La “pantera” sfida la Serbia, per il trono a cinque cerchi
PAOLA EGONU È il volto della pallavolo femminile. Ha guidato la nazionale verso il torneo olimpico, imbattuta. Dopo l’argento al mondiale 2018 e il bronzo e all’europeo 2019, è tempo di medaglie d’oro
La risata di Paola Egonu riecheggia tra gli spalti vuoti del PalaVerde, l’arena in cui Paola e le sue compagne della Imoco Volley si allenano tutti i giorni. Ha finito da poco, e adesso è pronta a raccontarsi e chiacchierare. Trovarsi di fronte a questa “venere nera” di 1,90 m (che Naomi Campbell non se la prenda se la spodestiamo giusto il tempo di una frase) suscita sentimenti contrastanti. Rimani incantato, se pensi alla Egonu campionessa, stella della pallavolo internazionale (medaglia d’argento ai Mondiali nel 2018, di bronzo agli Europei del 2019 con la nazionale italiana, top scorer del nostro campionato di SuperLega, pluripremiata MVP nelle rassegne d’oltralpe). Ma resti anche conquistato dalla giovane donna Paola di appena vent’anni, che tamburella con le dita lunghissime delle mani mentre ascolta le domande. Spaesa non poco scoprire che questa divina dello sport – che colpisce la palla ben oltre i tre metri di altezza e la scaglia contro l’avversaria attorno ai 100 km/h (ciò ha comportato più di un ferito) – possiede in realtà un’indole timida. “Sono molto emotiva”, ammette con disarmante sincerità. Proprio per questo, è difficile incontrarla e intervistarla: Paola è una che fa tanti fatti, ma parla poco. In compenso, sul suo conto si dice molto, e bene.
I COMMENTATORI alla TV la definiscono “pantera” per l’agilità e la forza, oppure “la stella della nazionale”, ma a lei non piace tanto essere chiamata in un modo speciale o diverso, preferisce solo “Paola” perché adora più di tutto far parte della squadra azzurra. Ricordando la finale per terzo e quarto posto agli Europei dell’anno scorso (dopo una semifinale andata male) racconta: “È stato difficile rientrare in campo, ero molto triste, molto abbattuta della prestazione del giorno prima. Non ero soddisfatta di me stessa. Sentire quei commenti (sui social nd r) in un modo o nell’altro mi aveva ferita. Se non fosse stato per le mie compagne di squadra, non mi sarei ripresa. Stare in squadra con loro è incoraggiarci a vicenda, darci fiducia a vicenda, e questo fa sempre la differenza”.
Pensare che da piccola era una secchiona e voleva fare la pediatra, e in più così pigra che è stato il padre a portarla a giocare a pallavolo dato che non sopportava di vederla sul divano a mangiare platano fritto (il suo piatto preferito), una volta finiti i compiti. Quella stessa nazionale azzurra, alle qualificazioni olimpiche sbaraglia la concorrenza e riesce ad ottenere il pass olimpico imbattuta: “Ho provato un sacco di felicità,” risponde raggiante, “ero contentissima, ce lo siamo meritate. Per noi, è l’inizio di un sogno.” E ride moltissimo quando si accenna alla rivalità con la nazionale serba (soprattutto per delle battute goliardiche sull’argomento lanciate qui e lì da chi scrive).
L’Italvolley femminile miete successi e si prepara alle Olimpiadi di Tokyo, mentre
Paola diventa un mito sportivo e umano. Soprattutto, seduce il fatto che ciò sia accaduto involontariamente, malgrado se stessa e la sua natura riservata. Fa la pubblicità in TV di un fondotinta parlando di autenticità, è donna dell’anno per un femminile. “Vivo bene la situazione perché non condiziona la mia prestazione sportiva, posso tenerla sotto controllo. E come tutte le ragazze mi piace farmi bella, sentirmi femminile, vestire bene e non soltanto stare in tuta”, rivela mentre sistema i lacci delle scarpe da tennis, sottolineando che “dentro ogni sportivo o sportiva, c’è tanto altro”.
COSA C’È, ALLORA, dentro Paola Egonu? Qualcuno – i più superficiali – pensa di averlo scoperto quando, con la naturalezza che le è propria, Paola ha risposto in un’intervista di essersi fatta consolare dalla sua fidanzata per la sconfitta alla finale mondiale del 2018. Ma sia chiaro, non si pente di aver parlato della sua sfera privata (anche se ora, cercando Paola Egonu su Google, “fidanzata” è la terza voce più cliccata dopo “altezza” e “Ogechi”, che è il secondo nome), anzi è fiera di aver dato il conforto a molti ragazzi e ragazze vittime di bullismo e omofobia, necessario ad alzare la testa: “Sì, questo mi rende felice, perché nessuno conosce le battaglie personali che ciascuno di noi deve affrontare. Facile giudicare senza sapere. Parlando di me non pensavo di toccare tutte queste persone, di dare loro coraggio, di far capire che la vita è una e appartiene solo a noi”. S’infuocano gli occhi appassionati di Paola, mentre parla. E ora sì che sembra proprio una pantera, una pantera gentile.
DIRITTI LGBT
Disse, dopo una sconfitta, di aver pianto con la sua fidanzata: “Ho incoraggiato tante persone, non credevo”