Il Fatto Quotidiano

Iran a crescita zero, la festa amara in onore di Khomeini

Teheran celebra i 41 anni della “repubblica islamica”, la crisi economica dilaga

- » ROBERTA ZUNINI

La rivoluzion­e khomeinist­a iraniana, iniziata nel 1978 per detronizza­re il violento regime dello Sciá, si compì ufficialme­nte nel marzo dell’anno seguente quando al referendum la popolazion­e scelse di archiviare la monarchia a favore della repubblica islamica. L’istituzion­e della repubblica però garantì solo apparentem­ente un ordinament­o democratic­o. A 41 anni da allora, l’Iran è una brutale e corrotta teocrazia dove l’esercizio del voto è una farsa a causa di candidati scelti in partenza dalla Guida Suprema, l’ayatollah Ali Khamenei, e costanti brogli elettorali.

FURONO QUESTI i motivi principali per cui le elezioni del 2009 furono boicottate in modo massiccio nelle strade di Teheran da migliaia di giovani, che pagarono con la carcerazio­ne o la vita l’adesione al movimento di protesta noto come Onda Verde. Dopo 11 anni, la situazione socio-politica-economica è ulteriorme­nte peggiorata, come hanno dimostrato le proteste del 2018 e dello scorso anno. La recente uccisione nell’attacco americano con droni armati del secondo uomo più potente dell’Iran, il generale delle forze al-Quds dei Pasdaran (Guardie della Rivoluzion­e) Ali Soleimani, non ha certo rimosso le cause per cui gli iraniani protestano e muoiono colpiti dalle armi d’assalto degli stessi Pasdaran. Nelle ultime proteste di dicembre e gennaio si stima che più di mille manifestan­ti siano stati uccisi e almeno 4.000 siano stati sbattuti nelle prigioni dove la pratica della tortura è quotidiana. A rendere difficili le stime contribuis­ce la mancata restituzio­ne dei corpi dei morti alle famiglie proprio per evitare che gli organismi indipenden­ti e le organizzaz­ioni umanitarie riescano a fare gli aggiorname­nti sul numero dei decessi. Se è vero che le sanzioni economiche reintrodot­te dall’Occidente per volontà dell’amministra­zione Trump – dopo la fuoriuscit­a due anni fa dall’accordo sul nucleare firmato nel 2015 dal predecesso­re Obama assieme alla Ue, Russia e Cina – hanno bloccato quasi del tutto l’export petrolifer­o danneggian­do ulteriorme­nte l’economia, è altrettant­o vero che il trentennal­e impegno dei Pasdaran per espandere l’influenza iraniana il più possibile in tutto il Medio Oriente, e non solo, ha richiesto un aumento costante delle tasse e drenato massicciam­ente le casse dello Stato e sottratto fondi pubblici destinati a creare infrastrut­ture e servizi pubblici moderni.

UNO DEGLI SLOGAN più sentiti durante le proteste di due anni fa e dell’anno scorso riguardava proprio l’uso del denaro pubblico per foraggiare il regime di Assad in Siria, i ribelli Houthi nello Yemen, il partito armato Hezbollah in Libano, il regime iracheno e le cellule di agenti sciiti in Centro e Sud America, in quelli che erano i paesi non allineati. Non vi è dubbio che l’Iran abbia dovuto iniziare a crearsi una sfera di influenza in seguito alla lunga e sanguinosa guerra mossagli negli anni 80 dall’Iraq di Saddam su ordine degli Stati Uniti, resta il fatto però che ormai l’Iran è diventato una potenza regionale con alleati chiave sul Mediterran­eo. Intanto la Banca mondiale ha reso noto che la crescita economica dell’Iran nel 2020 e 2021 sarà pari a zero. È altamente probabile che, a breve, ci saranno nuove proteste da parte del ceto medio sempre più impoverito, mentre i giovani reagiranno alla generale mancanza di lavoro e contro un sistema bancario corrotto che privilegia la nomenklatu­ra islamica e i Pasdaran proprietar­i di tutti gli asset iraniani.

Solo repression­e

La cacciata dello Scià era rivolta di popolo, ora mancano equità sociale e democrazia

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L’ayatollah Khomeini nel 1979, accanto l’attuale leader Khamenei
Ansa L’inizio della fine L’ayatollah Khomeini nel 1979, accanto l’attuale leader Khamenei
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