“I lavoratori agricoli immigrati sfruttati come in Zimbabwe”
Hilal Elver La relatrice Onu per il diritto all’alimentazione dopo il suo viaggio per l’Italia: “Livelli di povertà inaccettabili”
“Solo in Zimbabwe ho visto una situazione peggiore di quella italiana”. Il giudizio di Hilal Elver, Relatrice Speciale dell’Onu per il diritto all’alimentazione, arriva al termine del suo tour di undici giorni nel nostro Paese.
Professoressa Elver, perché le Nazioni Unite hanno voluto analizzare anche l'Italia, tuttora una delle principali economie dell'Unione europea ? Perché l’Italia, pur essendo nota a livello mondiale per le sue industrie innovative, il vasto settore agricolo e una moderna capacità di produzione, presenta tuttavia un lato oscuro molto preoccupante.
Cosa intende?
A causa del complesso sistema alimentare italiano, i lavoratori e i piccoli produttori del settore agricolo si vedono schiacciati da un pesante fardello. Sulla scena internazionale l’Italia è un paese molto attivo nella promozione dei diritti umani, soprattutto per quanto riguarda il diritto all’alimentazione, ma questo non si rispecchia interamente su scala nazionale. Durante la mia visita ho incontrato molte persone, tante di origini italiane, che dipendono da banchi alimentari e da enti di beneficenza per il loro prossimo pasto, migranti senza dimora e senza un alloggio sicuro dove trascorrere la notte, lavoratori agricoli sottoposti a orari di lavoro eccessivi in condizioni difficili e con stipendi bassi, che non permettono loro di far fronte ai bisogni fondamentali, lavoratori migranti privi di documenti e dunque relegati in un limbo, senza cioè accesso a lavori regolari o alla possibilità di prendere in affitto un posto dignitoso dove vivere e studenti le cui famiglie sono troppo povere per pagare i prezzi richiesti dalle mense scolastiche. In quanto paese sviluppato, nonché terza economia in Europa, tali livelli di povertà e di insicurezza alimentare in Italia non sono accettabili. Il governo italiano dovrebbe comprendere che la beneficenza in ambito alimentare non va confusa con il diritto all’alimentazione.
Cosa l’ha colpita più negativamente?
Che, da nord a sud, centinaia di migliaia di lavoratori coltivano la terra o si occupano del bestiame senza le adeguate tutele legali e sociali, con stipendi scarsi e convivendo con la costante minaccia di perdere il lavoro, di un rimpatrio coatto o di subire violenze fisiche e morali. I lavoratori stagionali e non stagionali spesso trovano nel sistema del caporalato l’unica possibilità di vendere la propria manodopera e di essere retribuiti. Attraverso la legge 199/2016 contro lo sfruttamento del lavoro, l’Italia ha esteso la portata della già esistente disposizione contro il caporalato. Non le sembra una misura adeguata?
Da quanto letto e visto durante la mia visita, ritengo che la legge non sia sufficiente a promuovere i diritti umani dei lavorati agricoli, italiani e stranieri.
Secondo lei, lo sfruttamento in ambito lavorativo è l’unico modo in cui l’illegalità si insinua all’interno del sistema alimentare italiano? Purtroppo no, vi sono anche altri aspetti inaccettabili tra cui l’abbandono in aree rurali di prodotti contaminati che vengono inceneriti o riversati nelle acque dei fiumi; mercati all’ingrosso in cui gli agricoltori sono costretti ad accettare prezzi talmente bassi da rischiare di compromettere il proprio sostentamento; acquisti di terreni con proventi da attività illegali; la presenza piuttosto diffusa di fertilizzanti contraffatti e tossici che vengono importati o assemblati in Italia e spesso utilizzati da lavoratori senza le adeguate competenze e in mancanza di misure di sicurezza. Qual è il peccato originale che ha determinato la maggior parte dei problemi in questo ambito?
Se le ecomafie, a livello generale, sono una piaga vera e propria che va curata attraverso l’azione giudiziaria e l’educazione scolastica, l’aumento esponenziale della grande distribuzione ha determinato un significativo riassetto del settore alimentare, poiché le principali catene di distribuzione controllano la maggior parte del mercato agroalimentare, imponendo prezzi bassi, che i piccoli agricoltori non riescono a eguagliare. L’approvazione nel 2018 del decreto Sicurezza e Immigrazione, conosciuto come ‘decreto Salvini’, ha contribuito a suo avviso all’i ncremento dei problemi inerenti al diritto al l' al im en tazione ?
Sì, senza alcun dubbio. Il decreto, anzi i decreti hanno fatto aumentare il numero di lavoratori migranti privi di documenti, accelerando l’il legalizzazione dei richiedenti asilo e spronando ulteriormente il lavoro irregolare senza alcuna protezione.
Ha constatato una forte disparitá tra Nord e Sud ?
Sì. Il Sud è in condizioni peggiori rispetto al Centro e al Nord del Paese.
Ho incontrato molte persone, tanti italiani che dipendono da banchi alimentari e da enti di beneficenza per il loro pasto