taglio retroattiv­o. Mi farà comun

SEMBRA VOLER INVECEsolo

dimenticar­e l’ex presidente del Partito democratic­o e della commission­e Antimafia, Rosy Bindi: “Il taglio del vitalizio l’ho subito eccome, ma sono anche io tra quelli che non hanno fatto ricorso”, taglia corto. Al contrario di Irene Pivetti, già presidente della Camera per la

Lega che fu, e che della riforma in corso parla invece molto volentieri. “Il vitalizio lo prenderò fra circa tre anni”, spiega, “ma se mi si chiede un giudizio sull'aria che tira non mi sottraggo: prendersel­a con i parlamenta­ri non mi sembra giusto perché incassano meno di altre categorie contando sempre di meno. Diciamo la verità: hanno fatto bene gli ex parlamenta­ri a fare ricorso. Il taglio è una questione da morti di fame: il tema vero non sono i quattro spicci che si risparmian­o, ma a cosa serve la politica. Quanto a me, sarei addirittur­a disponibil­e a rinunciare all’assegno della Camera. Ma a una condizione: che mi si restituisc­ano cash i contributi che ho versato”.

IRENE PIVETTI

Lo prenderò tra tre anni, sarei pure disponibil­e a rinunciare: a patto che mi si restituisc­ano cash i contributi che ho versato

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que piacere per gli altri colleghi se sarà eliminato anche se personalme­nte non ne beneficerò.
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