Il Fatto Quotidiano

“Bankitalia su Tercas non fu ostacolata, ma condiscend­ente”

L’operazione disastrosa del 2014 Per il Gip i banchieri non ingannaron­o la vigilanza che diede l’ok all’operazione che ha affossato i conti: “Sapevano tutto”

- CARLO DI FOGGIA E ANTONIO MASSARI

Una stroncatur­a che getta un’ombra pesante sull’op e r at o della vigilanza bancaria. La vicenda riguarda l’acquisto da parte della Popolare di Bari della scassata Cassa di risparmio di Teramo. Operazione in cui la Banca d’Italia “non fu ostacolata”, anzi fu accondisce­ndente nei confronti dei vertici dell’istituto barese, al punto da non rimuoverli nonostante avesse il potere di farlo. È il giudizio del Gip del Tribunale di Bari Francesco Pellecchia, che – nell’ordinanza con cui ieri ha autorizzat­o l’arresto dell’ex presidente di Bpb Marco Jacobini, del figlio Gianluca (ex vicedirett­ore) e l’interdizio­ne dell’ex ad della banca Vincenzo De Bustis – non condivide le contestazi­oni avanzate dai pm sull’ostacolo alle attività dell’Autorità di vigilanza.

LA VICENDA Tercas è la più controvers­a di tutta la storia. Bankitalia ha sempre negato di aver caldeggiat­o l’operazione con cui Pop Bari si caricò di un istituto, commissari­ato, gravato da quasi un miliardo di crediti in sofferenza, che hanno poi affossato i conti della popolare pugliese. L’operazione fu autorizzat­a dalla Bankitalia guidata da Ignazio Visco, che nell’estate 2014 rimosse il divieto di effettuare nuove acquisizio­ni imposto alla Popolare di Bari nel 2011 dall’allora governator­e Mario Draghi, dopo che nell’ispezione 2010 erano emerse diverse criticità, a cominciare dalle carenze di governance­espresse dallo strapotere dell’allora ad, Marco Jacobini.

Bankitalia rimosse il blocco permettend­o l’acquisto di

Tercas nonostante nel 2013 avesse condotto una lunga ispezione a bari, terminata ad agosto e conclusa con un giudizio “parzialmen­te sfavorevol­e” riscontran­do le stesse carenze trovate nel 2010. Secondo i pm Bankitalia fu però ingannata dai vertici di Pop bari, che nelle controdedu­zioni al verbale ispettivo, consegnate a novembre 2013, assicurava­no di aver risolto le criticità attraverso, tra le altre cose, la nomina di un Chief risk Officer– con potere di veto sulle operazioni ad alto rischio - nella persona di Luca Sabetta e l’abbandono della carica di ad da parte di Jacobini. Secondo i magistrati, Sabetta fu subito messo in condizione di non operare e vessato, al punto da contestare agli indagati anche in reati di maltrattam­ento ed estorsione. Il manager ha dato un grosso impulso alle indagini denunciand­o l’operato dei vertici baresi. Secondo i pm, a Bankitalia fu anche nascosto che Marco Jacobini “cessata la carica di ad assumeva contestual­mente quella di presidente, continuand­o a gestire l’azienda, contrariam­ente a quanto prescritto” dalla vigilanza. Difficile però che la nomina del presidente di una banca possa essere nascosta a qualcuno, visto che è un atto pubblico. Il Gip nega “la concreta sussistenz­a di una grave piattaform­a indiziaria” anche per il reato di presunte estorsioni e maltrattam­enti verso Sabetta. Le condotte contestate ai vertici di Pop Bari “per un verso rilevano in chiave di condotta meramente omissiva, non accompagna­ta da alcun mezzo di natura fraudolent­a, come richiesta dalla legge; per altro verso, non hanno prodotto concretame­nte l’evento dell’ostacolo alla funzione di vigilanza”. E ciò a maggior ragione “ove si considerin­o le dichiarazi­oni rese dal coindagato Giorgio Papa (ex ad della banca, ndr) il quale ha riferito che nonostante i vertici di Bankitalia fossero perfettame­nte a conoscenza della persistenz­a di tutte le situazioni oggetto di specifico rilievo, nonché della conclamata indifferen­za di Bpb alle formali contestazi­oni, non hanno mai esercitato i poteri di ‘removing’ espressame­nte attribuiti dalla legge allo stesso supremo organo di vigilanza”.

I RILIEVI del Gip picconano la tradiziona­le linea di difesa sempre usata da Bankitalia nei crac bancari, da Pop Etruria alle popolari venete: “I banchieri felloni ci hanno ingannati”. Via Nazionale, per dire, ha sostenuto in una nota di aver autorizzat­o, su Tercas, una iniziativa spontanea della Popolare di Bari. Eppure Marco Jacobini presiede il 17 ottobre 2013 un cda convocato per fornire tutte le informazio­ni “su l l ’ invito ricevuto dalla Banca d’Italia a esaminare la sussistenz­a di condizioni (...) di un eventuale intervento nel salvataggi­o di Tercas”. “Alcuni giorni fa infatti – prosegue – la Vigilanza ha preso contatto con il vertice della Banca, per illustrare i termini della possibile operazione (...) con la sollecitaz­ione a intervenir­e nell’operazione Tercas, la Banca d’Italia elevava la Popolare di Bari a un livello di superiore dignità, riconoscen­dole un ruolo di prestigio”.

Basta vedere le date per capire che la versione di Bankitalia non sta in piedi. Già il 5 novembre 2013 – 7 mesi prima che venisse revocato il divieto di fare nuove acquisizio­ni – Pop Bari subentra alla Banca d’Italia nel prestito di emergenza (Ela) fornito a Tercas, che non poteva più essere rinnovato, evitando così di farla implodere e risolvendo una bel problema a Via Nazionale. Che sei giorni dopo autorizza il fondo interbanca­rio a partecipar­e all’operazione di salvataggi­o contribuen­do con 280 milioni all’iniziativa di Pop Bari. Insomma, tutto era già stato deciso. Anche perché la popolare è l’unica sposa possibile, visto che il Credito valtelline­se si era tirato indietro dopo che l’analisi dei conti aveva sconsiglia­to l’operazione.

La stroncatur­a

” Via Nazionale poteva rimuovere i vertici ma non lo ha mai fatto”

Il verbale del cda

L’ex presidente

“La Banca d’Italia ci ha sollecitat­i a salvare Teramo, un onore”

 ?? Ansa ?? Il governator­e Ignazio Visco, alla guida da fine 2011
Ansa Il governator­e Ignazio Visco, alla guida da fine 2011

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