Il Fatto Quotidiano

Giustizia: Renzi capisce di aver perso e strilla, ma si tiene le poltrone

I punti della nuova intesa

- » WANDA MARRA

■L’accordo tra M5S, Pd e LeU mette all’angolo Italia Viva che minaccia sfracelli, ma poi rallenta. Pronta la riforma Bonafede per la riforma Accorcia-processi

“Renzi? È nel pallone”. La definizion­e che va per la maggiore è questa. Per una settimana, l’ex premier ha terremotat­o la politica italiana, sparato ad alzo zero contro l’equilibrio della maggioranz­a, intrapreso una guerra santa nel nome della prescrizio­ne. Ma con l’intesa di giovedì notte sul lodo Conte bis tra Pd, M5S e LeU ha perso. Certo, l’accordo è fragile e soprattutt­o richiede una serie di passaggi parlamenta­ri pieni di ostacoli. Ma Renzi si è rapidament­e infilato in un cul-de-sac. L’obiettivo originario – con buona pace della giustizia – era defenestra­re Giuseppe Conte e ottenere un nuovo governo. Come dimostra uno scambio di battute durante il vertice. “Noi non torniamo indietro sulla prescrizio­ne ”, ha argomentat­o Maria Elena Boschi. Per sentirsi ribattere: “Ma se si è in maggioranz­a insieme, bisogna trovare un punto di equilibrio accettabil­e. Altrimenti significa che i problemi sono altri”. Lei non ha risposto. Come dire, chi tace, acconsente. Tanto è vero che il premier è così tornato sulla questione: Iv promette battaglia? “Battaglia è una parola che non si addice tra forze di governo. Dobbiamo ritrovarci a ragionare nel merito”.

IL PIANO si scontra con la volontà di Sergio Mattarella, che non sarebbe disposto a far nascere un nuovo esecutivo in questa legislatur­a. E dunque, l’alternativ­a a “Giuseppi” sono quelle elezioni che Iv non può permetters­i. Perché poi – dopo giorni di sovraespos­izione mediatica – cala nei sondaggi, invece di crescere. Quindi, qual è l’obiettivo?

“Questi sono tutti pazzi, il Pd si è piegato”, andava argomentan­do Renzi ieri. Da qui a una strategia chiara, il passo non è breve. D’altra parte, è il suo limite, ormai noto a tutti: come tattico è fulminante, ma quando si tratta di elaborare progetti di lunga prospettiv­a, l’errore in genere gli è fatale.

La prima cosa chiara è che Iv non ha nessuna intenzione di uscire dal governo e di dare l’appoggio esterno. “Siamo una forza riformista, non cediamo al populismo nella giustizia. Non ce ne andiamo, ma se ci vogliono cacciare, ce lo dicano”, ha detto ieri mattina l’ex premier. Non ci pensa proprio a rinunciare a quella fetta di potere che ha. Tanto più che ora si gioca la partita per lui centrale delle nomine. “Vorrebbe più consideraz­ione politica da Conte”, dicono i suoi. Significat­o confuso.

È STATA la Boschi, nel pomeriggio, a rilanciare la linea dura: “La mediazione è una toppa peggio del buco”. Iv ha chiesto ad Alfonso Bonafede di non presentare il decreto che recepisce l’accordo nel prossimo cdm. Ma se lo farà, è pronta a non votarlo. Poi c’è il passaggio sul lodo Annibali nel Milleproro­ghe: i renziani diranno sì. Così come voteranno la proposta Costa che arriva in Aula il 24 febbraio per cancellare la riforma Bonafede. Fino a qui, però, grossi rischi non ci dovrebbero essere né per il governo, né per lo stesso Renzi di vedersi sfuggire il voto di mano: i numeri per mandare sotto la maggioranz­a alla Camera non ci sono. E in Senato? Fino a dove si spingerà l’ex premier? Potrebbe non deciderlo per parecchi mesi.

Sul Milleproro­ghe, il governo è intenziona­to a mettere la fiducia: non ci sarà modo di votare qualche emendament­o “pericoloso”. Per quel che riguarda la proposta Costa, il senatore di Scandicci sarebbe pronto a ripresenta­rla come primo firmatario. Ma ci vorranno mesi prima che sia calendariz­zata. Poi, ci saranno i voti sul Lodo Conte bis e sulla riforma del processo penale. Anche per quelli, ci vuole tempo. Non è detto, però, che Renzi non si trovi a un bivio sconvenien­te: dover scegliere tra una marcia indietro e un voto che rischia di far chiudere la legislatur­a.

ANCHE QUI, le variabili sono tante. Quanti lo seguiranno, mettendo a rischio la propria sopravvive­nza in Parlamento? Sentite Pier Ferdinando Casini, vicino ai renziani: “Renzi ha ottenuto sulla #prescrizio­ne un risultato tutt’altro che insignific­ante. Non trascurere­i di valorizzar­lo”. Gli umori dentro Iv non sono dei migliori: il partito non dà nessuna garanzia sul futuro.

Da notare che ci sono voci che circolano insistenti da mesi. “Matteo non ne può più, è pronto a mollare la politica e a lasciare tutto a Maria Elena”, si racconta nei corridoi del Senato. Che alla fine lo faccia davvero, magari per dedicarsi alle sue attività parallele (e molto retribuite), come le conferenze in giro per il mondo, è tutto da dimostrare. Finora la politica l’ha tenuto in ostaggio come una sorta di amante tossica, nonostante la discesa rovinosa. Ma il fallimento del suo progetto è un dato ormai conclamato. E la delusione è tanta.

Vicolo cieco

I suoi lo descrivono ”deluso”, tentato di lasciare tutto a“Maria Elena”

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Ansa/LaPresse Nodo giustizia Il leader di Iv Matteo Renzi. A destra, Giuseppe Conte. Sotto, Maria Elena Boschi
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