Fatma e Mila, meglio Voltaire della religione
Due studentesse, la libertà di espressione e il peggiore aspetto dell’Islam
Fatma
e Mila non si conoscono, vivono in paesi e contesti opposti, la prima in Iraq, la seconda in Francia, eppure entrambe rischiano la vita per aver espresso la propria opinione sul potere delle religioni di imbrigliare la libertà. “Se per evitare di essere uccisa devo rinunciare a reclamare i miei diritti di cittadina, tra cui quello di vivere in uno stato laico dove tutti sono considerati uguali ind i p e n d e n t emente dalla religione che professano, o non professano come nel caso degli atei perseguibili per blasfemia dalla legge coranica ( sharia) tuttora vigente, allora sono disposta a morire”, ci dice la studentessa ventiduenne di Baghdad che si definisce agnostica. Fatma, assieme ai compagni della facoltà di Medicina, dallo scorso ottobre ogni giorno manifesta a piazza Tahrir, dove decine di persone sono state uccise dalle milizie sciite sostenute da alcuni ministri del governo uscente, dai parlamentari del blocco sciita e dai Pasdaran della vicina repubblica islamica iraniana. “Non vogliamo più che il nostro paese venga usato come terreno di scontro tra Iran da una parte e Stati Uniti e Israele dall'altra. Noi giovani vogliamo essere governati in modo laico da persone irachene indipendenti, non dagli uomini di Trump o dell'ayatollah Khamenei. Per quanto riguarda noi donne, la situazione è ancora più tragica. I mullah sciiti gestiscono un giro di prostituzione alla luce del sole e nessuno fa nulla. Usano la formula dei matrimoni brevi, o di piacere, per aggirare la legge che vieta la prostituzione e fare i soldi sulla nostra pelle. La maggior parte delle donne sciite ripudiate attraverso il divorzio, che solo il marito può chiedere, finisce emarginata e senza aiuti economici. A quel punto scatta la carità pelosa del mullah che offre alle divorziate un misero compenso se accetteranno di contrarre un matrimonio breve. Queste donne sono consce del fatto che l'aspirante marito temporaneo si rivolge al mullah e lo paga solo per avere dei rapporti sessuali legali e lasciarle una volta soddisfatti, ma non possono sottrarsi perché altrimenti non saprebbero come sopravvivere dato che il lavoro non c'è, tantomeno per una divorziata”. Fatma si congeda dicendo che lei e i suoi compagni vorrebbero “Voltaire al potere e non i mullah”. Peccato che, proprio in questi giorni, il filosofo dell'Illuminismo sembri non godere più dell' incondizionato sostegno delle istituzioni nel suo paese natale, la Francia. Due settimane fa, Mila, una studentessa di 17 anni che vive nella provincia di Lione, dopo aver litigato via Instagram con un coetaneo musulmano che l'aveva accusata di essere “una sporca lesbica”, aveva replicato con linguaggio colorito accusando le religioni, specialmente l'Islam, di essere rimaste al Medioevo. Ora Mila vive sotto scorta e ieri è entrata nel liceo che l’ha accolta, dopo essere stata costretta a lasciare il precedente. Nicole Belloubet, ministra della giustizia, aveva affermato: “L'insulto alla religione è un attentato alla libertà di coscienza”, pur sapendo che la Francia è stato il primo paese in Europa a riconoscere il diritto di criticare le religioni. La ministra ha poi ritrattato.
Fronte comune Una lotta a Baghdad per uno Stato laico, l’altra a Lione ha subito minacce di morte