Calabria, l’imputata chiede la parola
La deputata Enza Bruno Bossio (Pd) vuole parlare, ma non le è concesso. E se ne va
ACatanzaro
la cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario ha risentito di quello che il presidente della Corte d’appello Domenico Introcaso ha definito “il vulnus indelebile derivato dai provvedimenti giurisdizionali e disciplinari riguardanti magistrati del distretto, titolari di incarichi di grande responsabilità”.
Non poteva essere altrimenti visto il terremoto che si è imbattuto nel distretto di Catanzaro negli ultimi mesi: un giudice arrestato per corruzione (il presidente di sezione della Corte d’appe llo Marco Petrini) e due indagati per lo stesso reato (il procuratore aggiunto Vincenzo Luberto e il procuratore di Castrovillari Eugenio Facciolla) e trasferiti dal Csm al Tribunale civile di Potenza. Un quarto, addirittura il procuratore generale Otello Lupacchini (pure lui sotto inchiesta dalla Procura di Salerno) è finito a Torino come sostituto pg dopo le critiche, in diretta sul Tgcom, rivolte al procuratore della Dda Nicola Gratteri all’indomani della maxi-operazione “Rinascita-Scott”.
PER LA STESSA in d ag i ne , Gratteri è stato attaccato anche dalla deputata del Pd Enza Bruno Bossio, imputata nell’inchiesta “Lande Desolate” assieme al marito ex parlamentare, Nicola Adamo, indagato per traffico di influenze proprio nella maxi-inchiesta contro la cosca Mancuso. La deputata aveva accusato Gratteri di voler impedire la ricandidatura di Mario Oliverio alla Regione ma ieri era in prima fila all’i na ug ur a zi on e dell’anno giudiziario. Sempre al fianco degli avvocati, Bruno Bossio non ha mollato un attimo il cellulare e non è passato inosservato il suo mancato applauso al discorso del procuratore Gratteri. A metà cerimonia, la deputata dem ha chiesto di intervenire. Non le è stato consentito e per questo se n’è andata senza aspettare che il presidente della Corte d’Appello dichiari aperto l’anno giudiziario di Catanzaro.