Fico: “Campania, tentare alleanze”. La base lo gela
5STELLE Assemblea a Napoli, il 90% è anti-Pd
■La riunione nell’albergo dove De Luca fece il patto delle fritture: la maggioranza dei 120 tra attivisti, portavoce ed eletti non vuole un accordo coi dem per le Regionali. Il presidente della Camera: “Così condannati a fare opposizione a vita”
Anzitutto, i numeri: quasi il 90% dei 120 tra attivisti, portavoci di meetup ed eletti del M5s in piccoli e grandi consessi in Campania, intervenuti al dibattito convocato a Napoli dai facilitatori Luigi Iovino e Agostino Santillo, ha detto no a un’ipotesi di intesa col Pd per le elezioni regionali di primavera. Con interventi spesso accompagnati dalla postilla “no ai dem con o senza Vincenzo De Luca”, l’ingombrante governatore uscente la cui ricandidatura era ritenuta il principale ostacolo. Finora.
Poi, i luoghi: se la scelta di radunarsi all’Hotel Ramada, il luogo dove nel 2016 De Luca
L’amara reazione Dice il presidente della Camera: “Così condannati a fare opposizione a vita”
invocò una campagna elettorale pro riforma costituzionale a base di fritture di pesce, era stata ironicamente letta come il tentativo di esorcizzare la possibilità di sedersi a un tavolo con lui, il tentativo è fallito.
“SIAMO QUI per bonificare i luoghi”, ci scherzava ieri la capogruppo regionale Valeria Ciarambino, salvo poi ricordare l’episodio nel corso dell’intervento: “Siamo nella sala del patto delle fritture, simbolo di una politica in cui i cittadini sono usati per il potere personale”.
Infine, le facce. A cominciare da quella, funerea, di Roberto Fico, figura simbolo di una costruenda alleanza in Campania per allargare al centrosinistra il progetto di sostituire De Luca con il ministro dell’Ambiente Sergio Costa, mentre ascoltava le parole di Ciarambino a conclusione dell’assemblea: “Porteremo al capo politico reggente (Vito Crimi, ndr) la fotografia di un M5S che per rilanciarsi ha deciso di ripartire da se stesso”. Applausi quasi unanimi, con eccezione delle cinque o sei persone sedute intorno al presidente della Camera. E poi le facce arrabbiate di alcuni interventi, tipo quella di Matteo Brambilla, il candidato sindaco di Napoli del 2016: “Io mi incazzo persino se me lo chiedono soltanto, di dialogare col Pd”.
Una delle sintesi più efficaci è nelle parole di Francesco Martino, dell’agro-aversano. “Direi no al Pd pure se ci proponessero una figura stimabile come quella di Raffaele Cantone”. Secondo Titti Caldarelli, che ha parlato a nome degli eretici della Carta di Firenze, “non ci sono nemmeno le condizioni per presentare una lista”. Quei pochi che invitano al dialogo vengono subissati di fischi. Tra loro c’è Antonio Marfella, l’epidemologo della Terra dei Fuochi che ricorda con stima il professore Franco Ortolani (senatore recentemente deceduto, il 23 febbraio ci sono le suppletive del suo collegio di Napoli). Il clima è così rovente che Rosa Maria, del meetup di Cardito, favorevole “ma con un candidato comune della società civile”, va via senza parlare. Ed anche le facce tese dei parlamentari che a Roma avrebbero dato il via libera e vengono sbeffeggiati: “Vi abbiamo mandato noi a Roma, siete dei portavoce, venite a presentarvi alle comunali e vediamo quanti voti prendere”, grida uno.
LA SENATRICE Virginia La Mura, intervenuta per sostenere le ragioni del dialogo, si aggira in sala lamentandosi della piega che ha preso il dibattito: “Non doveva essere un referendum su sì o no al Pd, ma un incontro sui temi da proporre al tavolo”. La deputata Gilda Sportiello che al termine dei lavori va via sconfortata. Il senatore Andrea Cioffi che non riesce a parlare e a margine sussurra: “La vera domanda da porre era questa: vogliamo provare a guidare la Campania? Da soli perdiamo”. Di Maio non è venuto e l’invito di un militante a rivolgergli un applauso cade nel vuoto. Per lui presidia Ciarambino, che rivolge un invito netto ai (nuovi) vertici nazionali: “Chiediamo che a votare sulla piattaforma Rousseau siano solo i campani”. Le parole possibiliste di Fico cadono nel gelo della base: “Dopo cinque anni di opposizione abbiamo capito che o fai opposizione a vita o ti devi alleare” e se non ci sarà intesa “a maggio probabilmente avremo la fotografia della situazione attuale: con De Luca, Caldoro e una nostra pattuglia. Dobbiamo allora pensare se c’è un’altra strada. Ma se non c’è, non è il medico ad averci prescritto questa medicina”. Neanche con un poco di zucchero la pillola Pd va giù.