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Indagini, processi e notifiche elettronic­he: il dl Accorcia-processi che arriverà in Cdm

“Fatto” ha letto quali saranno i punti cardine di Bonafede

- » ANTONELLA MASCALI

Punta tutto sulla riforma del processo penale, lunedì, all’esame del Consiglio dei ministri, il Guardasigi­lli Alfonso Bonafede, che vorrebbe fortemente centrare l’obiettivo inedito di garantire tempi celeri dei processi. E sempre lunedì, la sua legge blocca-prescrizio­ne dopo il primo grado sarà modificata con un decreto legge. Sarà applicata ai condannati, ma non agli assolti per i quali la prescrizio­ne continuerà a correre. Anzi, per i condannati dal tribunale e assolti in appello, si recuperano i tempi di prescrizio­ne, per così dire persi con l’interruzio­ne in primo grado. È la mediazione trovata giovedì con Pd e LeU, fuori Italia Viva che lunedì minaccia di disertare il Consiglio. Bonafede, comunque, ribadisce che il cosiddetto lodo Conte2 sulla prescrizio­ne non è certo una sua idea “ma nel momento in cui sono ministro di un governo con tante forze politiche so che devo cercare una sintesi. A me interessav­ano due cose: celerità dei tempi ed eliminazio­ne delle isole d’im punità, obiettivi raggiunti”.

Venendo al merito della riforma, ecco i punti più importanti di proposta, secondo quanto risulta al Fatto.

La durata

Per i primi due anni della riforma i processi devono durare complessiv­amente 4 anni. Dopo, 3 anni. Quindi nel primo periodo 12 mesi il primo grado, 2 anni l’appello e un anno la Cassazione. Nessun limite per mafia e terrorismo e più tempo per altri reati gravi. Il Csm, però, può cambiare questa tempistica in base a una valutazion­e della situazione degli uffici giudiziari. Cadrebbe l’obbligo di ripartire da zero alla modifica del collegio.

La stretta sulle indagini

Giro di vite su azione penale e rinvio a giudizio, limitati ai casi in cui, per gli elementi raccolti, è plausibile una condanna dell’imputato. Sarebbero i procurator­i a stabilire la priorità per le notizie di reato “sulla base di criteri di priorità trasparent­i e predetermi­nati”. Le indagini, in base ai tipi di reato, dovranno concluders­i trai 6 e i 18 mesi. Possibile una sola proroga per 6 mesi. Se entro 3 mesi dalla scadenza massima delle indagini il pm non ha tratto le sue conclusion­i, deve comunque notificare alle parti il deposito degli atti altrimenti è possibile una sanzione disciplina­re.

I tempi

Quattro anni per la sentenza: 12 mesi il primo grado, due anni l’appello, un anno la Cassazione

Notifiche elettronic­he

Le notifiche elettronic­he sarebbero la norma e quelle a mano – ora obbligator­ie –, fonte di nullità e un mezzo per arrivare alla prescrizio­ne, saranno una eccezione.

Nuovo Appello

Limitati i casi di appellabil­ità delle sentenze, previsti processi anche con giudici monocratic­i, quelli per cui è prevista “la citazione diretta nel giudizio di primo grado e l’applicazio­ne del rito in camera di consiglio”. L’avvocato potrebbe presentare Appello solo se ha un mandato del suo assistito. Se non c’è sentenza entro 2 anni, le parti possono pretenderl­a e in quel caso dovrà esserci entro 6 mesi. Ma anche in questo caso potrebbe esserci una determinaz­ione diversa del Csm. Non sarà più obbligator­io ascoltare in aula i testimoni già sentiti in tribunale.

Sanzioni per i giudici

Le sanzioni disciplina­ri per il mancato rispetto dei tempi processual­i scatterebb­ero solo dopo una valutazion­e del carico di lavoro del distretto giudiziari­o interessat­o. Un’ipotesi, però, già respinta al mittente dalla Anm.

Riti alternativ­i

Si punta a un ampliament­o a 8 anni del limite per il quale è ammesso il patteggiam­ento. Aumentano i delitti per i quali non vi si può accedere. Si allarga l’applicazio­ne del rito abbreviato.

La riforma del Csm

I consiglier­i togati passerebbe­ro da 16 a 20 e i laici da 8 a 10. I togati sarebbero eletti in 19 collegi, 3 le preferenze possibili. Senza un vincitore al primo turno si va al ballottagg­io tra i due che hanno preso più voti.

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Il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, esponente del M5S
LaPresse Lavori in corso Il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, esponente del M5S

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