“Così ho visto le Br sparare a Bachelet”
Rosy Bindi A quarant’anni dall’assassinio del giurista a Roma, la sua allieva ricorda il momento in cui il commando brigatista sparò
“Nell'atrio della facoltà di Scienze politiche, in quell'angolo, accanto alla grande porta vetrata, c'è un lenzuolo di tela grossa, e sotto il lenzuolo qualcosa che da lontano sembra un fagotto o un animale abbattuto”. Sono le prime impressioni di Giampaolo Pansa, allora giornalista di R epubblica, mandato a raccontare l’ennesima giornata di sangue degli anni di piombo. È il 12 febbraio 1980, il giorno in cui viene freddato con sette colpi di pistola dai brigatisti Annalaura Braghetti e Bruno Seghetti il professor Vittorio Bachelet, 54 anni ancora da compiere. È il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, alla Sapienza insegna Diritto amministrativo. Accanto a lui, quando viene avvicinato dai killer, c’è una giovane assistente, Rosy Bindi, ex parlamentare ed ex ministro della Sanità. Oggi ha accettato di ricordare con noi il suo maestro, di cui ancora qualche volta parla al presente.
Perché le Br scelsero Bachelet?
Io credo che le Br abbiano perseguito il disegno di privare il Paese delle persone migliori, di coloro che per competenza, e rettitudine morale contribuivano a rendere migliore quello Stato che loro volevano abbattere, a rendere migliore il rapporto tra i cittadini e le istituzioni che volevano sovvertire. Di li a qualche anno scoppierà Tangentopoli: nessuno dei protagonisti era stato sfiorato dalle Br. Vittorio Bachelet era il vicepresidente del Csm, e in quegli anni in cui la magistratura era così esposta al terrorismo era riuscito a rasserenare i rapporti tra politica e magistratura. In questi quarant’anni mi sono fatta l’idea che, consapevolmente o no, le Br siano state lo strumento di poteri occulti dell’Italia di quegli anni, che approfittarono in quel passaggio in maniera esplicita anche del terrorismo nero e della mafia. Parti deviate dello stato e le massonerie deviate si servirono delle Br per ostacolare il progetto moroteo con l’assassinio di Moro e quella Sicilia delle carte in regola che costò la vita il 6 gennaio a Piersanti Mattarella. Bachelet era il vicepresidente del Csm che si adoperava per ricostruire gli equilibri costituzionali tra i poteri dello Stato.
Il progetto costituzionale non era ancora attuato completamente.
Bachelet non fa parte della generazione che scrive la Carta, ma di quella successiva che lavora alla sua applicazione: l’amministrazione era ancora organizzata attorno ai principi dello stato liberale e fascista. C’era molto da fare per attuare la Costituzione affinchè l’amministrazione fosse al servizio dei cittadini e non del potere. Nel 1980 furono uccisi Galli, Tobagi, Minervini. Tutte persone che praticavano, a diversi livelli della vita del Paese, il dialogo. È stato colpito chi lavorava per un progetto di democrazia compiuta. Le Br volevano u
DOPO ANNI DI RIFLESSIONE
“I terroristi, consapevolmente o no, furono strumento dei poteri occulti che volevano sovvertire lo Stato”
IL VICE DEL CSM ERA L’OBIETTIVO “Sapeva di essere in pericolo, non voleva la scorta per non coinvolgere altri. Fui io la prima a vedere Braghetti”