Il Fatto Quotidiano

Dalla manutenzio­ne alla vigilanza: le falle della rete di controllo

Nonostante le segnalazio­ni, mancano i sistemi per testare le funzionali­tà dopo i lavori, notturni e in una manciata d’ore

- » VIRGINIA DELLA SALA

Appena hanno saputo dell’incidente, d al l’Agenzia nazionale sulla sicurezza ferroviari­a (Ansf) è iniziato un raro brulicare operativo: sopralluog­hi, partecipaz­ioni alla commission­e d’inchiesta, nervosismo. Per chi deve vigilare che i gestori della rete (o meglio il gestore unico, Rfi) assicurino sicurezza e manutenzio­ne l’incidente di Lodi è un altro duro colpo nel giro di pochi mesi, da quando l’indagine per Pioltello (persero la vita tre persone) ha messo sotto la lente anche gli allora vertici dell’agenzia, il direttore Amedeo Gargiulo e il responsabi­le dell’ispettorat­o, Giovanni Caruso, e ha iniziato a identifica­re la filiera dei responsabi­li di quella che oramai è una strage silenziosa.

IN ANSF, la frequente inadeguate­zza struttural­e di Rete ferroviari­a italiana è ben nota: le carte parlano spesso di lacune documental­i, prescrizio­ni non soddisfatt­e, interventi inefficaci. Un verbale del 2016, ad esempio, racconta di interventi inidonei proprio sugli apparati di sicurezza svolti dal personale della manutenzio­ne e “che per pura casualità non hanno avuto conseguenz­e più gravi”. I rapporti sono senza scampo: “Inefficaci­a delle azioni intraprese finora”, “presunzion­e di criticità di natura sistemica”. Nel dettaglio, uno di questi richiedeva, a maggio 2016, “sistemi automatici per verificare, prima della messa in esercizio di un impianto di sicurezza sottoposto a un intervento manutentiv­o, il corretto funzioname­nto delle logiche d’impianto e la concordanz­a tra l’effettivo stato fisico degli enti di piazzale e il comando e contr ol lo”. In sintesi, l’age nz ia chiedeva ad Rfi di mettere in piedi un sistema che garantisse che, in caso interventi ci fosse un sistema automatico che eseguisse un controllo sulla corrispond­enza tra quanto manutenuto, i comandi e i sistemi di sicurezza. Calando questa prescrizio­ne al caso Lodi, un apparato di sicurezza di questo genere non avrebbe consentito lo scambio bloccato sulla deviata né il via libera al treno. Senza alcuna fretta, Rfi risponde alle osservazio­ni quasi un anno dopo, a marzo 2017. “Ad oggi non sono disponibil­i sistemi automatici e quindi non possono che essere demandati alle squadre degli agenti della manutenzio­ne dislocati in corrispond­enza degli enti di piazzale e in cabina secondo procedure codificate per la verifica…”. Rfi si impegna poi ad avviare attività di ricerca e sviluppo sulla materia. Fine della storia. Nessuna mitigazion­e, nessun controllo ulteriore, nessuna imposizion­e da parte di Ansf. Si sa tutto, ma poi si fa ben poco. L’apparato ispettivo di Ansf è praticamen­te azzerato, le ispezioni non sono sul campo ma solo documental­i per accertarsi che il gestore segua le attività programmat­e e pianificat­e e l’agenzia che dovrebbe spingere sul controllo, unendo anche la vigilanza su autostrada (Ansfisa), per metà brancola nel buio e per metà è stata azzoppata da un emendament­o che l’ha resa solo ‘promotrice’ della sicurezza e non più ‘res p on s a bi l e ’ come pensato quando fu istituita dall’allora ministro Danilo Toninelli.

OLTRE la tecnologia, c’è poi il sistema umano della manutenzio­ne. Le politiche di Rfi prevedono che si svolga solo di notte, il blocco della circolazio­ne va da circa mezzanotte alle cinque del mattino ed è deciso dal cosiddetto Posto operativo centrale che, di fatto, è il regolatore della circolazio­ne e copre da solo centinaia di chilometri di rete. La macchina della manutenzio­ne parte invece dai “posti di movimento”: gli operai delle ditte che hanno vinto in subappalto le gare di Rfi in “assicurazi­one di qualità” si devono immettere sui binari e in poco più di tre ore (consideran­do tempi di accesso e di uscita), devono controllar­e binari, segnalamen­to, frequenze, sistemi per il pubblico e così via. Al termine degli interventi, devono informare il ferroviere responsabi­le sul proprio tratto che, attraverso i fonogrammi, comunica al regolatore centrale le eventuali misure di mitigazion­e (anche solo consigliar­e un rallentame­nto su un tratto) oppure che nulla osta al passaggio. Problema: tutto è veloce, si basa su comunicazi­oni e i via libera tra i vari gradi di lavoro e manca un cosiddetto sistema ridondante, che duplichi le verifiche annullando i rischi.

UN PROBLEMA di filiera, quindi, che pone diversi tipi di soluzione: una tecnologic­a che, però, ad oggi non sembra essere disponibil­e, e una umana con l’aumento del personale ferroviari­o responsabi­le, passato dagli oltre 200mila dipendenti degli anni Novanta ai circa 70mila di oggi. Più difficile invece pensare o ipotizzare la manutenzio­ne di giorno: si dovrebbero individuar­e giorni e ore in cui le linee siano meno utilizzate e rischiare di perdere viaggiator­i. Meglio lasciare tutto così. Anche perché, se pure Ansf (o Ansfisa) dovesse svegliarsi, non effettuerà ispezioni in notturna. E, come nel 2014 e nel 2019, potrà continuare a rilasciare i certificat­i di sicurezza nonostante tutti i rilievi e le prescrizio­ni di non ottemperan­za. Perché tanto si sa, i treni sono sicuri: cosa vuoi che succeda?

Peccato originale L’Ansf prescrive, ma il gestore non esegue Si lascia correre e si danno pure i permessi

Il metodo Nel 2016 si chiedeva di potenziare le verifiche sulle “logiche di impianto”

 ?? Ansa ?? Binari Le traversine divelte dal convoglio
Ansa Binari Le traversine divelte dal convoglio

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