Ranieri e la Pavone, qui il bello è anche ritrovarsi con gli amici
... C’È DI PIÙ Chi si rivede: all’Ariston ci si sente come a casa
Io un grazie a questa edizione di Sanremo lo esprimo subito, anche prima della fine. Grazie perché sto incontrando vecchi amici, persone con le quali magari ho condiviso tratti di percorso professionale e umano, e che Sanremo mi sta permettendo di rivedere di nuovo, abbracciarci, sorridere, progettare. Basta anche solo l’intenzione, è già bello pensarci, poi uno vede. Così giovedì ho visto due amici-miti: Massimo Ranieri e Rita Pavone. Con Massimo ci conosciamo da trenta e passa anni, quando andai a Fantastico e lui fu di una ospitalità rara: immediatamente a mio agio, mi fece sentire importante e coccolata; aprii la porta del camerino e trovai un enorme mazzo di rose. Le rose erano rosse, ovvio. Se ci penso, ancora oggi ricordo quella sensazione. E appena ci siamo incrociati all’Ariston è scattata l’eco di quell’emozione. Bellissimo.
Stessa situazione con Rita: per me lei è un mito, due anni fa sono andata a vederla dal vivo, e la sua energia lascia senza fiato, avvolge la mente, il cuore, i ricordi, e dopo alcuni minuti di chiacchiere, si è fermata, mi ha guardato, ed ecco la scintilla: “Perché non pensiamo a un progetto insieme?”. “Certo, quando vuoi”. “Perché sei fortissima e canti anche in inglese”. “Rita, per me è un piacere”. E lo è realmente: come dicevo prima, già solo l’idea mi piace.
E poi Fiorello. Quando ci siamo conosciuti avevo 17 anni, lui speaker radiofonico, e già allora potevi intuire le sue capacità, rarissime, di intrattenere e portarti su un’isola solo sua, dove le regole di allegria imprevedibile sono la sua Carta costituzionale. “S a br i , scatta un selfie: passano gli anni ma non siamo niente male”. Ha ragione.
Lunga vita a Sanremo.