GLI AVVOCATI DELLE CAUSE PERSE
BLOCCA-PRESCRIZIONE E SPAZZA-CORROTTI INVERTONO LA ROTTA
Le statistiche giudiziarie hanno una eloquenza esplicativa dei complessi problemi della giustizia in buona misura apparente.
Dicono molto sulla produttività e i deficit dell’apparato giudiziario, ma nulla o poco sulle radicate e strutturali cause sociali che continuano a generare e a perpetuare una quota rilevatissima di reati (...) e sui motivi della sostanziale impotenza del sistema di giustizia penale a incidere, nonostante le ingentissime risorse profuse, su tali cause strutturali (...). Mi limiterò ad alcuni cenni esemplificativi, muovendo dalla vicenda criminale apparentemente minore (...) dei cosiddetti “Spaccaossa”. La Procura di Palermo ha (...) portato alla luce l’operato di associazioni criminali specializzate in truffe seriali ai danni delle compagnie assicurative mediante finti incidenti stradali per un valore complessivo di circa 12 milioni di euro. Per simulare gli incidenti gli organizzatori procuravano fratture alle gambe e alle braccia con pesi di ghisa e mattoni a vittime consenzienti, disposte a subire atroci dolori e menomazioni fisiche permanenti in cambio di somme miserevoli dai 300 ai 700 euro, mentre gli organizzatori tenevano per sè i premi di varie migliaia di euro corrisposti per ogni singolo incidente dalle compagnie assicurative. (...) Uno squarcio sulle drammatiche condizioni di vita, sulla estrema miseria in cui nella Sicilia del 2020 versa una moltitudine di persone talmente disperate da fare la fila per farsi rompere le ossa in cambio di pochi spiccioli (...). Quale efficacia deterrente può avere un ordinamento penale che minaccia pene detentive a persone talmente disperate da accettare di subire la pena di atroci dolori e di menomazioni permanenti per un tozzo di pane? Quale efficacia rieducativa alla cultura della legalità può assolvere la pena inflitta nei confronti di persone che dopo il carcere saranno restituite alle vite miserevoli di prima e di sempre? (...)
Interrogativi analoghi si ripropongono per una quota significativa dei furti che rappresentano la parte numericamente più rilevante del carico di lavoro delle procure e quest’anno hanno registrato un incremento del più 20%: 29.949 reati rispetto a 24.872. Un numero elevato di furti sono consumati in danno di aziende che erogano le forniture di acqua, gas ed energia elettrica o di supermercati, perpetrati da persone in stato di disagio economico abitanti nei quartieri più popolari, gli stessi contrassegnati da una dispersione scolastica del 40%, da tassi di disoccupazione elevatissimi e da un reddito pro capite tra i più bassi d’Europa (...). Un caso emblematico di efficienza-inefficace: i processi vengono definiti, le pene vengono irrogate ma, ciononostante, il sistema penale non riesce a sortire né l’effetto di una riduzione né di un contenimento del fenomeno che anzi si incrementa (...).
Una geografia del crimine tipica dei paesi sottosviluppati e una significativa crescita dell’area della illegalità nei settori più colpiti dalla crisi economica. Dal 2012 al 2018 si registrano 51509 occupati in meno e una correlativa crescita del lavoro irregolare dal 19,5 al 21%, 8 punti in più della media nazionale (...). Alla crescita del lavoro irregolare si accompagna la crescita di una vasta costellazione di reati: caporalato, evasione fiscale, violazione delle norme antiinfortunistiche, sull’igiene, edilizie, etc (...). Altra espressione tipica di questa geografia del crimine del sottosviluppo è la crescita costante di tutti i reati legati al ciclo del cemento e in particolare l’abusivismo edilizio. (...).
L’economia criminale del sottosviluppo caratterizza anche tutte le principali fonti di locupletazione di Cosa Nostra: le estorsioni, la vendita di stupefacenti, la gestione di agenzie e centri di scommesse. Quanto alle estorsioni che continuano ad essere praticate a tappeto almeno in alcune zone, la chiusura di migliaia di esercizi commerciali e di imprese falcidiate dalla crisi ha progressivamente ridotto in modo significativo la platea numerica dei soggetti da estorcere, concentrando la pressione vessatoria sugli operatori economici che ancora resistono e che spesso versano in situazione di tale precarietà da consentire solo la sopravvivenza con margini di guadagno esigui che vengono frequentemente rimpinguati mediante pratiche illegali della più varia tipologia: dal furto di energia elettrica, all’evasione fiscale, al ricorso al lavoro irregolare, allo smaltimento illegale dei rifiuti. Criminalità mafiosa e illegalità diffusa si saldano così in un circuito perverso, avvitandosi in una spirale che si autoalimenta (...).
Il progressivo arretramento economico dell’isola con tutte le conseguenze che si declinano sulla espansione dell’illegalità, non è frutto di un destino avverso, ma chiama in causa la responsabilità delle classi dirigenti nazionali e isolane sotto vari profili. Se la storia della “prima Repubblica” è stata caratterizzata dal colossale spreco di risorse di migliaia di miliardi destinati al Sud per promuovere sviluppo e invece dilapidati nel buco nero della gestione di enormi reti clientelari che in cambio di favoritismi della più varia tipologia garantivano un voto di scambio fidelizzato, l’attuale fase storica segnata da riduzioni strutturali della spesa pubblica si caratterizza per la pressoché totale rimozione della questione meridionale dall’agenda politica. Pur nel radicale cambiamento dello scenario politico ed economico, persiste tuttavia una inquietante e perniciosa continuità tra passato e presente (...) di una predazione sistematica delle residue risorse pubbliche praticata con le più diverse forme corruttive e l’abuso di potere da una pletora di colletti bianchi della classe dirigente (...).
Si ha quasi la sensazione di uno Stato accerchiato, contemporaneamente impegnato a difendere la linea Maginot della legalità su due fronti. Da una parte il difficile e impegnativo fronte esterno del contrasto alla criminalità mafiosa, alla criminalità comune e alla illegalità di massa. Dall’altra l’insidioso fronte interno della neutralizzazione dell’attività criminale posta in essere da una pletora di soggetti che occupano postazioni strategiche all’interno del circuito istituzionale e che all’ombra discreta di ovattati uffici pubblici, di salotti bene e di logge massoniche coperte, sono dediti a strumentalizzare i ruoli ed poteri pubblici di cui sono investiti per arricchirsi predando le risorse pubbliche e contribuendo così a perpetuare e aggravare il sottosviluppo.
Se l’illegalità dei piani bassi della piramide sociale è alimentata dalla crisi economica, il proliferare di quella dei piani alti è stata invece sin qui alimentata dalla stratificazione di una legislazione che nel tempo e in vari modi ha abbattuto ai minimi termini il rischio e il costo penale per i reati dei colletti bianchi, come dimostra il fatto che solo lo 0,3% dei detenuti appartiene a tale categoria sociale. La recente approvazione della legge “Spazzacorrotti” e la riforma del regime della prescrizione segnano una inversione di tendenza che non si sa ancora se destinata a stabilizzarsi o ad essere ridimensionata tenuto conto che su tali temi è in corso da mesi uno scontro politico ad altissima intensità che mette a rischio la stessa tenuta del governo nazionale (...).
Un telegrafico elenco della tipologia dei soggetti incriminati e di quelli tratti in arresto per tale tipologia di reati: deputati nazionali e regionali, sottosegretari di stato, dirigenti ministeriali, dirigenti di assessorati regionali, dirigenti Genio Civile, dirigenti Anas, direttori Uffici tributari, dirigenti Sanitari, ex rettori universitari e persino vescovi accusati di essersi impossessati dell’8 per mille (...) Si registra una crescita del 29% dei reati di corruzione, del 32 dei reati di peculato, del 32 dei reati di malversazione a danno dello Stato e di indebita percezione dei contributi (...). Dall’ultimo rapporto Istat sulla Sicilia emerge che il 51,4% degli abitanti crede che ribellarsi alle tangenti sia pericoloso, mentre il 33,8 crede che sia inutile. Perciò la maggior parte dei reati contro la P.A. emerge solo a seguito di autonoma attività di indagine svolta dalle forze di Polizia e dalla magistratura, come per i reati di mafia (...).
Possono i processi penali supplire alla mancanza di etica collettiva e di senso dello Stato di settori portanti di classi dirigenti incapaci di autoregolarsi e corresponsabili esse stesse del progressivo degrado economico e sociale di una Sicilia che dopo 70 anni di storia repubblicana é tornata al punto di partenza divenendo la regione più povera del Paese?
POVERTÀ Che paura fa una pena a chi è così disperato da fare la fila per farsi spaccare le ossa per pochi spiccioli?