Salvini “molla” il Papeete: la Lega si fa istituzionale
Consiglio federale, ministri ombra per non spaventare più Ue, Usa e Chiesa
Ai dirigenti leghisti in via Bellerio a Milano, in luogo sacro, di recente dissodato, tant’è che consiglio federale è terminologia ormai impropria, più corretto riferire di segreteria o direttorio o comitato, Matteo Salvini ha annunciato una svolta epocale: vuole essere (apparire) un po’ meno Matteo Salvini. Un attimo, calma. Qui non si ripone l’armamentario di vocaboli spiacevoli né l’assortita collezione di felpette e paroloni, compresi i bacioni, ma Salvini ha capito che Salvini ha saturato il consenso che può ricavare con quel tipo di campagna elettorale che stimola la paura e spande l’odio.
PER PRIMA COSA, il capo ha ammesso che la Lega in provincia è tosta, mentre in città è moscia. Allora ha srotolato l’elenco del prossimo giro d’Italia che passa per i capoluoghi di regione. A proposito di regioni e soprattutto di regioni meridionali, si tratta di Puglia e Campania, con prepotenza Salvini ha avvertito gli alleati che mal sopporta: non è che da Roma in giù i candidati governatori li scegliete voi. No al campano Stefano Caldoro, no al pugliese Raffaele Fitto. Arrivenaio si occuperà di Agricoltura, Edoardo Rixi di Infrastrutture, Vannia Gava di Ambiente, Luca Coletto di Sanità.
A PARTE gli esteri, Salvini ha mancato le caselle più delicate: economia e giustizia. S’è preso altri giorni per riflettere. Però una riflessione l’ha fatta o, come dire, l’ha condivisa: accantonata la propaganda sull’us ci ta dall’euro e constatata la feroce diffidenza di Bruxelles, per l’economia serve un nome moderato, anche se moderato è un’esp ressi one bandita da Salvini. Il principale indiziato è Massimo Garavaglia, ex viceministro al Tesoro. E si fa notare che Garavaglia fu proposto per il ruolo di Commissario europeo per l’Italia alla vigilia del ribaltone del Papeete e da Bruxelles appresero l’intenzione del governo senza minacciare guerra a Roma. Siccome la Lega è monolitica
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per definizione, perché ha un capo che non viene contestato mai, però all’interno l’agitazione è perenne, Salvini pensa di spacchettare l’economia con Garavaglia in prima fila e altri con propensioni diverse. Per semplificare: i critici di Bruxelles in servizio permanente.
In conferenza stampa, rifilate in tasca i buoni propositi, Salvini ha ripreso a martellare perché sbraitare di qua e di là rientra nel suo repertorio classico. Funziona, fino a un certo punto. Al 32 per cento emiliano. Per Chigi non basta. E Salvini lo sa.