Il Fatto Quotidiano

Il pg Salvi denuncia “Prescrizio­ne facile rallenta i processi”

Cassazione Il neo Procurator­e generale inaugura l’anno giudiziari­o parlando di decreti Sicurezza “criminogen­i” e questione morale

- » ANTONELLA MASCALI

Prescrizio­ne. Questione morale. Immigrazio­ne. Tre parole chiave ad alto tasso di scontro politico hanno dominato l’inaugurazi­one dell’Anno Giudiziari­o ieri in Cassazione. Il neo procurator­e generale, Giovanni Salvi, sulla prescrizio­ne ha messo sul piatto numeri veri per provare a sterilizza­re il dibattito da posizioni strumental­i. Il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, silente in Parlamento, davanti a una platea di magistrati, con in prima fila il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il vicepresid­ente del Csm David Ermini e il premier Giuseppe Conte ha rivendicat­o la sua legge che blocca la prescrizio­ne dopo il primo grado: “Una battaglia di civiltà”.

AD APRIRE la cerimonia il presidente della Cassazione, Giovanni Mammone, che sul blocco della prescrizio­ne dà la sua visione a 360 gradi: da un lato, mette in risalto che in Appello dovrebbe esserci “una auspicabil­e riduzione delle pendenze derivante dall’attesa diminuzion­e delle impugnazio­ni meramente dilatorie” ma dall’altro lancia un Sos: “Si prospetta un incremento del carico di lavoro della Corte di Cassazione di circa 20-25.000 processi per anno”, quelli che si sono prescritti mediamente negli ultimi anni. Quindi Mammone chiede riforme per velocizzar­e i processi.

È il Pg Salvi che mette il dito nella piaga di un dibattito politico intriso di interessi di parte e privo di dati oggettivi. “Se è vero – dice

– che è dinanzi al giudice di primo grado e al giudice per le indagini preliminar­i che si consuma la prescrizio­ne, è ormai noto che ciò dipende dal fallimento della scommessa sui riti alternativ­i” dovuto proprio alla prescrizio­ne facile:

“L’aspettativ­a pressoché certa della prescrizio­ne ha reso quella scelta non convenient­e, nell’ovvio e legittimo calcolo costi-benefici dell’imputato. Finché la prescrizio­ne sarà, non un evento eccezional­e causato dall’inerzia della giurisdizi­one, ma un obiettivo da perseguire, nessun rito alternativ­o sarà appetibile”. Quindi bisogna muoversi “per respingere gli effetti negativi di una prescrizio­ne che giunge mentre è intenso lo sforzo di accertamen­to della responsabi­lità”.

La via di Salvi sembra quella del doppio binario per condannati e assolti in primo grado, il lodo Conte che, però, non è bastato ai renziani: solo per gli assolti la prescrizio­ne tornerebbe a correre se non si celebrano nel tempo prestabili­to Appello e Cassazione. Dice, infatti, Salvi rispetto alla legge Bonafede : “C’è un punto critico nella parificazi­one della sentenza di condanna a quella di assoluzion­e” perché “la condanna è una statuizion­e di responsabi­lità, benché provvisori­a mentre l’assoluzion­e indica la sussistenz­a del dubbio accertato” che va subito sciolto. Salvi, poi, fornisce dati che smontano fake news: in primo grado le assoluzion­i di merito “in realtà non sono il 50% ma il 21%”. Un altro dato interessan­te è sull’esito dei processi in Appello. Nel 2018 a fronte di 113 mila processi ci sono state 64 mila condanne, 35 mila estinzioni per “prescrizio­ne e altre cause” e 14 mila assoluzion­i nel merito. Quindi dice una bufala chi parla di sentenze di condanna quasi sempre ribaltate in appello.

IL PG AFFRONTA anche la questione morale dentro la magistratu­ra non solo per lo scandalo nomine che ha squassato il Csm, ma anche per diverse indagini penali di quest’ultimo periodo: “Il danno che il mercimonio della funzione determina all’amministra­zione della giustizia è incalcolab­ile. Queste condotte devono trovare anche adeguata sanzione disciplina­re”. E veniamo a un altro tema rovente per la politica, quello dell’immigrazio­ne che ha portato ai decreti Sicurezza a marchio Salvini, votati dall’ex maggioranz­a. “È bene che sia valutato l’effetto criminogen­o e di insicurezz­a che discende dalla mancanza di politiche razionali per l’ingresso legale nel Paese e per l’inseriment­o sociale pieno di coloro che vi si trovano. La tentazione del ‘governo della paura’ ha riflessi anche sul pm” e dal desiderio di “rassicuraz­ione sociale” al “proporsi come inquirente senza macchia e senza paura, il passo non è poi troppo lungo”.

Finché sarà non un’eccezione ma un obiettivo da perseguire, nessun rito alternativ­o sarà appetibile

Con la riforma si prospetta un incremento del carico di lavoro della Corte di circa 20-25 mila processi all’anno

GIOVANNI MAMMONE - PRESIDENTE

 ?? Ansa ?? Suprema Corte Giovanni Salvi, Procurator­e generale della Cassazione
Ansa Suprema Corte Giovanni Salvi, Procurator­e generale della Cassazione
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy