Il Fatto Quotidiano

Pagare in contanti: ritorna il tetto fino a duemila euro

Renzi aveva alzato il limite a 3mila euro. Dal primo luglio, si stringono le maglie

- » NICOLA BORZI

Tra pochi mesi torneranno a stringersi le maglie sull’uso del contante in Italia, come previsto dall’articolo 18 della legge 157/2019 di bilancio per il 2020. Dal prossimo primo luglio il limite massimo all’uso del “cash” per i pagamenti si riabbasser­à da 2.999,99 a 1.999,99 euro, per poi calare nuovamente a 999,99 euro (lo stesso valore che aveva prima dell’i n te rvento del governo Renzi nel 2016) dal primo gennaio 2022. Secondo la Bce, nel 2016 in Italia l’86% circa dei pagamenti era effettuato in contanti, il 13% con carte e il resto con altri strumenti . La Penisola svettava in Ue per la preferenza accordata al cash. La nuova restrizion­e all’utilizzo del contante è il risultato di un continuo rimpallo politico: da un parte il governo Conte 2 vuole attuare il “Piano per la rivoluzion­e cashless”, incentivan­do la tracciabil­ità dei pagamenti contro l’evasione fiscale; sul fronte opposto forze politiche ( come Italia Viva) che non scoraggian­o il cash.

IN ITALIA È LA NONA volta che cambiano le regole sull’uso del contante: dopo quelle del primo gennaio 2002 (tetto a 10.329,14 euro), 26 dicembre 2002 (12.500), 30 aprile 2008 ( 4.999,99), 25 giugno 2008 (12.499,99), 31 maggio 2010 ( 4.999,99), 13 agosto 2011 (2.499,99), 6 dicembre 2011 ( 999,99) e, appunto, primo gennaio 2016 ( 2.999,99). Un’altalena che non aiuta i cittadini e gli imprendito­ri. Queste norme si intersecan­o con quelle antiricicl­aggio che invece mantengono tetti più limitati per alcune categorie di operatori ( come i “Money transfer”, per i quali il tetto al cash resta a 999,99 euro) e soprattutt­o sanzioni amministra­tive e penali pesanti.

Per ridurre la circolazio­ne del contante, che favorisce l’economia sommersa e dunque non solo l’evasione fiscale ma anche le attività illegali e il riciclaggi­o, le norme prevedono che dal prossimo primo luglio qualsiasi trasferime­nto di denaro cash superiore ai 2mila euro dovrà essere effettuato attraverso canali tracciabil­i dal sistema finanziari­o e dunque dalle agenzie fiscali e di controlli. Dunque per i pagamenti di somme dai 2mila euro a salire dovranno essere utilizzate le carte di debito (bancomat) o di credito, anche prepagate e ricaricabi­li, gli assegni bancari e circolari, i bonifici bancari o postali.

Occorre fare molta attenzione perché basta un solo errore e si incorrerà in sanzioni molto severe. Salvo che il caso non comporti reati come il riciclaggi­o e l’evasione fiscale, dal primo luglio l’utilizzo del contante per pagamenti da 2mila euro a salire farà scattare sanzioni amministra­tive da un minimo di 3mila a un massimo di 50mila euro sia per chi paga che per chi incassa il cash. Attenzione perché la sanzione riguarda anche le operazioni di trasferime­nto tra familiari e parenti, anche sotto forma di donazioni. È inoltre vietato, come già avviene dal primo luglio 2018, il pagamento degli stipendi in contanti. Stipendi, salari, collaboraz­ioni e onorari devono essere sempre versati attraverso canali tracciabil­i.

IL NUOVO TETTO, che scatterà dal primo luglio, non riguarda invece l’utilizzo di contante oltre la soglia dei 2mila euro se effettuato attraverso prelievi o versamenti per cassa dal proprio conto corrente bancario o postale. Lo spiegano le “Domande e risposte frequenti” sulla prevenzion­e dei reati finanziari del dipartimen­to del Tesoro: nel caso di prelievi o di versamenti sui propri conti, non avviene trasferime­nto di contante tra soggetti diversi e dunque non si applica il “tetto”. Il ministero spiega anche che a fronte della richiesta di una somma superiore al limite di legge, è possibile pagare parte in contanti e parte in assegno purché il trasferime­nto in contanti sia inferiore alla soglia dei 3.000 euro (2mila dal prossimo primo luglio), oltre la quale è o b bl i g a t or i o l’utilizzo di strumenti di paga mento tracciabil­i.

Quanto alle fatture uniche per la vendita di un bene il cui importo è superiore al limite dei 3mila euro, è possibile accettare il versamento di denaro contante a titolo di caparra – sempre secondo il Tesoro – purché il trasferime­nto in contanti sia inferiore alla soglia dei 3.000 euro (2mila dal primo luglio), oltre la quale è obbligator­io l’utilizzo di strumenti di pagamento tracciabil­i. Infine, è possibile il pagamento di una fattura di importo complessiv­o pari o superiore a 3mila euro, mediante l’emissione di più assegni bancari, ciascuno d’importo inferiore al limite di legge in quanto questo non configura l’ipotesi del cumulo e, pertanto, non dà luogo a violazioni di norme.

I l p a g amento di una fattura d’importo complessiv­o pari o superiore a 3mila euro, effettuato con più assegni bancari che indichino nome o ragione sociale del beneficiar­io e, se pari o superiori a 1.000 euro, della clausola di non trasferibi­lità, non fa scattare le sanzioni perché gli assegni, a differenza del contante, sono tracciabil­i sia dalla banca che li ha tratti sia da quella che li negozia.

Contro l’evasione Una “Rivoluzion­e cashless”, il piano del governo Conte 2 per la tracciabil­ità

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