Iran a crescita zero, la festa amara in onore di Khomeini
Teheran celebra i 41 anni della “repubblica islamica”, la crisi economica dilaga
La rivoluzione khomeinista iraniana, iniziata nel 1978 per detronizzare il violento regime dello Sciá, si compì ufficialmente nel marzo dell’anno seguente quando al referendum la popolazione scelse di archiviare la monarchia a favore della repubblica islamica. L’istituzione della repubblica però garantì solo apparentemente un ordinamento democratico. A 41 anni da allora, l’Iran è una brutale e corrotta teocrazia dove l’esercizio del voto è una farsa a causa di candidati scelti in partenza dalla Guida Suprema, l’ayatollah Ali Khamenei, e costanti brogli elettorali.
FURONO QUESTI i motivi principali per cui le elezioni del 2009 furono boicottate in modo massiccio nelle strade di Teheran da migliaia di giovani, che pagarono con la carcerazione o la vita l’adesione al movimento di protesta noto come Onda Verde. Dopo 11 anni, la situazione socio-politica-economica è ulteriormente peggiorata, come hanno dimostrato le proteste del 2018 e dello scorso anno. La recente uccisione nell’attacco americano con droni armati del secondo uomo più potente dell’Iran, il generale delle forze al-Quds dei Pasdaran (Guardie della Rivoluzione) Ali Soleimani, non ha certo rimosso le cause per cui gli iraniani protestano e muoiono colpiti dalle armi d’assalto degli stessi Pasdaran. Nelle ultime proteste di dicembre e gennaio si stima che più di mille manifestanti siano stati uccisi e almeno 4.000 siano stati sbattuti nelle prigioni dove la pratica della tortura è quotidiana. A rendere difficili le stime contribuisce la mancata restituzione dei corpi dei morti alle famiglie proprio per evitare che gli organismi indipendenti e le organizzazioni umanitarie riescano a fare gli aggiornamenti sul numero dei decessi. Se è vero che le sanzioni economiche reintrodotte dall’Occidente per volontà dell’amministrazione Trump – dopo la fuoriuscita due anni fa dall’accordo sul nucleare firmato nel 2015 dal predecessore Obama assieme alla Ue, Russia e Cina – hanno bloccato quasi del tutto l’export petrolifero danneggiando ulteriormente l’economia, è altrettanto vero che il trentennale impegno dei Pasdaran per espandere l’influenza iraniana il più possibile in tutto il Medio Oriente, e non solo, ha richiesto un aumento costante delle tasse e drenato massicciamente le casse dello Stato e sottratto fondi pubblici destinati a creare infrastrutture e servizi pubblici moderni.
UNO DEGLI SLOGAN più sentiti durante le proteste di due anni fa e dell’anno scorso riguardava proprio l’uso del denaro pubblico per foraggiare il regime di Assad in Siria, i ribelli Houthi nello Yemen, il partito armato Hezbollah in Libano, il regime iracheno e le cellule di agenti sciiti in Centro e Sud America, in quelli che erano i paesi non allineati. Non vi è dubbio che l’Iran abbia dovuto iniziare a crearsi una sfera di influenza in seguito alla lunga e sanguinosa guerra mossagli negli anni 80 dall’Iraq di Saddam su ordine degli Stati Uniti, resta il fatto però che ormai l’Iran è diventato una potenza regionale con alleati chiave sul Mediterraneo. Intanto la Banca mondiale ha reso noto che la crescita economica dell’Iran nel 2020 e 2021 sarà pari a zero. È altamente probabile che, a breve, ci saranno nuove proteste da parte del ceto medio sempre più impoverito, mentre i giovani reagiranno alla generale mancanza di lavoro e contro un sistema bancario corrotto che privilegia la nomenklatura islamica e i Pasdaran proprietari di tutti gli asset iraniani.
Solo repressione
La cacciata dello Scià era rivolta di popolo, ora mancano equità sociale e democrazia