Il Fatto Quotidiano

“Ero a Wuhan, ma niente visita Sono in quarantena volontaria”

Coronaviru­s Storia di Domenico, atterrato a Roma dopo scalo a Vienna: “Ho chiesto uno screening, non ho fatto profilassi: mi hanno lasciato andare”

- » VINCENZO BISBIGLIA

Da Wuhan a Roma (e poi a Enna) senza che nessuno lo abbia sottoposto a un test approfondi­to. È arrivato nella Capitale la sera del 30 gennaio, poche ore prima che il premier Conte annunciass­e in diretta tv i primi due casi “italiani” di Coronaviru­s. Decisivo per far saltare i protocolli – già iniziati da giorni per i voli diretti dalla città primo focolaio dell’epidemia – uno scalo di poche ore a Vienna. Ora Domenico T., studente di 26 anni, si è messo in quarantena volontaria nel capoluogo siciliano, costringen­do anche i suoi genitori a fare lo stesso. “Non voglio contagiare nessuno”, dice, raccontand­o la sua storia a Il Fatto Quotidiano.

DOMENICO si trova a Wuhan da settembre dello scorso anno, grazie a una borsa di studio in lingua cinese. “Ho lasciato la città intorno al 18 di gennaio, approfitta­ndo delle festività per il Capodanno cinese”, dice mostrandoc­i i biglietti dei treni. Un migliaio di chilometri in treno in più tappe, passando per Zhangjiaji­e, Huaihua, Zhenyuan, Kaili e Aushun, per arrivare infine il 27 gennaio, nove giorni dopo, a Guiyang. “Qui il 29 mi sono imbarcato per il volo che mi avrebbe dovuto portare a Roma, facendo scalo a Pechino e a Vienna”. In Cina l’emergenza è scoppiata da un pezzo. Sia all’aeroporto di Guiyang che a quello di Pechino, a Domenico viene misurata la febbre. Cosa che non accade all’arrivo nella Capitale austriaca, il giorno successivo, 30 gennaio, con il volo CA4165. “Una volta atterrati a Vienna – spiega lo studente – siamo usciti dall’aereo come se niente fosse. A parte il controllo passaporti, nessuna visita. Come se non arrivassim­o da Wuhan”. L’Austria non ha ancora preso misure restrittiv­e.

Alle 6.30, Domenico sale sul volo Air China 0S510, acquistato nello stesso pacchetto con cui si è imbarcato dalla Repubblica Popolare, e arriva intorno alle 8 del mattino a Fiumicino. Anche qui, stando al suo racconto, nessun controllo. “Ero molto preoccupat­o per la mia famiglia – dice – sono andato alla postazione della Guardia di Finanza dicendo che venivo da Wuhan e che volevo essere visitato. Mi hanno portato alla postazione di pronto soccorso dell’aeroporto, dove finalmente, su mia richiesta, mi hanno visitato”.

Domenico denuncia una certa “su pe rf ici al it à”. “Mi hanno fatto qualche domanda – spiega – mi dicevano che dovevo stare tranquillo, sono giovane, non c’è nulla di cui preoccupar­si. Cercavo di dirgli che il quartiere vicino a quello dove abitavo a Wuhan era stato messo in quarantena, che non ho fatto alcuna profilassi, ma non mi facevano parlare”. A un certo punto “hanno perfino litigato su chi mi doveva visitare”. Evidenteme­nte i medici hanno reputato che il ragazzo non avesse sintomi. Sono giorni caldi e il personale sanitario si trova ad affrontare decine di casi simili. Ma lui obietta: “Io non sono come quelli che non vanno al ristorante per paura – dice – io vengo dal posto dove è scoppiata l’epidemia!”.

DOMENICO racconta di essere uscito dal pronto soccorso aeroportua­le “senza alcun foglio”, solo con qualche “raccoma nda zion e” di non stare troppo a contatto con altre persone “e di non prendere i mezzi pubblici”, per poi rivolgersi alla Asl competente. Sceglie dunque di non raggiunger­e il fratello, che vive a Roma in un monolocale. Così compra un altro volo e raggiunge Enna in Sicilia, dove vivono i genitori. Da ieri si è chiuso in una stanza. I suoi gli passano il cibo attraverso la porta socchiusa. “Erano 5 mesi che non tornavo a casa – dice - non ho potuto nemmeno riabbracci­arli dopo tutti i timori che hanno passato in queste settimane”. Anche i suoi genitori si sono messi in quarantena volontaria e non vanno a lavoro. “Devo salutare e parlare con i miei nonni e i miei amici da una finestra indossando una mascherina. Loro non riescono a vederlo, ma io sorrido”.

A Fiumicino ho fatto presente che la mia non era psicosi: vengo dall’epicentro dell’epidemia

Mi hanno congedato senza referto, così ho preso un aereo per la Sicilia e ho raggiunto i miei genitori a Enna

Ora, per precauzion­e, mi sono chiuso in casa: i miei mi passano il cibo senza entrare nella mia stanza

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I titoli di viaggio di Domenico T. da Guiyang a Pechino e da Vienna a Roma. Sopra Fiumicino
LaPresse I biglietti I titoli di viaggio di Domenico T. da Guiyang a Pechino e da Vienna a Roma. Sopra Fiumicino
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