Il Fatto Quotidiano

“Il flirt con Sordi fu approvato anche dalle sue 2 sorelle”

KATIA RICCIARELL­I Una carriera nell’Opera, un Nastro d’Argento come attrice al cinema e ora in tv con la fiction “Come una madre”

- » ALESSANDRO FERRUCCI (E qui, in questo momento alto, parte la frase clandestin­a rivolta al cane). @A_Ferrucci © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

L’intoppo è dietro l’appellativ­o. “Lo so, tra gli artisti non c’è il femminile di ‘maestro’, e spesso le persone si arrampican­o per scovare la soluzione giusta”. Qual è? “A volte mi chiamano ‘dottoressa’, e mi viene da ridere; ‘maestra’ no perché è legato alla scuola”. Quindi? “Si rifugiano nel rassicuran­te ‘maestro’, e in quei momenti mi sento molto virile”.

Austera può sembrare, Katia Ricciarell­i; austerità data anche dalla sua profession­e, dai ruoli interpreta­ti, dall’ambiente frequentat­o, dove le regole sono dogmi e si tramandano da generazion­i, teatri e sipari; salvo poi rivelare lati del carattere molto più pratici e inaspettat­i per parole e atteggiame­nti, così all’improvviso, magari durante un argomento serio, gira la testa e le sfugge un “guarda che sta a fa’ sto fijo de ‘na mignotta”.

Dopo un secondo di incertezza, diventa chiaro il soggetto in questione: è il cane indiscipli­nato.

Da questa sera e per tre domeniche su Rai 1, la Ricciarell­i sarà tra le protago

niste di Come una madre, un giallo-dramma su una donna (Vanessa Incontrada) in fuga insieme a due bambini orfani di una madre uccisa in circostanz­e da chiarire; e la Katia nazionale interpreta una cantante lirica diventata barbona. “Ovvio, in gran parte sono io”.

In gran parte...

Non ero e non sono un’attrice di cinema o television­e, posso avvicinarm­i a certi personaggi se affini a me stessa.

In compenso al suo esordio ha vinto un Nastro D’Argento...

Grazie a Pupi Avati e neanche ci pensavo: uno non diventa attore a 50 o 60 anni, è un lavoro da intraprend­ere ben prima.

E invece...

Allora ha vinto la curiosità e la capacità di coinvolger­mi di Pupi, poi ci metto del mio, quindi caparbietà e curiosità.

La definiscon­o precisa e pignola.

Sul lavoro lo confermo, nella vita tutto il contrario, e a casa mica pretendo le pattine: quando parto lascio un disordine bestiale.

Aggiungono: schietta.

Non so se è un difetto o un pregio, forse più un difetto, però non offendo mai nessuno.

Ad Andrea Bocelli ha sconsiglia­to la lirica per questioni di vista.

E lo confermo, una cosa è il palco per un concerto e un’altra è l’Opera.

Lui non ci sarà rimasto bene...

Ancora non era famoso, non aveva debuttato a Sanremo; vennero da me e dopo averlo sentito cantare, gli espressi il mio pensiero: “Nella lirica è fondamenta­le vedere il direttore d’orchestra e mantenere un contatto visivo pure con i colleghi”.

Diretta.

Ma è basilare! Altrimenti è come voler guidare una Ferrari.

Tipo “Profumo di donna”.

Esatto! Ciò non toglie nulla alle grandissim­e capacità di Andrea, che poi ha espresso.

Daniele De Rossi si è cammuffato per vedere il derby in Curva Sud. Lei per cosa si travestire­bbe?

Una rapina in banca.

Eh?

( Ride a lungo) Vabbè, scherzo, ma non ho questa necessità di andare in qualche posto senza farmi riconoscer­e; comunque a volte vorrei tramutarmi in uccellino per ascoltare cosa dicono di me. ( Il cagnolino abbaia).

Ha spesso parlato della sua Dorothy...

Le ho dato il nome della moglie di Caruso, l’ho salvata dalla strada, quando aveva pochi mesi. È morta dopo 18 anni, un dolore terribile; quando sono in macchina controllo sempre dal finestrino, ho paura di investire un animale.

Vegetarian­a.

Non del tutto, evito solo gli animali piccoli; una volta ho chiamato i Vigili del fuoco per salvare una rondine, e sono venuti.

Torniamo ad Avati.

Mi ha insegnato l’a-b-c della recitazion­e, prima di far parte del cast de La seconda

notte di nozze avevo solo partecipat­o a L’O te ll o di Zeffirelli, ma con Franco bastava seguire la musica, navigavo nelle mie certezze, per dire “ti amo” ci mettevo un tempo infinito perché cantato, mentre il cinema vero è diverso ( sorride), pure lento.

Cosa?

Per girare un minuto impieghi un tempo impossibil­e, devi farla e rifarla, fino all’e

Ormai ci parliamo, ci siamo rivisti, non ha senso restare con il muso, troppa inutile fatica. Oggi conta di più la serenità

PIPPO BAUDO

saurimento.

Noioso.

Io sono per la spontaneit­à.

Sempre.

Certo, e grazie alla spontaneit­à mi è andata bene pure sul grande schermo, e poi con Pupi c’è ironia, anche se l’argomento è serio.

Come Shakespear­e con i suoi “buffoni”.

La regola è sempre quella, serve a mantenere la concentraz­ione del pubblico, e Falstaff ne è l’emblema. Ah, il mio difetto era quello di recitare e gridare.

Perché?

Abituata al teatro: sul palco è necessario mantenere un tono sempre forte per arrivare fino alle ultime file, mentre Pupi mi ha spiegato che con il cinema è il contrario: se uno abbassa i toni, obbliga lo spettatore a cercare di capire.

Un maestro.

Quando giravamo stava tutto il tempo in ginocchio per seguire i passaggi; anche Franco ( Zeffirelli) mi ha

aiutata tantissimo.

Un suo grande amico.

Oltre: un fratello. Mi ha insegnato a gesticolar­e di meno, a ridurre la mimica facciale, “non servono tutte queste smorfie, non stai all’Opera”. Ma su un palco uno deve caricare ogni aspetto per arrivare pure alle file in fondo.

“Come una madre”...

Sì, lì in gran parte sono io. Con quel turbante nero, tutta truccata...

In gran parte.

E ci vuole tutta la mia ironia per mostrarmi così, perché una come la Tebaldi non avrebbe mai accett a t o ; m i sono commossa.

Davvero?

Diventare grandi in questo ambiente non è semplice, all’improvviso arriva il tempo a portarti via lo scettro. Ci vuole dignità.

Non è semplice, dice.

Per niente; anche per Mazzacurat­i ho interpreta­to un ruolo con sfumature non facili ( La sedia della fe

l i c i tà ). Ero una parrucchie­ra.

Ultimo film di Mazzacurat­i prima di morire.

Persona meraviglio­sa, un poeta.

Fabio Testi ha raccontato al “Grande Fratello” di una storia tra di voi.

Se c’è realmente stata, non ha avuto molto successo, perché di questo flirt non ricordo niente.

Dolore.

Mi hanno chiamato per riportarmi le sue parole: l’ho trovato inelegante e non è la prima volta.

Con Testi?

No in generale, oramai ne sento di tutti i colori, forse perché sono sola.

E con Sordi?

Alt, qui è vero, ma ero giovanissi­ma, lui già un divo, e persona molto divertente.

Quando lo seppero le sorelle, arrivò la loro benedizion­e: “Lei va bene, ha un lavoro”.

Allora era tirchio.

No, mi ha offerto la cena.

Ha un’ossessione?

Neanche una, ma ho la passione per la musica, che è ben diverso, e alla musica sono riconoscen­te perché grazie a lei mi sono permessa tutto ciò che sognavo da ragazza ( cambia discorso).

E questa storia del Corona

virus?

Bel guaio...

Io insegno a tantissimi cinesi e coreani, metterò la mascherina.

La Incontrada è stata bersagliat­a per il peso...

Sul set ne abbiamo parlato, e mi ha detto di essere felice così, purtroppo rompono con i social, ed è per questo che non ci sono, non intendo prestarmi a certe scenette, e non voglio sentire neanche certe frasi rivolte a me.

Ho Teme? i miei chiletti in più, e sono mi piacciono quasi sempre e sono stata normali così: per Quando la mia profession­e. ha vinto il Nastro, gli presa? altri attori come l’hanno

Hanno quando l’ho rosicato ritirato tanto, ero qua- e si vergognavo. imbarazzat­a, E li capivo. quasi mi È sempre una dei dichiarata pochi artisti di de- da Però stra. non ho mai avuto problemi no un’artista sul lavoro, e ora perché lo dico so- in maniera chiara.

Cosa?

I veri artisti appartengo­no al mondo, non a una parte, e chi crede il contrario è un povero deficiente.

Quindi è successo.

Recentemen­te ho partecipat­o a uno spettacolo dedicato alla Shoah: tre serate meraviglio­se, e sono stata brava, e sono arrivata alle lacrime per quanto ho sentito il tema. Eppure c’è stato uno che ha protestato in quanto di destra. È scaramanti­ca?

Un tempo lo ero sotto molte forme, anche le più classiche come il gatto nero; adesso no, al massimo mi concedo il segno della croce.

Superenalo­tto?

Mai giocato. Preferisco le slot machine. È giocatrice.

Mi piacciono quelle con il poker, amo stare da sola davanti a loro, non amo giocare con altri, con il vociare, il nervosismo, e tutto il corredo; mi piace stare lì e vivermi in solitaria l’adrenalina offerta ( resta zitta).

Qui c’è un “ma”...

I tempi sono cambiati, secondo me le hanno truccate, perché non vince più nessuno, ci hanno tolto anche questo divertimen­to, ma nonostante questo ho più vinto che perso e a volte ho portato a casa dei bei colpi.

Di cosa ha paura?

Di niente, neanche della vecchiaia, e se posso scegliere, preferisco morire di un colpo secco.

Cos’è la felicità?

Quella non esiste più; quando non avevamo niente potevi sognare e magari raggiunger­e i tuoi obbiettivi; adesso no, ci hanno svuotato, al massimo uno deve puntare alla serenità.

A proposito di serenità, hanno raccomanda­to di non nominarle Baudo.

Davvero?

Sì.

E mo, perché? ci siamo Oramai rivisti, ci non parlia- ha senso troppa restare inutile con fatica. il muso, Come dicevo prima, conta la serenità.

Gossip inelegante La relazione con Testi, se c’è realmente stata, non ha avuto molto successo: non ricordo proprio niente

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 ?? U.Pizzi/LaPresse ?? Divina Katia Ricciarell­i, soprano e attrice. Qui accanto, con il ballerino Joaquín Cortés
U.Pizzi/LaPresse Divina Katia Ricciarell­i, soprano e attrice. Qui accanto, con il ballerino Joaquín Cortés
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 ?? U.Pizzi ?? Alla ribalta
Katia Ricciarell­i con l’ex marito Pippo Baudo. Sotto, con l’amico Franco Zeffirelli
U.Pizzi Alla ribalta Katia Ricciarell­i con l’ex marito Pippo Baudo. Sotto, con l’amico Franco Zeffirelli
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