Il disastro del Frecciarossa indagati cinque operai Rfi
I manutentori Sono i componenti della squadra intervenuta su quel tratto di binari a Lodi un’ora prima che il treno Milano-Salerno deragliasse
Sono cinque gli indagati per il deragliamento del Frecciarossa Av 9595 che ha provocato due morti e 31 feriti. Tutti a vario titolo sono accusati di omicidio colposo, disastro colposo e lesioni colpose. Si tratta dei membri della squadra di manutentori di Rfi che giovedì mattina ha lavorato sullo scambio al chilometro 166 dell’alta velocità Milano-Salerno. L’iscrizione è stata fatta nella tarda serata di ieri dopo una giornata di rilievi. Oggi gli operai saranno interrogati da indagati e sono stati destinati ad altro incarico da Rfi. L’iscrizione dei lavoratori è un atto dovuto anche in vista dei prossimi accertamenti che saranno disposti dalla Procura di Lodi. Sono, infatti, accertamenti irripetibili ai quali dovranno partecipare tutte le parti.
TORNIAMO al disastro di giovedì. Secondo le annotazioni degli investigatori lo scambio era in “deviata”. Un errore, ma di chi? Per questo l’inchiesta punta a ricostruire la catena delle responsabilità. Per tutta la giornata di ieri il nucleo investigativo della Polfer guidato dal vice-questore Marco Napoli ha effettuato diversi rilievi sia sullo scambio sia sulla carrozza numero due, quella che si trovava dietro la motrice e che si è piegata di novanta gradi. Il dato su cui ci si concentra è il cosiddetto punto zero posto al chilometro 166. Qui si trova lo scambio. Qui giovedì mattina alle 5,34 è passato il treno compiendo una curva che non doveva fare e comunque non percorrerla a circa 290 km/h. Sappiamo che alle 4:45 un fonogramma viene inviato alla centrale operativa di Bologna. Si comunica che lo scambio è “stato disalimentato” ed è stato posto in “posizione normale” cioé secondo il cosiddetto “giusto tracciato”.
Sulla carta, dunque, lo scambio è chiuso e il treno che è partito da Milano alle 5:10 può passare. Che vi fosse u n’accertata anomalia su quello scambio è stato confermato ancora ieri. Di più: il togliere l’elettricità e dunque sottrarre lo scambio al monitoraggio informatico effettuato da remoto indica già una prima concausa del deragliamento. Eliminare il comando elettrico significa, infatti, che il guasto su cui ha lavorato la squadra composta dai cinque manutentori nella mattina di giovedì non era stato risolto. Da qui la decisione di disalimentarlo e riportarlo dritto. U n’operazione di routine, viene spiegato. Dettata dalla necessità di non bloccare il traffico ferroviario. In fondo quello scambio non è utilizzato se non per effettuare alcuni lavori di manutenzione.
Questa la scelta, comunicata con un fonogramma a Bologna che in quel momento vede sparire dal proprio tracciato lo scambio. Il segnale non c’è, ma c’è la comunicazione del coretto posizionamento. Il treno può partire.
Se così fosse successo non vi sarebbero stati problemi. Ora però lo scambio è risultato in deviata, nonostante il fonogramma dicesse il contrario. Lo scambio in condizioni normali viene manovrato da Bologna. In questo caso è stato comandato dalla palazzina ferroviaria di Livagra, pochi metri dopo lo svio che ha provocato il deragliamento. Su questo punta l’inchiesta, capire come sia stato possibile lasciarlo aperto.
Ancora non è chiara quale sia stata l’anomalia sulla quale hanno lavorato i manutentori. A quanto emerge si tratterebbe di un problema nel meccanismo di movimento dello scambio. Questo, in ipotesi, potrebbe giustificare il fatto che chi a Livraga ha dato il comando di allineamento non si è accorto che non funzionava. Per questo lo scambio potrebbe essere rimasto tragicamente in deviata.
INSOMMAl’ipotesi di un errore umano ora si lega anche a un malfunzionamento tecnico dei comandi. Paradossalmente se lo scambio fosse rimasto in deviata ma alimentato e quindi collegato alla rete, sarebbe scattato un alert che avrebbe fatto rallentare il treno in modo da prendere la curva alla giusta velocità. Proprio per questo gli investigatori e la Procura di Lodi dovranno a breve disporre degli accertamenti irripetibili. Da qui le prime cinque iscrizioni. In mattinata sempre in Procura si è svolta una riunione di coordinamento sui prossimi accertamenti tecnici. Per tutta la giornata la scientifica ha lavorato su treno e rotaie.
Il procuratore di Lodi, Domenico Chiaro, non ha però parlato con i giornalisti rimandando a una comunicazione prevista per oggi. Al momento ancora non si sa quando le quattro gru potranno accedere all’area per togliere i treni dai binari e far ripartire la circolazione. Ma, assicurano gli investigatori, è solo questione di pochi giorni.
Atto dovuto
Il fonogramma inviato a Bologna non segnalava anomalie nello scambio deviato