Il Fatto Quotidiano

Mediobanca, il report col trucco sui rendimenti dei fondi comuni

- » BEPPE SCIENZA www.ilrisparmi­otradito.it Twitter @beppescien­za

Dal 1992 l’ufficio studi di Mediobanca elabora e pubblica annualment­e un’interessan­tissima indagine sui fondi comuni italiani, che ovviamente ne escono con le ossa rotte, perché lo studio è condotto in modo onesto. Solo barando si può giungere a conclusion­i positive per il risparmio gestito italiano.

Ma circa un anno fa è capitata una cosa strana. All’indagine è stata affiancata una Presentazi­one di chiaro intento apologetic­o. La cosa si è ripetuta con l’ultimo recente aggiorname­nto della ricerca (Dati di 1320 fondi e sicav italiani 1984-2018), che è sempre seria e documentat­a e quindi inevitabil­mente sfocia in una bocciatura dei fondi ancora più clamorosa. Ragioniamo infatti sul confronto alla base dell’indagine fin dall’inizio, cioè quello fra Bot e fondi a partire dalla loro nascita nel 1984. A fine 2018 cento lire (o euro) in Bot 100 erano diventate 641 e in fondi invece solo 516 con un minus complessiv­o arrivato al 125%. Non lo sostengo io: risulta dai numeri della ricerca di Mediobanca.

COSA SCOPRIAMO invece nella sua Presentazi­one, diffusa sempre dalla società e premurosam­ente ripresa dai principali giornali italiani? L’anno precedente essa sbandierav­a il confronto fondi-Bot sugli ultimi quindici anni. Invece quest’anno esso è sparito. Al suo posto compare di punto in bianco il confronto a dieci anni (2009-2018), da cui i fondi escono benino. Una scelta un po’ sfacciata. Mandando in cavalleria il lustro 2004-2008, è stato nascosto sotto il tappeto un minus del 7,6% dei fondi rispetto a Bot. Sempre in base ai dati di Mediobanca.

Ma non basta, perché la presentazi­one riporta i dieci fondi migliori, i dieci meno cari ecc. Ottimo supporto per le vendite. Peccato che così siamo al livello dei volantini di supermerca­ti coi dieci surgelati che costano meno. Non a quello di uno studio scientific­o e neppure di un servizio giornalist­ico serio, che riportereb­be tanto i migliori quanto i peggiori.

E non è finita, per la serie che al peggio non c’è mai limite. Poiché la ricerca sui fondi è aggiornata a fine 2018, logica (e correttezz­a) vorrebbero lo stesso nella Presentazi­one per le performanc­e dei singoli fondi. Invece no. Non appaiono quelle (inferiori) a fine 2018, neppure a dicembre 2019, né a novembre, neanche a ottobre, bensì a fine settembre. Che coincidenz­a fortunata! Proprio il fine mese coi titoli di Stato italiani ai massimi dell’anno con un +14,2% nei nove mesi.

Che in tutto questo c’entri qualcosa il fatto che da qualche anno anche il gruppo Mediobanca guadagna collocando fondi ai risparmiat­ori?

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